L'Italia Mensile

Lettera aperta ad un amministratore di condominio: NON TI PAGO PIÙ!

Questa è la lettera che un lettore ha inviato a Italia Libera subito dopo averla spedita al suo amministratore di condominio.

Sia pur in termini garbati in questo scritto è comunque espressa tutta la rabbia del cittadino-condomino il quale, per effetto di norme inique volute dai Governi Monti e Draghi, si trova oggi ed essere letteralmente minacciato nella sua casa da nuove prebende emesse da questa sempre più invisa categoria professionale, la quale non si fa nessuno scrupolo di applicarle pur di far comunque “quadrare i conti” a colpi di comunicazioni legali, anche queste chiaramente da accollare all’insolvente di turno.

Così milioni di italiani colpiti da una crisi che è inesorabilmente divenuta sociale oltre che economica, debbono ora scontrarsi con questi nuovi gabellieri che (in forza di legge) fanno anch’essi la loro bella parte nell’azione di impoverimento e di esproprio coatto che è alla base del lurido “great reset” globalista.

Attraverso questa testimonianza vogliamo dunque rappresentare le sacrosante ragioni di un’Italia che non è certo quella dei palazzinari-finanziatori delle grandi lobby politiche, ma di piccoli proprietari che per dare un tetto alla propria famiglia hanno fatto e stanno facendo ancora enormi sacrifici senza tuttavia più potersi sentire padrone in casa propria.

di Pamela Testa

Gentile Amministratrice,

nel ricevere la sottostante Sua cortese comunicazione nella quale (tanto per cambiare) si paventano nuovi costi e nuovi addebiti per le famiglie del condominio da Lei amministrato, Lei stessa fa presente a tutti i destinatari di tale mail che: “in ottemperanza a quanto disposto dalla normativa vigente…”

Proprio a tal riguardo il ritenere senz’altro opportuno che il Suo studio professionale citi esplicitamente tale norma mi pare davvero il minimo, ma Lei questo non ha comunque ritenuto di farlo incappando così in un poco opportuno difetto di comunicazione; un difetto che però “stride” con l’assoluta precisione con cui, invece, elenca determinati costi (con tanto di IVA e oneri forfettari) che il condomino insolvente dovrà d’ora in poi vedersi accollati qualora gli giungano solleciti di pagamento da parte di codesta amministrazione condominiale, in poche parole un altro onere nell’onere e tant’è…

Evidentemente nell’attuale contesto di questa Italia, a vario titolo popolata di capi e capetti pronti ed esercitare il proprio potere nei confronti delle persone più deboli e/o meno abbienti, l’azione “gabelliera” degli amministratori di condominio non si fa certo attendere, ma forse a Lei come troppi altri Suoi colleghi probabilmente sfugge il fatto che i cittadini italiani hanno già dovuto prelevare qualcosa come 50.000.000.000 (dicesi 50 miliardi) di euro dai propri conti correnti per far fronte al CARO BOLLETTE (cit. quotidiano “La Repubblica” del 27 dicembre u.s.).

Questo però alla Sua categoria professionale sembra essere completamente sfuggito, e così non si trova evidentemente di meglio che lo sbandierare nei confronti delle famiglie l’ennesimo spauracchio, l’ennesimo aggravio finanziario, peraltro pronto inesorabilmente ad aumentare alla prossima insolvenza (120 euro più oneri forfettari se il sollecito viene emesso dall’avvocato) e – beninteso – in forza di legge(!!)

Pur comprendendo la necessità di dover necessariamente far “quadrare i conti”, comunicazioni come l’ultima Sua – a mio personale avviso – al momento attuale contribuiscono soltanto ad ammorbare ulteriormente la già pesante aria di questo disgraziatissimo Paese, dove i cittadini non sanno più a che Santo votarsi per tornare ad un tenore di vita degno di questo nome e dove gli abitanti di condominio come il ns. – pur facendo fronte ai sempre maggiori costi delle proprie amministrazioni condominiali – non hanno più neppure la possibilità di scaldarsi secondo le proprie personali esigenze, peraltro spesso dettate da ragioni di età o di salute, per non parlare poi del generale quanto consistente aumento dei prezzi dei generi di prima necessità.

Ritengo perciò che in tempi di grave crisi sociale oltre che economica come quella che tutti noi stiamo vivendo, l’esercizio di “buona amministrazione” NON debba attingere da toni perentori ed impositivi, bensì da una concreta azione di abbattimento dei costi affinché possa essere consentito – A TUTTI – di poter vivere (quantomeno nella propria casa) in sufficiente serenità; costi che vanno perciò rivisti in toto e magari senza escludere i Suoi non economici compensi.

Esposto quanto sopra – e ritenendo che la questione vada senz’altro sottoposta alla prossima assemblea condominiale – mi permetto a questo punto di azzardare una facile previsione, ovvero quella che le insolvenze di questo tipo sono senz’altro destinate ad aumentare (anche in questo condominio purtroppo) e non sarà certo lo spauracchio dei 15 o dei 120 euro + IVA ed annessi e connessi a consentire ad una famiglia in difficoltà economiche di superarle in un qualche modo (magari indebitandosi o impoverendosi ulteriormente) per essere categoricamente in regola con la contabilità del Suo studio oltre che per ottemperare a norme inique, settoriali ed antisociali che diversi Governi di questo Stato hanno sciaguratamente emanato, consentendo così anche ai professionisti della Sua categoria di rappresentare i nuovi “Sceriffi di Sherwood” dei quali proprio non se ne sentiva il bisogno.

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