L'Italia Mensile

LETTERA APERTA…

di Giuliano Castellino

Non vi aspettate abiure personali perché non le avrete.
(Né oggi, né mai!)

Non rinnego lo spirito ribelle e rivoluzionario che ha animato la mia passata militanza, come non rinnego i sodali di lotta di tanti anni e di tante giuste battaglie.

Non potrò mai considerare e non considererò nemico chi, spinto dalla buona fede rivoluzionaria, si impegna nella lotta senza tornaconto alcuno, a partire da chi ha pagato con la prigionia o perdendo la vita.

Il riposizionamento anti-ideologico sulla lotta di liberazione e la lotta di classe non è determinato da calcoli politici e da opportunismi: non mi è affatto comodo (…), inoltre è un grande e faticoso lavoro sul piano teorico ed è molto duro spiegare la ratio di questa nuova aggregazione militante.

Ma, sicuramente, è la via che ci può condurre verso la resistenza del terzo millennio e la tanto auspicata unità popolare.

Sia chiaro anche che non ho nessuna intenzione di entrare nel “cosiddetto movimento antagonista” (francamente parlando, oggi ridotto piuttosto maluccio, sia come numeri che come elaborazione teorico-politica), o di fare altre manovre del genere, più o meno occulte.

Non voglio lasciare “la destra” per passare “a sinistra”: voglio, invece, confrontarmi, faccia a faccia, all’inizio dal punto di vista teorico, con le avanguardie ed i militanti presenti nella lotta di liberazione, nella lotta di classe tra dominati e dominanti in ogni sua declinazione (nelle fabbriche, nelle aziende, nei quartieri popolari, nella lotta per la casa o per il posto di lavoro, ecc.) e con chi è interno, anche “da sinistra” (non a sinistra!), all’attuale “mondo del dissenso”, perché è nel fuoco della battaglia fra sfruttati e sfruttatori, tra oppressi e oppressori che auspico ci si possa e debba incontrare e stare dalla stessa parte della barricata.

L’approdo?
Un fronte di liberazione popolare patriottico e socialista!
Che superi i vecchi schemi, oltre la destra e la sinistre, che declini politicamente la filosofia comunitarista di Costanzo Preve.

Come nei Paesi Baschi o in Irlanda del Nord.
Come in Palestina, come nel Donbass.
Come in Russia, dove cristiani, patrioti e socialisti stanno resistendo contro il neo-colonialismo della Nato.

La Fede dei nostri padri contro il relativismo, la decadenza e la morte di valori, culture e traduzioni.

L’unità di popolo contro l’imperialismo!

Il socialismo contro il capitalismo!

Negli ultimi anni – dal 2015 con le lotte per la casa ed il radicamento nei quartieri, fino alla resistenza totale al golpe globale del capitalismo 4.0 e del Great Reset, passando per le esperienze di durissima repressione, tra sorveglianze speciali e carcerazioni, decine di processi e privazione delle libertà – ho intrapreso un percorso culturale-militante che mi ha imposto un’analisi dal punto di vista teorico sul mondo da cui provengo, sulla sua dottrina, cercando di chiarire tutte le contraddizioni che provenivano da “destra” e attribuendo una giusta consequenzialità teorica e politica al mio animo ribelle e rivoluzionario (…)

Andiamo per ordine.

CONTRO LA SINISTRA

(..) Il tradimento della sinistra istituzionale e non è di fronte a tutti.
Furono governi di sinistra a bombardare, con la Nato, la Serbia, a svendere il patrimonio pubblico nazionale, a far passare la legge Biagi-D’Antona, ad abrogare l’articolo 18.
Ad approvare il Job Act.

Anche la poca attrazione suscitata dalla sinistra antagonista nelle lotte sociali e nelle periferie ha determinato la reazione del proletariato contro chi avrebbe dovuto difenderne libertà e diritti.

Oggi, il popolo delle periferie innalza il Tricolore contro sgomberi r sfratti e per le lotte sociali.

