L'Italia Mensile

L’Occidente è in guerra contro di noi. E noi?

Aleksandr Dugin

Il capo dell’ufficio politico di Hamas, Haniyeh, è stato assassinato a Teheran (!).

Un fatto senza precedenti. Israele ha spostato il fronte della lotta terroristica all’interno dell’Iran.

A Beirut, un attacco missilistico contro i civili.

Non c’è bisogno di parlare del genocidio totale dei palestinesi a Gaza.

Tutto ciò ricorda molto le azioni della giunta nazista ucraina e, in entrambi i casi, ci sono un curatore, uno sponsor e un padrone comuni.

L’Occidente sta combattendo l’umanità. L’Occidente attacca, l’umanità reagisce.

Finora le cose sono andate così.
È importante invertire la tendenza in modo che avvenga il contrario.

In “The Big Game”, Dmitry Symes lamenta costantemente che finora l’Occidente non ha ricevuto alcun colpo sensibile in risposta alla sua aggressione, al suo terrore e alla sua diretta presa in giro dell’umanità.

È importante, naturalmente, non cedere alle provocazioni, ma se si viene cinicamente distrutti sotto gli occhi di tutti e ci si ostina a “non cedere e a non dar seguito alle provocazioni”, tutto ciò appare strano, come se voi stessi incoraggiaste i maniaci a continuare a fare lo stesso con voi.

Sembra che ancora oggi le élite dei Paesi in diretto confronto con l’Occidente continuino a sperare in una riconciliazione con esso e continuino ad astenersi da misure simmetriche.

Così facendo, l’Occidente e i suoi proxy non fanno altro che diventare sempre più brutali e battaglieri, sentendosi completamente impuniti e agendo liberamente sul territorio di chi stanno combattendo.

Noi, invece, siamo ipnotizzati da confini, linee e regole di cui i nostri avversari si sono già da tempo fregati.

No, agendo in questo modo non stiamo né gettando le basi di un nuovo ordine mondiale né sostenendo quello esistente.

Per partecipare alla costruzione del nuovo mondo, bisogna prima vincere.

I deboli e i perdenti non hanno il diritto di giocare un ruolo nella definizione dei parametri del futuro.

L’Occidente è in guerra con noi, ma ci chiede di non accorgercene e noi ci adeguiamo.

Questo non è solo indegno, è irragionevole.

La posizione della Turchia è molto importante adesso.
La retorica di Erdogan nei confronti di Israele è la più dura, se non si tiene conto degli sciiti.

L’ingresso della Turchia nel conflitto rappresenterà un punto di non ritorno.

(#ideeazione)

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