Questura e Digos di Roma… storia dei moderni Mastro Titta…
È giunto il momento di scrivere un pezzo della mia storia, quella di questi ultimi 31 mesi.
Una parte inserita in una storia molto più grande, una storia di tirannia, oppressione, ricatti e privazione delle libertà che ha coinvolto, su scala mondiale, tutti i popoli.
In questo contesto liberticida, non mancano la Polizia e l’accanimento dei “guardiani del regime” verso chi ha denunciato soprusi, progetti criminali e i folli piani dell’oppressore globalista, tentando di opporsi, resistere e lottare.
Tutto iniziò a Pasqua del 2020, quando, in piena narrazione terroristica del Covid, in una Roma deserta e desolata, con 60 milioni di italiani agli arresti di massa, preventivi e terapeutici, io e qualche mio fratello di lotta fummo fermati, portati in Questura e denunciati per aver “osato” arrivare fino a Santa Maria Maggiore, la Basilica dei romani, per recitare il Rosario nel giorno della Santa Pasqua, la prima senza una Messa.
Blindati, celere e almeno 5 auto civetta della Digos vennero impegnati in questa operazione di repressione contro una decina di “pericolosissimi” dissidenti cristiani.
Fu il primo atto di follia securitaria, che non comprendemmo fino in fondo, credendo che si trattasse della solita sceneggiata messa su da qualche dirigente della Digos per fare la solita, e mitomane, conferenza stampa.
(Per inciso: quante carriere fatte sule nostre spalle… gli ultimi due capi della Ps sono ex capi della Digos romana!)
Dopo Pasqua, arrivammo al 25 aprile con una mobilitazione “per la vera libertà”, in cui invitammo gli italiani a scendere in piazza contro gli arresti domiciliari di massa inflitti senza alcuna colpa.
Quel giorno, per tutto il giorno, agenti della Digos vigilarono sotto la mia abitazione, seguendomi mentre portavo a spasso il cane e controllando ogni mia mossa, il tutto per impedirmi di andare alla manifestazione.
Anche in quel caso la presi a ridere e pensai che, forse, la presunta pandemia stava dando alla testa a qualche funzionario troppo zelante.
Poi, ci fu il primo maggio: tutti denunciati a piazza San Giovanni, colpevoli di aver sventolato tricolori e gridato libertà.
Il primo attacco, feroce e personale, però arrivò l’autunno seguente, quando ci furono le mobilitazioni contro il secondo lockdown.
Dopo le due iniziative di Piazza del Popolo, la Questura richiese ed ottenne contro la mia persona 3 anni di sorveglianza speciale con obbligo di dimora e divieto di partecipare a manifestazioni pubbliche, se non previa comunicazione e autorizzazione della Questura, roba da Kgb o da Stasi.
(Diventati 5 anni dopo il 9 ottobre).
Qui iniziai a comprendere che ormai stavamo in piena dittatura e in uno Stato di Polizia, dove i dissidenti venivano trattati peggio dei mafiosi, ma il peggio doveva ancora arrivare.
Venne l’estate 2021: non più poche decine, ma migliaia di connazionali si ribellavano contro l’apartheid del Green Pass, ogni sabato e in ogni città d’Italia, per il diritto al lavoro e le libertà fondamentali.
La risposta del sistema non si fece attendere: cariche, manganellate, idranti, altre denunce e, dopo i fatti del 28 agosto, quando oltre 20.000 romani manifestarono prima in Piazza del Popolo e poi sotto gli studi RAI, e per me, oltre che un altro processo, sempre la Questura di Roma chiese ed ottenne 5 anni di Daspo, con doppia firma per gli eventi sportivi.
Cosa c’entra un provvedimento (liberticida ed infame) che si applica al mondo delle curve contro chi manifesta per diritti e libertà?
Ma al peggio non c’è mai fine.
Arriviamo al 9 ottobre e ai nostri arresti.
Mesi e mesi di carcere, di cui buona parte nel lager di Stato di Poggioreale, un vero inferno, un “cimitero per vivi”, come definito da Il Riformista.
Bugie e menzogne mediatiche, ma, peggio ancora, relazioni della Digos false e sbugiardate, infiltrati e “fonti non rivelabili e riservate” usate per costruire quello che possiamo definire un meccanismo diabolico per chiuderci nelle patrie galere.
Una macchina del fango per reprimere e criminalizzare tutta la resistenza, un’intimidazione contro tutti i dissidenti.
Ormai è palese: alla Cgil ci fu un’operazione stile Diaz di Genova…
Questo avrebbe dovuto calmare un po’ le acque torbide della repressione?
Non certo per chi, dal giorno del suo ritorno alla parziale libertà, ha fatto scelte precise e ha continuato a resistere.
Quello che è successo nei giorni scorsi, l’essere stato denunciato per violazione della sorveglianza, il tutto per aver firmato in piazza una petizione dell’Associazione Nessuno Tocchi Caino, è solo l’ultimo atto di una persecuzione politica e personale che sta diventando pesante e ridicola allo stesso tempo.
Da quando sono semi libero, ho avuto controlli pesanti e invadenti, ben oltre il consentito e il legale… in una notte ben 5 “citofonate” di controllo.
Prima della manifestazione del 10 settembre agenti della Digos a casa a fare il controllo della sorveglianza, cosa mai vista né sentita, con un chiaro atteggiamento minatorio e minaccioso.
Se a Roma c’è qualche iniziativa, fin dalla mattina, ho agenti della Digos, in auto e scooter, che mi seguono passo passo tutto il giorno, sabato scorso, ad esempio, sono stato “scortato” fin sotto il commissariato dove dovevo firmare per il Daspo.