Probabilmente, negli anni ’70, avendo come figura iconica di militante il rivoluzionario che faceva il picchetto di fronte agli sfratti coatti della polizia con casco e bastone, sarebbe stata un’altra storia.

Oggi, invece, il giovane di sinistra è rappresentato dalla “zecca” imbelle e vigliacchetta… Non è il massimo come guida per le lotte contro oppressione e sfruttamento.

Anche un certo andazzo filo-immigrazionista a senso unico, che in casi estremi arrivava all’odio contro gli italiani, e che in realtà non combatte il razzismo come arma di divisione di classe, ha allontanato quello che definiamo “proletariato nazionale” dalla sinistra politica e antagonista.

CONTRO LA DESTRA

Ma, se la sinistra è caduta sotto le bandiere fucsia e arcobaleno, la destra è morta sotto quelle bluet e azzurre della Nato!

Insomma destra e sinistra, le due facce del liberal capitalismo, sono oggi entrambe nemiche del popolo.
Categorie da superare senza nostalgismi per costruire un nuovo piano teorico, militante e di lotta politica che riconosca come nemico non l’anti-quello o l’anti-questo, ma il capitalismo!

Per capire ed analizzare l’attuale veste del capitalismo e poterlo combattere, dunque, si deve partire dall’analisi socialista, dalla contraddizione capitale-lavoro, dalla lotta di classe tra dominanti e dominati e, come conseguenza, dalla necessità della Rivoluzione Nazionale ed Internazionale.

ESPERIENZE… MILITANZA… PROSPETTIVE…

A dire il vero, anche nella mia precedente militanza certi presupposti li consideravo giusti, ed è infatti da essi che sono partito per maturare ulteriormente e fare chiarezza.

Anche quando ero da una parte precisa parlavo di “socialismo tricolore”, occupavo palazzi e spazi sociali, sono stato per anni attivo nella lotta per il diritto alla casa e sempre radicato nelle periferie.

Non ho mai, infatti, sposato quella che è universalmente conosciuta come la destra: Pinochet e caudilli vari messi al potere dalla Cia, colonnelli greci, dittatura, oppressione, sfruttamento, sionismo, Almirante, Msi, golpe, ecc.

Il mio “fascismo” era una idea romantica e sociale, legata al concetto di patria ed alle riforme dello Stato sociale, seppur compiute in un contesto di stampo keinesiano: case popolari, Inps, investimenti infrastrutturali, pace tra Chiesa e popolo, politiche demografiche, fondazione di città, bonifiche e alfabetizzazione, processo di unità patriottica e lotta alle mafie.

Quel “fascismo immenso e rosso” o quello dei 30.000 combattenti della RSI che aderirono – e vennero accolti – al Partito Comunista per continuare la battaglia contro l’invasore americano, l’imperialismo ed il capitalismo, che volevano proseguire la lotta per la socializzazione ed il lavoro contro l’usura bancaria, la finanza internazionale e apolide e il potere globale dello sfruttamento.

Insomma, il fascismo da cui siamo stati attratti io e molti altri giovani, i quali erano spesso di estrazione proletaria e “borgatara” e di sincera indole rivoluzionaria, è sintetizzabile da queste parole di Mussolini: “I nostri programmi sono decisamente rivoluzionari le nostre idee appartengono a quelle che in regime democratico si chiamerebbero “di sinistra”; le nostre istituzioni sono conseguenza diretta dei nostri programmi; il nostro ideale è lo Stato del Lavoro. Su ciò non può esserci dubbio: noi siamo i proletari in lotta, per la vita e per la morte, contro il capitalismo. Siamo i rivoluzionari alla ricerca di un ordine nuovo. Se questo è vero, rivolgersi alla borghesia agitando il pericolo rosso è un assurdo. Lo spauracchio vero, il pericolo autentico, la minaccia contro cui lottiamo senza sosta, viene da destra. A noi non interessa quindi nulla di avere alleata, contro la minaccia del pericolo rosso, la borghesia capitalista: anche nellay migliore delle ipotesi non sarebbe che un’alleata infida, che tenterebbe di farci servire i suoi scopi, come ha già fatto più di una volta con un certo successo. Sprecare parole per essa è perfettamente superfluo. Anzi, è dannoso, in quanto ci fa confondere, dagli autentici rivoluzionari di qualsiasi tinta, con gli uomini della reazione di cui usiamo talvolta il linguaggio”.

