Cosa mi aspetto dal governo Meloni? Palliativi e contentini, tutto nel solco, già tracciato, di una politica atlantista a livello internazionale e neoliberista in materia di economia.
Vi sarà una stretta all’immigrazione di massa irregolare, una postura meno accondiscendente (almeno a parole) in Europa, un freno nelle istituzioni alle isterie arcobaleno e un timido sostegno alle PMI e alle produzioni locali.
A molti, disgustati (a ragione) dalle politiche totalmente anti-nazionali del PD, andrà benissimo così e, se la Meloni saprà tenersi amici determinati ambienti, la cosa potrà proseguire per un po’. E andrà avanti mentre la piovra piddina scaglierà sull’esecutivo tutto il proprio sottobosco e tutte le proprie metastasi, dal mondo dello spettacolo alle università, fino alle aule di tribunale.
Alla fine, inevitabilmente, uscirà fuori la grande contraddizione: non si può risollevare il paese restando in questo paradigma gepolitico, economico e sociale. Vivere con la spada di Damocle della BCE sulla testa, con il peso di una moneta che non è tua e con il cappio dei trattati europei è impossibile se si vuole risorgere, specie se si alimenta una guerra ai propri interessi.
Allora si aprirebbero diversi scenari: una nuova maggioranza, l’arrivo dell’ennesimo governo tecnico a seguito di un altro assalto finanziario, oppure (ma ci credo poco) strappi clamorosi dovuti alla necessità di sopravvivere. Tuttavia le elezioni di midterm negli USA, che vedranno probabilmente perdente Biden, daranno benzina al centrodestra e i mal di pancia tedeschi verso Washington potrebbero rendere la Meloni ancora più “simpatica” alla Casa Bianca. Ipotesi, possibilità.
Nessuno ha il dono della preveggenza. Ma chi ha ben chiaro quale sia l’unica strada da percorrere per salvare il paese, ovvero la lotta al vincolo esterno, non deve smettere di far sentire la propria voce. Chi vuole evadere dalla gabbia e non chiede solo un rancio migliore non può ammainare gli stendardi. E deve prepararsi a periodi difficili in cui la coerenza varrà quanto l’oro.
Matteo Brandi