L'Italia Mensile

L’IGNOBILE (E VIGLIACCA) PROPAGANDA GLOBALISTA SI FIRMA ANCORA STRUMENTALIZZANDO LO SPORT ITALIANO

Pamela Testa

L’antefatto è il seguente: all’indomani della vittoria conseguita alle Olimpiadi di Parigi dalle Azzurre della pallavolo, davanti la sede romana del CONI, compare un murales mal disegnato in stile “Bansky” che raffigura la pallavolista Paola Enogu mentre compie una schiacciata con sotto un’intitolazione, evidentemente provocatoria, di tale “opera” che viene denominata “Italianità”.

Il periodo è mediaticamente favorevole dato il dibattito – sempre acceso – sul presunto razzismo che serpeggerebbein Italia, la bella medaglia d’oro olimpica ha suscitato gli interessi sportivi e non, ed in più la Egonu è nera (avendo genitori africani) oltre ad essere dichiaratamente lesbica.

In una parola non potrebbe esserci testimonial e momento migliore per riattizzare un preciso discorso che sta tanto a cuore alla sinistra a guida globalista, ed invece no…

No perché quel murales alto circa un metro, peraltro realizzato in maniera canina (l’artista che l’ha realizzato si fa chiamare “Laika” n.d.r.), davvero non se lo fila nessuno se non qualche giornalista alla disperata ricerca di notizienell’avaro periodo ferragostano, in altre parole cotanto progetto propagandista rimane quello che è, ovvero unulteriore imbrattamento sulle mura del Foro Italico.

Cosa c’è allora di meglio che non “vandalizzarlo” ad hoc? 

E così gli arti e la faccia della Egonu vengono riverniciati di rosa, la palla che stava schiacciando e che conteneva la scritta “racism stop” viene anche questa rivisitata con vernice bianca, mentre la scritta “Italianità” e le scie tricolori intorno alla palla stessa non sono assolutamente toccate.

Apriti cielo dunque!

Ecco allora che l’imbrattamento murario in cronaca diventa un caso di “vile e odioso attacco razzistico” che richiama immediati sul posto telecamere e giornalisti del mainstream, i quali con tono sdegnato condannano il (presunto) atto di vandalismo, riprendendo inoltre (con tempismo davvero assoluto non c’è che dire) una proba cittadina mentre con un pennarello tenta di coprire quell’insopportabile sfregio rosa alla cosiddetta “società civile” ed alla sua coscienzasempre più “inclusiva”.

Vedete, quella propagandistica è una battaglia che il Globalismo combatte con i tanti mezzi che ha a disposizione e che lautamente foraggia, per questo ogni azione che compie è fatta a ragion veduta ma stavolta il grossolano errore commesso è evidente a molti, tranne ai gonzi che ancora credono alle miserabili fandonie dei TG di regime, e la goffa “firma” a tale sbaglio sta proprio nei colori utilizzati oltre che nella modalità del (sempre più presunto) atto vandalico.

Chiunque abbia fatto dissenso e militanza politica attiva sa benissimo che tali atti recano sempre una rivendicazione sotto forma di simbolo e di slogan che deve “contrastare” un determinato messaggio (cosa che qui non è assolutamente avvenuta), ma è proprio quel bianco e quel rosa sovrapposti al murales originario a darci adeguata conferma dellasfacciata mistificazione in questione.

Nessun attivista politico di estrema destra come di estrema sinistra usa infatti il bianco (che sui muri si legge a fatica e che sbiadisce in breve tempo) ma soprattutto non utilizza il rosa, colore che veniva sporadicamente usato per qualche scritta femminista negli anni ‘70/’80 salvo poi scomparire del tutto dagli scenari metropolitani.

Chi ha dunque imbrattato l’opera della street artist “Laika”? Uno sfegatato fan di Vannacci forse? Un altro street artist geloso della collega?

Difficile, molto difficile crederlo, ed allora c’è da auspicare che – trattandosi d’un esecrabile “gesto d’odio razziale” – la polizia politica indaghi per bene sapendo già che nelle sedi della destra estrema (la prima a essere sospettata nell’occasione), come anche dei centri sociali, non troveranno mai una bomboletta di vernice bianca e tantomeno di vernice rosa.

di Pamela Testa

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