Dunque, siamo stati attratti da un fascismo che dal punto di vista riformista fu una cosa estremamente seria, capace di politiche sociali talmente profonde da far lanciare (seppur in maniera strumentale) allo stesso Togliatti, alla fine degli anni ‘30, un appello all’unità: “I comunisti fanno proprio il programma fascista del 1919, che è un programma di pace, di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori. Lottiamo uniti per la realizzazione di questo programma… Fascisti della vecchia guardi! Giovani fascisti! Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere assieme a voi. Lavoratore fascista, noi ti diamo la mano perché con te vogliamo costruire l’Italia del lavoro e della pace, e ti diamo la mano perché noi siamo, come te, figli del popolo, siamo tuoi fratelli, abbiamo gli stessi interessi e gli stessi nemici, ti diamo la mano perché l’ora che viviamo è grave, e se non ci uniamo subito saremo trascinati tutti nella rovina. Ti diamo una mano perché vogliamo farla finita con la fame e con l’oppressione. E’ l’ora di prendere il manganello contro i capitalisti che ci hanno divisi, perché ci restituiscano quanto ci hanno tolto!”.

Oggi però è un’altra storia.

Di fronte all’offensiva globalista della quarta rivoluzione industriale – iniziata con l’Unione europea e le Torri Gemelle, le nuove guerre imperialiste e la grande crisi di Wall Street del 2008, le tecnocrazie di Monti e Draghi e giunta fino alla tirannia del capitalismo terapeutico degli ultimi tre anni, ed in generale con l’inasprimento delle contraddizioni insite al modo di produzione capitalistico – ho sentito la necessità di andare a fondo rispetto all’idea di socialismo che ho sempre tentato di far emergere (Base Autonoma per il socialismo nazionale, Socialismo Tricolore, Il Popolo di Roma, le occupazioni di case e spazi), ma che fu spesso soffocata da vecchi schemi, destra/sinistra, fanatismi ideologici e la volontà del regime di tenere sempre aperto e vivo lo scontro fra i cosiddetti opposti estremismi.

FORMAZIONE

In questa fase di lotte per i diritti sociali e le libertà sono tornato a capofitto alle letture, per conoscere nel profondo ogni declinazione ed ogni corrente del socialismo e dell’anti-imperialismo, del patriottismo e del pensiero forte.

Da Preve, Fusaro ed il comunitarismo, passando per Marx, Sorel, Bakunin, Corridoni, D’Annunzio, Bordiga, Spirito, Bombacci, Evita, Castro, Pound, Guevara, Arafat, Gheddafi, Saddam; i padri fondatori ed i combattenti della lotta di indipendenza irlandese, i teorici ed i militanti delle lotte di liberazione, fino ad Arkan, Dugin, Putin e la questione Donbass e Russia, oggi baluardo contro il neo-colonialismo.

Così come tutto il filone della lotta per il lavoro e i diritti sociali, il fenomeno libertario, come anche i socialismi del XXI secolo (Chavez in primis), con lo scopo di attualizzare cosa ognuna di queste esperienze possa dare oggi nel progresso della battaglia anticapitalista.

Senza mai perdere la mia formazione cattolica tradizionale, con la Dottrina sociale della Chiesa e l’importanza del dato spirituale per comunità e popoli.

Su questo il filosofo comunitarista Costanzo Preve dà una precisa indicazione.

Così come è patrimonio di tutti i rivoluzionari l’esperienza di Fiume e della Carta del Carnaro, soffocata dal piombo monarchico e liberale.

Dunque, continuando con l’analisi teorica, fredda e distaccata, ritengo ad esempio che un conto sia il rivoluzionario Manifesto di San Sepolcro, scritto da patrioti, socialisti, arditi, sindacalisti ed anarchici, altro la stagione del “biennio rosso”.

