di Fabio C. Maguire
L’Occidente ha sbrigativamente emesso la propria sentenza circa il fallito Golpe della Wagner.
Secondo gli osservatori occidentali, il Presidente Putin avrebbe subito un duro colpo e perso di conseguenza il controllo del paese; la Russia avrebbe mostrato la sua fragilità e il popolo si sarebbe diviso, conteso tra il Cremlino e l’esuberante Comandante Prigozhin.
Tali dichiarazioni, condivise utilitaristicamente dai media, sono semplicemente propaganda.
Un’attenta lettura dei fatti mostrerà come la realtà è completamente diversa ma deliberatamente distorta dall’Occidente.
Il Presidente Putin ha risolto una sommossa che sarebbe potuta degenerare in una guerra civile, o nel peggiore dei casi in un colpo di stato.
La situazione è stata prontamente dipanata, senza spargimenti di sangue e senza reali combattimenti sul territorio russo.
Il Presidente ha, con l’uso dell’intelligenza, risolto una crisi che nella maggior parte dei casi sarebbe culminata con feroci e sanguinosi scontri.
Molti si domandavano come mai Mosca non decidesse di colpire le colonne della Wagner nella lunga marcia verso la capitale.
La risposta è semplice: Putin non avrebbe mai permesso che dei russi potessero massacrare altri russi, e perciò ha deciso di attendere per non esacerbare ulteriormente la situazione ed evitare conseguenze sui civili.
Solamente stolti e ignoranti fanno uso della violenza come primo approccio ai problemi.
La gestione del Cremlino è stata impeccabile.
La sua è una vittoria schiacciante che ha rinvigorito il suo potere.
Il Presidente non è sceso a compromessi, o meglio non ha ceduto alle richieste dei ribelli, riuscendo a sedare la rivolta di un gruppo armato senza spargimenti di sangue, ricorrendo al formidabile aiuto dell’amico bielorusso Aleksandr Lukashenko.
L’unico punto ritrattato dal Cremlino è la promessa repressione nei confronti dei traditori.
Anche in questo caso però si devono riconoscere le capacità di Putin, perché se è vero che i ribelli non sono stati fisicamente puniti, il Comandante Prigozhin è stato esiliato in Bielorussia e sarà sotto la supervisione del Presidente.
Con questa mossa il Cremlino ha preso due “piccioni con una fava” perché da una parte si è sbarazzato di un cavallo pazzo come Prigozhin e dall’altra ha salvato l’onorabilità della Wagner, riconoscendo pubblicamente i suoi meriti sul campo di battaglia.
I combattenti della PMC avranno la possibilità di sottoscrivere un contratto con il Ministero della Difesa ed essere integrati nelle Forze Armate della Federazione Russa.
Inoltre, la risposta della politica russa è stata unanime.
Abbiamo potuto osservare un fronte eterogeneo che dal Patriarca Kiril al Capo del Partito Comunista della Russia Gennady Zyuganovoz, dai corrispondenti ai critici del governo come Igor Strelkov, si è stretto a difesa della Patria.
Ancora una volta, come molti anni fa, la salvezza del popolo russo è stato il sentimento patriottico, pilastro portante della coesione e dell’unità della Russia.
In definitiva, non si può sostenere che la Russia ne sia uscita indebolita perché nessuna guerra si è combattuta e nessun spargimento di sangue si è verificato.
Il Cremlino non ha ceduto alle pressanti minacce dei ribelli e ha risolto con astuzia ed equilibrio una crisi spaventosa.
Il popolo non si è riversato nelle strade, come molti in Occidente speravano, perché ha piena fiducia nel suo leader e la giusta reazione all’insurrezione ne è la testimonianza.