di Fabio C. Maguire
L’Ucraina sta perdendo gradualmente consenso in Occidente.
Molti dei paesi dell’Unione Europea stanno manifestando una significativa stanchezza e irritazione dinanzi alle pretese di Kiev.
Ad aver contribuito al deterioramento delle relazioni con i paesi confinanti è stata senza alcun dubbio la crisi dei cereali che ha evidenziato le prime crepe all’interno dell’architettura del blocco occidentale.
Le illimitate richieste di Kiev e la mancata riconoscenza per l’aiuto ricevuto hanno concorso attivamente nel processo di deteriorazione dei rapporti.
Ad aver aggravato la situazione sono stati anche i scarsi risultati ottenuti nel corso della controffensiva estiva dall’esercito ucraino che ha scosso i leader occidentali, convincendoli dell’impossibilità di una vittoria strategica dell’Ucraina sulla Russia.
E proprio per provvedere all’imminente disfatta di Kiev, alcuni paesi europei hanno deciso di interrompere i rifornimenti di armi e munizioni all’Ucraina per dedicarsi alla cura del proprio esercito nazionale.
La Polonia ha difatti informato, con una dichiarazione del Presidente Duda, di sospendere l’ausilio all’Ucraina per rafforzare le proprie unità di difesa.
D’ora in avanti Varsavia si occuperà esclusivamente al potenziamento delle proprie FFAA, indicando come obbiettivo prioritario la necessità di diminuire la dipendenza da aziende straniere per incentivare la produzione locale e rinvigorire l’industria pesante polacca.
Il Presidente Duda ha detto alla stampa che “non possiamo trasferire il nostro nuovo armamento, che stiamo acquistando per miliardi di dollari per rafforzare l’esercito polacco e la sicurezza della Polonia.”
Nell’ambito del processo di modernizzazione delle FFAA, Duda ha dichiarato che “personalmente” si opporrà all’invio di nuove attrezzature militari a breve in arrivo da Corea del Sud e dagli Stati Uniti.
Una decisione importante che potrebbe segnare un punto di svolta memorabile per l’andamento della guerra.
Washington ha commentato la decisione presa da Varsavia come una scelta sovrana della Polonia.
Ma anche dagli Stati Uniti arrivano notizie poco rassicuranti per l’Ucraina, perché se da un lato il Presidente Biden persegue la sua politica guerrafondaia, dall’altro una notevole parte del Congresso e del Parlamento americano hanno senza mezzi termini dichiarato che non permetteranno lo stanziamento di ulteriori fondi per l’Ucraina.
Ad averlo scritto è stato il Washington Post con John Rogin che ha parlato di un cospicuo numero di repubblicani al Congresso che voteranno contro lo “stanziamento di aiuti all’Ucraina.”
L’articolo dell’agenzia statunitense trova conferma nelle parole del senatore americano Rand Paul che, in un post su Twitter, ha scritto: “Oggi vorrei notificare ai leader del Congresso e al Presidente degli Stati Uniti che mi opporrò a qualsiasi tentativo di tenere in ostaggio il governo federale per ottenere finanziamenti a favore dell’Ucraina.”
Il senatore ha avvertito che non sosterrà la legge di finanziamento di emergenza per il governo se includerà disposizioni per trasferire fondi a Kiev.
Anche la Germania si è espressa, ricordando al Presidente Zelensky come gli aiuti umanitari all’Ucraina siano costati alla Germania 5,2 miliardi di euro.
La rivista Der Spiegel, citando il Ministero delle Finanze, lo ha dichiarato pubblicamente, lamentando che le “donazioni multimiliardarie all’Ucraina estremamente corrotta vengono fatte a spese dei contribuenti tedeschi.”
Un’allergia da Ucraina si inizia ad avvertire in Europa ma, il dato importante, è capire come l’Occidente collettivo abbia spinto Kiev nell’inferno della guerra per poi abbandonarla una volta valutate le superiori capacità militari della Russia e l’impossibilità di batterla sul campo.