Così come un conto è l’alleanza con il Re, la monarchia ed il potere liberale italiano e più profondo e articolato il giudizio sul fascismo-regime.

Altra storia ancora è la Repubblica Sociale (Socialista, come voleva chiamarla Mussolini) Italiana.

TRA NEO E ANTI…

Altra pagine merita il neofascismo, quello nato dal ’45 in poi.

Il MSI nacque per volontà americana e fu pagato e sostenuto con i dollari.

Militari, servizi, “gladiatori” e agenti infiltrati, con il fascino della divisa e il motto “ordine e disciplina”, fecero il resto.

La destra politica italiana nella sua parte principale e maggioritaria fu ed è un fenomeno borghese, reazionario, atlantista, sionista e “occidentale”.
(Basta vedere oggi questa monolitica compattezza: dalla Meloni ai fan del Battaglione Azov!)

Tutto questo sulla pelle di migliaia di giovani idealisti in buona fede, soprattutto se provenienti da classi subalterne, usati, scaricati e spesso mandati al macello.

Per mia fortuna ho avuto la sorte di “camminare” con i migliori di quel mondo, gente che ha pagato a caro prezzo l’affermare la propria anima popolare e rivoluzionaria.

Non a caso, Almirante chiese la doppia pena di morte per questi camerati.

Purtroppo, però, la storia non è stata determinata da queste (anime) ribelli, nobile minoranza (alla quale ancora va tutto il mio rispetto e la mia stima, seppur oggi lontani e distanti dalla mia lotta), ma da Caradonna e Almirante, da La Sapienza, da Valle Giulia e dal Golpe Borghese, seguendo strategie colluse ed atlantiche.

E questo attacco contro studenti, lavoratori e libertà voluto dagli americani e dai suoi servi scatenò la reazione inversa dell’antifascismo militante. Anch’esso poi utilizzato strumentalmente dal regime, in particolare dalla sinistra riformista, per propri scopi, ben lontani da quelli di autodifesa proletaria: fomentare uno scontro fine a se stesso, o peggio ancora adoperarlo come patente per fare carriera nei vertici di questure e caserme, tribunali e redazioni di giornali o come lasciapassare per salotti e palazzi.

D’altro canto, come dice Bordiga, “il peggior prodotto del fascismo è l’antifascismo”, inteso come antifascismo borghese. Questo antifascismo borghese, infatti, è sempre servito alla sinistra reazionaria, socialdemocratica, istituzionale, riformista, fucsia per rilegittimarsi: attaccare il “fascista” di turno per conservare le simpatie di una parte di lavoratori e di votanti, mentre nei fatti portava avanti posizioni politiche e, quando al governo, riforme contro le classi sfruttate e popolari. Attaccare il “fascismo”, dunque, per non attaccare il capitalismo ed il suo regime falsamente “democratico”, rimanendo così nella compatibilità di sistema.

Ed oggi il copione si ripete: si fa finta di combattere la Meloni perché fascista, si cerca di scoprire quanti busti del “Mascellone” ha in casa il politico di turno, mentre si tace sul fatto che il suo governo è in assoluta continuità con quello di Draghi praticamente su tutto, dall’atlantismo, all’europeismo, al sionismo, al bellicismo, al razzismo anti russo, all’appoggio al governo ucraino ed ai suoi battaglioni foraggiati dalla Nato, alle manovre lacrime e sangue economiche e sociali… per il semplice fatto che anche la sinistra sposa tali posizioni!

LA RESISTENZA AL GLOBALISMO

Per non parlare della gestione della pandemia e del Golpe Globale del Great Reset, dove destra e sinistra, dalla Meloni e Speranza, tutti uniti hanno eseguito gli ordini dell’Oms, della quarta rivoluzione industriale e del capitalismo 4.0.

