L'Italia Mensile

L’odio antropologico degli antifascisti

Alessandro Cavalini

Alla fine in Francia hanno tirato un bel sospiro di sollievo. L’onda nera di Le Pen e Barella è stata bloccata e la democrazia continuerà ad esistere. Certo, ora si tratterà di riuscire a creare un nuovo governo che tenga uniti tutti, dall’estrema sinistra a Macron, ma questo è considerato secondario. L’importante era, appunto, impedire al Rassemblement National di prendere il potere tramite una conventio ad excludendum che sbarrasse la strada al primo partito di Francia. Ricordiamo sempre questo importante fatto da pochi sottolineato.

Il partito della Le Pen ha visto addirittura aumentare i suoi voti dal primo al secondo turno ma ha preso meno seggi del previsto perché il sistema elettorale francese permette che i candidati possano ritirarsi in modo da danneggiare il proprio avversario politico, anzi nemico com’è definito da un certo antifascismo fuori tempo massimo. Sapete infatti chi è il vero vincitore di queste elezioni? L’odio. I candidati di RN sono stati etichettati come diabolici e perciò qualunque mezzo era lecito per impedire loro di essere eletti. Ma dove nasce questa visione integralista della politica?

Facciamo un piccolo passo indietro e pensiamo un attimo a due eventi della storia più recente: il trattamento ricevuto da Napoleone Bonaparte come prigioniero a seguito della sua sconfitta militare ed i presupposti (pseudo)giuridici del processo di Norimberga contro i vinti della Seconda Guerra Mondiale. Nel primo caso, diamo la parola all’ammiraglio lord Keith che così si rivolse al futuro prigioniero: “L’isola di Sant’Elena è stata scelta per la sua futura residenza: il suo clima è sano, e la situazione locale permetterà che la si tratti con maggiore indulgenza come non potremmo fare altrove, viste le precauzioni indispensabili che saremo obbligati a prendere per assicurare la sua persona.

Si permette al generale Bonaparte di scegliere, tra le persone che lo hanno accompagnato in Inghilterra, con l’eccezione dei generali Savary e Lallemand, tre ufficiali i quali, con il suo chirurgo, avranno il permesso di accompagnarla a Sant’Elena e non potranno più lasciare l’isola senza il permesso del governo britannico”. In estrema sintesi era sì prigioniero e condannato all’esilio ma il tutto veniva fatto col rispetto della dignità di chi aveva perso una battaglia dimostrando comunque le proprie doti ed il proprio coraggio. Avversario ma non nemico, in altre parole.


Nel processo di Norimberga, al contrario, vi è stato tutt’altro atteggiamento. Pensiamo al punto giuridico più importante utilizzato da quel Tribunale contro gli imputati: con riferimento a certi reati, definiti pomposamente “crimini contro l’umanità”, si stabiliva la possibilità di derogare ad uno dei principi più importanti della moderna civiltà giuridica, quello della irretroattività della legge penale. I vinti della seconda guerra mondiale, probabilmente considerati non appartenenti al genere umano, vennero condannati per azioni che non erano considerate specificatamente reati da una qualche legge penale antecedente proprio quelle azioni.

Principio molto pericoloso che purtroppo ha fatto scuola e oggi appartiene alla giurisprudenza del diritto internazionale. Ovviamente, però, sempre utilizzato contro il cattivo di turno, come nei processi relativi alla guerra civile nell’ex Jugoslavia, ma mai contro per esempio i soldati americani. Perché uccidere venti persone che si trovano su una funivia, solo per il gusto di “giocare” a fare i top gun, non può essere considerato un crimine contro l’umanità? La risposta è semplice: perché chi ha commesso quell’atto ignobile non può essere toccato.


Gli antifascisti ragionano nello stesso identico modo. Dopo essere scesi in piazza per contestare duramente le politiche antisociali di Macron, adesso ci si alleano per impedire alla Le Pen di andare al governo. Corto circuito intellettuale o idiozia conclamata? Secondo noi è molto peggio: si tratta di un vero e proprio odio antropologico verso chi è considerato un nemico, a prescindere da quello che dice o che fa, ma che è tale semplicemente perché esiste.

Un vero e proprio odio quasi teologico stile Inquisizione medioevale. Ma loro sono “democratici” e possono farlo!

Un commento su “L’odio antropologico degli antifascisti

  1. Chi vuole farw un piano globalista di falsa democrazia, penso che sbagli piu dei sovranisti che difendono i valori della storia e delle tradizioni politiche e culturali di ogni nazione.

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