Avete capito bene: non solo attualmente subisco ben tre misure coercitive, sorveglianza speciale con vari obblighi, firma quotidiana e Daspo, ma subisco anche pedinamenti e controlli continui da parte della Questura e della Digos romana.
A cosa è dovuta tutta questa “attenzione” nei miei confronti?
Perché ho fatto una precisa, netta e radicale scelta di campo?
Quella di non essere più parte di una minoranza?
Perché mi sono lasciato alle spalle schemi ideologici e divisori tanto cari al regime?
Perché ho scelto popolo e resistenza e non di recitare il copione precostituito dal sistema?
Perché ho scelto la non violenza e la mobilitazione plurale e antinovecentesca?
Per il lavoro all’azione culturale del blog e della rivista L’Italia Mensile?
Per aver coagulato ed aggregato forze, intelligenze, militanza e partecipazione attorno alla bandiera della resistenza alla guerra, alla Nato, alla UE e alle follie globaliste?
Cosa pago?
Il 9 ottobre?
Per quello c’è un processo in corso e quella storia giudiziaria deve essere scritta dalle toghe, non dai media o dagli agenti della Digos.
Forse pago perché fin dalla prima ora in cui ho messo un piede fuori dal carcere mi sto battendo – con successo – per la verità storica e politica di quella che fu una Pentecoste di Libertà?
Lo so che avevate pianificato tutto: quel giorno doveva essere venduto come una manifestazione di Fn, roba di “fasci”, facile attribuirgli devastazioni, dipingerli come devastatori…
Invece così non è stato, e questo, oltre che i nostri avvocati nelle Aule di Piazzale Clodio, lo sto raccontando io, gridandolo e spiegandolo ovunque, convincendo il mondo del dissenso e gran parte dell’opinione pubblica libera e pensante.
Un lavoro, questo, che sento il dovere di fare non solo per ripagare i nostri sacrifici e quelli delle nostre famiglie, ma anche per chi è ancora detenuto e per quei 100.000 italiani che quel giorno scesero in piazza solo per il lavoro e le libertà.
Il 9 ottobre non va né soffocato né criminalizzato, ma, nemmeno strumentalizzato!
Da nessuno!
Pago tutto questo?
Non lo so.
Io sono qua, come sempre, a metterci la faccia.
Così come fatto il 9 ottobre e da 30 mesi a questa parte.
Voglio togliere ogni responsabilità giuridica e politica a chiunque.
Quel 9 ottobre io fui tra gli organizzatori principali di quella mobilitazione, io ho dettato la linea, compreso il corteo (AUTORIZZATO) fin sotto la Cgil.
Con orgoglio e senso di responsabilità affermo e confermo di aver portato Piazza del Popolo a manifestare sotto quello che dovrebbe essere il simbolo del Lavoro, invece è stato trasformato in strumento di repressione e criminalizzazione.
Quei dissidenti a me hanno ascoltato e seguito.
Se volete una mia responsabilità politica, organizzativa e militante del 9 ottobre – non solo non l’ho mai nascoste – ma sempre rivendicate.
Così come ho sempre rivendicato che quel giorno a Roma non c’è stata nessun devastatore e nessuna devastazione; non c’è stata politica, né politici.
Tanto meno violenza da parte dei manifestanti.
Di fascista c’è solo l’articolo 419, reato di devastazione e saccheggio, introdotto dal Codice Rocco, con il quale ci hanno carcerato e oggi processati.
Quel giorno c’era solo il popolo. E la violenza se guardate attentamente le immagini, è stata di regime e in divisa, contro donne, studenti, mamme, famiglie e dissidenti con in mano al massimo solo tricolori.
Volevate che accettassi le vostre bugie investigative?
I vostri depistaggi?
La vostra repressione piena zeppa di menzogne e falsità?
Volevate che accettassi il ruolo che mi volevano dare divise, politica e pennivendoli?
Volevate che sparissi?
Mi spiace non posso.
Me lo impone la sete di libertà e verità.
Me lo impone il vero senso di giustizia che mi spinge a lottare contro le vostre bugie e la vostra tirannia.
Voi, Questura e Digos, non lavorate per impedire dei crimini, ma per soffocare le menti libere.
E questo è molto difficile, perché potete stringere i nostri polsi con le vostre catene, ma manette per il cervello e per il cuore non le avete ancora inventate.
Io non chiedo incontro con voi, magari come ha fatto qualche falso dissidente, non cerco le vostre pacche sulle spalle, tanto meno una vostra collaborazione… vorrei solo il rispetto delle regole costituzionali, che avete violato e continuate a violare senza ritegno.
Mi spiace per voi, da parte mia non avrete passi indietro su scelte di campo precise, non vi presto più il fianco per costruire criminalizzazioni scontate e figle del secolo scorso…
Non vengo col piattino a chiedere agibilità politica ai dirigenti della Digos…
Lo facessero altri, quelli a cui concedete libertà di movimento e manifestazione, forse perché più comodi e collaborativi.
Io voglio essere trattato codice alla mano, perché ve lo dico, se sperate, con le vostre pressioni e persecuzioni, di togliermi sonno, calma, sorriso ed equilibrio, state perdendo tempo.
Io non ho più bisogno della forza fisica, avete rafforzato, con le vostre pochezze, bassezze, bugie e violenze, la mia Fede e la forza delle idee…
La mia voglia di resistenza è ogni giorno più profonda e convinta.
Dopo 30 mesi di apartheid ci state portando alla guerra, al gelo e alla carestia…
I veri criminali e colpevoli siete voi.
Non noi! Noi io!
Giuliano Castellino.
Uomo libero, dissidente.