Da tali presupposti teorici, anche le opposte aree politiche “estreme” ed (almeno sulla carta) movimentiste di destra e di sinistra, specialmente quelle che hanno campato delle briciole da una parte di Lega e Fratelli d’Italia, dall’altra di Sinistra Italiana, Pd o simili, non hanno gli strumenti politici per leggere la fase in corso e, quindi, sono destinate all’estinzione, come infatti sta accadendo (e nessuno sentirà la loro mancanza), ormai irrimediabilmente screditate ed espulse dalle borgate o dai luoghi di lavoro (…)

(…) Negli ultimi tre anni, come risposta alle infami leggi liberticide del “Green Pass” ed alla dittatura sanitaria del capitalismo 4.0, è nato un movimento di resistenza, “il popolo del dissenso”, nel quale siamo stati attivi io e tanti altri elementi, di ogni colore politico, e per la maggior parte senza appartenenza politica.

Singolare e sconcertante che molta della sinistra antagonista non abbia capito cosa fosse questo fenomeno epocale.

Eppure io e molti altri ci siamo serviti – oltre che della nostra formazione anti-mondialista, identitaria, nazional-popolare e cristiana – anche della lente della critica dell’economia politica e della lotta di classe per comprenderne i meccanismi più profondi, in particolare riguardo a come le case farmaceutiche stessero valorizzando il proprio capitale, a come ci fosse un passaggio di capitali da determinati settori industriali e finanziari ad altri più performanti (stessa cosa che sta accadendo riguardo al salto dall’energia basata sul petrolio a quella “verde”), fenomeno questo che ha la funzione di controtendenza della crisi generale del modo di produzione capitalistico, dovuta alla sovrapproduzione del mercato, alla caduta tendenziale del saggio di profitto e dal conseguente aumento di importanza del settore finanziario rispetto a quello industriale; l’attacco alla piccola e media impresa, poi, è una manovra per drenare capitali, e quindi per centralizzarli nelle mani dei grandi capitalisti e delle loro multinazionali; ed a tutto ciò si collega il ruolo del Wef e la strategia del Grande Reset.

Riguardo al controllo dei corpi degli esseri umani, che vengono sussunti dal capitale per diventare fonte di profitto, cioè merce, e riguardo all’estensione di tale dinamica dal processo produttivo all’interezza della vita umana (il “capitale totale” direbbe Camatte), abbiamo attinto all’analisi di Foucault ed alla sua teoria della biopolitica.

Strano, poi, che molti “antifa” non siano stati pronti ad opporsi all’inasprimento del controllo sociale (con la restrizione progressiva delle libertà personali e collettive), l’opera di irreggimentazione e di disciplinamento dei comportamenti e dei micro comportamenti, di schedatura di massa avvenuti grazie al Green Pass…
Eppure c’è stato pure il coprifuoco!
(Segno della malafede e della pochezza di questi mondi…)

Vergognoso è stato il comportamento della Cgil, che ha abdicato ancora una volta alla difesa dei lavoratori, in questo caso non schierandosi al fianco di quelli che non volevano vaccinarsi, aprendo così un precedente pericolosissimo per i diritti e la libertà di scelta di tutti i lavoratori.
Dunque, la famosa manifestazione arrivata fin sotto la sede centrale di quel sindacato, per cui sono stato arrestato, e che io ed altri avevamo immaginato come pacifica, ha avuto una valenza politica di contestazione popolare.

Non un attacco squadrista alle istituzioni operaie per conto di un padrone, dunque, come narrato dalla procura e dal mainstream (ed anche da una parte del “dissenso controllato”, che ha voluto riportare e riproporre lo scontro destra-sinistra), ma qualcosa di simile alla cacciata di Lama dall’università di Roma del ’77, all’epoca compiuta da Autonomia Operaia (…).

Detto per inciso, tale avvenimento era stato analizzato e vissuto con estremo favore dai militanti nazional-popolari dell’epoca (quelli che già da tempo avevano rotto col Msi, la destra borghese e reazionaria e tentavano la via proletaria, sociale e rivoluzionaria. Penso all’esperienza ribellistica di Via Siena!).

Alcuni parteciparono anche a quella giornata di mobilitazione.

Ciò a dimostrazione che anche all’epoca c’era un tentativo di analisi teorica sui limiti del proprio ambiente di provenienza nella convinzione di dover andare oltre ad esso.

