Alessandro Cavallini
Una delle principali caratteristiche dell’attuale civiltà post-moderna è quella di normalizzare tutto ciò che, potenzialmente ed anche in misura minore, possa comunque avere una natura trasgressiva rispetto all’ordine piccolo-borghese oggi dominante ed onnipervasivo. Pensiamo ad esempio all’omosessualità.
A prescindere da qualunque riflessione di tipo morale o etico-religiosa, l’attrazione verso il proprio sesso rappresentava a volte, in passato, non solo una passione di natura bassamente carnale ma anche una scelta anticonformista rispetto ai valori dominanti.
Pensiamo ad esempio a Guido Keller, all’anagrafe il conte Keller von Kellerer, nato nel 1892 a Milano da una famiglia appartenente alla nobiltà elvetica. Famoso per essere stato a fianco di D’Annunzio nell’impresa di Fiume (era l’unico a cui era permesso dare del tu al Vate), la sua vita era una vera e propria summa della trasgressività: apertamente bisessuale, cocainomane, nudista e crudista. E chissà cos’altro…
Della sua persona, un giovane Giovanni Comisso ha scritto queste inequivocabili parole: “Moltissima mia infantilità e moltissima mia tendenza borghese, nella mia vicinanza a quest’uomo, si staccarono da me”. Questo perché il suo stile di vita così anticonformista, ma allo stesso tempo virile ed audace (aviatore pluridecorato, è nota la sua famosa forma di protesta contro la firma del Trattato di Rapallo, quando lanciò un vaso da notte smaltato su Montecitorio), non poteva che attrarre le menti più audaci di inizio Novecento, stufe dell’Italietta pacifista ancora ferma ai disvalori borghesi del secolo precedente.
Oggi invece assistiamo ad una situazione contraria ed esattamente opposta. Quali sono le rivendicazioni della cosiddetta lobby omosessuale? Il riconoscimento dei loro matrimoni, dei diritti di successione tra coniugi, la pensione di reversibilità e la possibilità di adottare figli. In altre parole, la loro massima aspirazione è creare una “famiglia” sullo stile di quella tanto reclamata negli ultimi decenni dai numerosi spot della ditta Mulino Bianco.
Roba che avrebbe fatto inorridire lo scrittore omosessuale e comunista Pasolini, i cui scritti erano un vero e proprio inno alla reazione, al passatismo e alla difesa della tradizione. Ed è proprio in tema della difesa della “famiglia naturale” che si vedono i limiti più grossi della cultura (sempre che ne vi sia una in quei lidi…) dell’attuale centrodestra italiano.
Guardate bene le rivendicazioni dei rappresentanti LGBT. Cosa vogliono esattamente? Che anche a loro vengano semplicemente riconosciuti i diritti familiari derivanti dalla concezione borghese ed atomistica di famiglia nata con la Rivoluzione Francese: un piccolo nucleo composto unicamente dai genitori e dagli, eventuali, figli.
Cosa ben diversa, ad esempio, rispetto a quanto era previsto nell’antica tradizione romana, per cui la famiglia era una gens composta non solo da tutti gli attuali membri viventi della stessa ma che si ricollegava anche agli antenati, secondo un continuum spazio-temporale ininterrotto. Ed è qui che ci dovrebbe essere un vero e proprio cambio di paradigma.
Pensate ad esempio all’attuale situazione dei nostri anziani. Altro che rispetto loro dovuto, trattati come un peso e abbandonati alle cure, non sempre amorevoli, della badante di turno o delle varie case di riposo. E’ qui che ci vorrebbe maggiore coraggio da parte di chi, a parole, dice di difendere la famiglia.
Non è sufficiente contrastare i desiderata di chi vuole ampliare i diritti familiari, si tratta altresì di (ri)creare un nuovo diritto di famiglia, riallacciantesi alla nostra tradizione più antica. In caso contrario, continueremo ad assistere all’attuale carnevale che oppone i difensori della famiglia di destra e quelli di sinistra. Tutto questo mentre la famiglia, quella concreta e reale e non quella dei sogni utopistici dei giacobini, sta lentamente ma inesorabilmente scomparendo.