Putin va dritto per la sua strada. E lo fa nella consapevolezza e nella granitica fermezza dei giusti.
Le sue parole di oggi, a celebrazione dell’annessione alla Madre Russia delle quattro regioni di Zaporizhzhia, Kherson, Lugansk e Donetsk, siano monito ma soprattutto insegnamento per tutti gli uomini di buona volontà.
Con voce ferma ha parlato come solo una grande leader, un grande patriota, un grande statista sa fare e come sa fare chi ama il suo popolo, la sua gente, la sua storia.
Dopo otto anni di sofferenze, dice, assicura che le popolazioni del Dombass non solo ora sono russe, ma che la Grande Madre li proteggerà per sempre. Invita Kiev a sedersi al tavolo delle trattive, anche se l’annessione di queste terra non è in discussione, che sono e resteranno russe perché sono state finalmente liberate.
E promette che su quelle terre martoriate, violentate dal 2014 ad oggi, nell’assoluto silenzio internazionale, ricostruirà città, strade, scuole, ospedali, ma soprattutto la tanto sperata pace.
Si rivolge ai suoi soldati spiegando il perché stanno combattendo. Per la dittatura che ha imperversato in quei luoghi, perché l’occidente non ammette che ci siano popoli liberi he si oppongono distruggendo ogni forma di sovranità per fare delle terre conquistate delle colonie azzerandone culture e tradizioni. Accusa l’occidente di essere corrotto e di corrompere, di aver tradito ogni accordo preso nell’impunità totale, ma che la Russia non si piegherà.
Attacca gli Usa ferocemente, ricorda al suo popolo i soprusi e le angherie perpetrate negli anni, dall’atomica, alle decine di città tedesche rase al suolo, dalla Crimea, all’invasione della Corea del Sud, alla volontà di distruggere tutti gli stati sovrani.
Sottolinea le colpe degli Stati alleati che preferiscono affamare e ridurre al gelo la loro gente pur di non contraddire il padrone che inesorabilmente dissemina basi militari nel mondo usando ricatti e forza bruta, perché ogni stato con sovranità energetica è il loro nemico.
Li chiama nemici dei valori della famiglia, del il popolo della religione che non si fermeranno fino a che non faranno scoppiare un’altra guerra e cercheranno di dare la colpa alla Russia.
È un crescendo Putin. Dalle sue labbra escono verità sottaciute dai leader europei, che si sono venduti al dollaro statunitense che potrà ricoprire loro di ricchezze ma che non scalderà noi del popolo.
Gli Usa non vogliono un mondo giusto, fatto di pace, perché così perderebbero la loro egemonia, continuano a spargere menzogne, false libertà dove insita il male con una mentalità inaccettabile che mina alla base la religione russa. Li chiama satanisti.
Ma Putin sa di non essere solo. È consapevole che nell’occidente avvelenato dall’ideologia Yankee, c’ è un oceano di dissidenti, di uomini e donne liberi che rifiutano l’egemonia americana, che difendono le loro radici e tradizioni, ma soprattutto la loro sovranità di popolo e che questi movimenti cresceranno e si diffonderanno sempre di più, che la Russia si sta battendo per un mondo più giusto, si sta battendo anche per noi.
È un fiume in piena Putin.
Forte, vigoroso, tracotante ma fermo nella sua strada, perché sa che è quella giusta, quella da percorrere senza paura.
E allora sì promette che metterà fine alla dittatura made Usa, questa volta per sempre.
Lo farà per la Russia, per il suo popolo, per fa sì che non vengano spezzate le loro anime perché ad unirli è la fratellanza e l’amore per i propri fratelli e per la loro terra. Lo fa per i Russi ma in realtà anche per tutti noi.
E proteggerà i suoi fratelli.
Perché la Russia è con e per i Russi e lo è anche la Verità.
Tutto l’Occidente oggi dovrebbe solo tacere.
Perché oggi Putin è stato un esempio di amore, di fratellanza, di appartenenza, di vittoria del Bene contro il Male.
Oggi siamo tutti russi.