QUEL 9 OTTOBRE…

Il 9 ottobre 2021 “le masse hanno scavalcato in avanti” le avanguardie ed hanno dimostrato la propria rabbia perché sentitesi tradite da Landini e compagni.

Non stupirà che fra esse ci fossero anche tanti lavoratori, spesso tesserati a quel sindacato, ed anche di sinistra. Nessuno aveva intenzione di danneggiare o mettersi contro i lavoratori.
La nostra volontà era esattamente opposta.

Inchiodare, rappresentando i lavoratori in lotta ed insieme ad essi, il sindacato italiano più importante e numeroso su una questione di libertà come la resistenza all’apartheid del Green Pass.

Il popolo del dissenso, che ora lotta anche contro la guerra ed il carovita, ha dato vita all’esperienza di Italia Libera.

ITALIA LIBERA, MOVIMENTO POPOLARE DI RESISTENZA

Perché siamo molto attaccati e affezionati al mondo del dissenso?

Perché, al di là dell’emergenza specifica, è proprio da questa resistenza che per la prima volta in Italia abbiamo visto un’opposizione cristiana, patriottica e socialista!

Dalle piazze del dissenso è nato un nuovo popolo che ha abbracciato il messaggio tradizionale di Monsignor Viganò, ha innalzato con orgoglio il Tricolore della patria, del popolo e del proletariato, ha letto e si è formato sulla nuova lotta di classe e sul socialismo di Diego Fusaro!

Italia Libera, come lo è stato lo stesso movimento contro l’apartheid del Green Pass, è composta da persone di varia estrazione politica.

Una parte dei suoi quadri proviene dal mondo nazional-popolare, altra dalla sinistra, dal socialismo e dal mondo antagonista, altra dal comunitarismo, qualcuna dal comunismo, un’altra dal cattolicesimo tradizionale e molta altra (la maggioranza) senza precedenti esperienze politiche.

Quindi, al nostro interno, come è normale che sia in un contesto eterogeneo, c’è un dibattito aperto.

Siamo tutti concordi, comunque, nel superare una certa estetica e talune definizioni novecentesche.
Intendiamoci: non si tratta di fare del “rossobrunismo”, della serie “comunisti e fascisti uniti nella lotta”.

Si vuole, invece, evitare che etichette che spesso lasciano il tempo che trovano (“io sono di destra”, “io sono di sinistra”), soprattutto in un’epoca come l’attuale in cui la preparazione politica generale e del singolo è estremamente bassa (quindi si dice di essere di una parte politica come lo si fa per una squadra di calcio), possano servire al sistema per dividere le lotte popolari (…)

(…) In questo senso, inviteremo sempre ad andare alla sostanza delle cose, tralasciando forma e definizioni divisive.

Ed a proposito di sostanza, stiamo anche partecipando in varie forme alla campagna a favore dell’anarchico Alfredo Cospito ed alla lotta contro il 41bis, vera infamia di Stato, come del resto lo è il carcere in toto, strumento schiettamente capitalista con cui il sistema confina il dissenso/disagio/devianza sociale.

Solo con chi si pone gli stessi obiettivi mi interessa un confronto teorico e politico ed un percorso militante e rivoluzionario.

Non perderò tempo con coloro i quali sono rimasti trincerati nel loro ghetto (qualsiasi esso sia), ormai votato all’estinzione: “sia il nostro cammino la loro distruzione”.

Alla lotta dei dominati contro i dominanti, degli sfruttati contro gli sfruttatori, degli oppressi contro gli oppressori, dei popoli contro il capitalismo, i suoi regimi, tutto il suo mondo!

Per la rivoluzione.

Per la socializzazione (collettivizzazione) dei mezzi di produzione e l’equa distribuzione degli utili!

Per la Patria e le Patrie!

Per l’Italia!

Per la fratellanza fra i popoli, ognuno nella propria sacra identità!

Per l’indipendenza nazionale, la sovranità popolare, la giustizia sociale.

Per la lotta di liberazione, per la lotta di classe, per il proletariato!

Per sventare il Tricolore verso il Sol dell’avvenire…

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