ANCORA SUL CAVALIERE: ANALISI ATTENTA DEL COMPAGNO E COMUNISTA ANTONIO CATALANO
In sede di analisi politica ritengo inopportuno qualsiasi giudizio “morale” sull’uomo Berlusconi.
Per capire la vicenda politica di questo imprenditore “sceso in campo” nel 1994 bisogna innanzitutto partire dalla domanda “perché sia stato oggetto di tanto accanimento giudiziario”.
Accanimento iniziato appena eletto presidente del Consiglio, quando a Napoli nel 1994, in pieno svolgimento di vertice Onu sulla criminalità, riceve un ordine di garanzia. Con il quale si aprono contro di lui le ostilità – per procura – di una fetta importante della magistratura italiana.
Più o meno la stessa magistratura che aveva gestito la stagione di “Mani Pulite”.
Operazione avente come obiettivo lo smantellamento di un’intera classe dirigente politica, ormai ritenuta poco affidabile da Washington nella fase che si era aperta dopo il crollo del muro di Berlino.
Il ceto politico smantellato dal pool di Mani Pulite era rappresentato principalmente da socialisti e democristiani.
Attenzione però, non tutto il ceto democristiano, fu infatti salvata la corrente di “sinistra” della DC, quella che poi darà vita alla Margherita.
E fu salvato il Pci, partito ormai completamente atlantizzato.
Margherita ed ex PCI (PDS prima DS poi) daranno vita nel 2007 al PD.
Lasciamo stare ai moralisti – che scriverebbero i libri di storia come se questa fosse una sequela di fatti amorosi intrighi e corruzioni – il compito di raccontare quella stagione critica come una crociata delle forze del bene (gli onesti) contro il male (concussi e concussori).
Serviva raccontarla così per imbambolare un’opinione pubblica, alla quale si offriva l’indecente pasto mediatico (come in un antico circo romano) di un Craxi oggetto di monetine lanciate da fanatici tifosi dell’Onestà (poi dici i grillini da dove vengono…).
Rispondo alla scontata obiezione del più o meno candido moralista di turno: non nego qui l’esistenza di tangenti e corruzione, avendo appreso sin da piccolo dai racconti di nostro padre (impegnato politicamente con incarichi pubblici) quali fossero i meccanismi della Politica.
Detta velocemente, ritengo che i giudici di Mani Pulite abbiano effettuato una sorta di colpo di stato per vie giudiziarie.
E oggi, sulla scorta di quanto abbiamo poi visto accadere nei gangli strategici degli interessi geopolitici americani, possiamo ben dire che la stagione di Mani Pulite è stata un’operazione di “regime change”, ottenuta non con intervento armato teso a “esportare” la democrazia (Jugoslavia, Iraq, Siria, Libia…) ma con la tecnica della “rivoluzione colorata”, nel caso italiano perseguita da un apparato giudiziario.
[Largo ai fessi: complottista!]
Il fatto è che gli americani non potevano più tollerare che vi fosse un Craxi (sicuramente non un “amico” del popolo) che osasse sfidare sul tema della sovranità la prima potenza mondiale.
Craxi pagò con l’esilio e la morte i fatti di Sigonella.
Discorso simile per Andreotti (sì, lo sappiamo che…), il quale insieme a Craxi esprimeva la tendenza in politica estera ad affermare una certa autonomia decisionale, sempre sotto l’ombrello Nato chiaramente, ma che ormai non andava più bene così come si era sviluppata.
Mattei, Moro… le “misteriose” stragi ce lo spiegano bene, l’Italia non può permettersi neanche minimamente di accennare a percorsi di sovranità nazionale.
È come toccare i fili dell’alta tensione: “Chi tocca muore!”.
Centrale quindi il tema della sovranità per capire la vicenda italiana.
E qui torniamo a Berlusconi.
Il quale non è stato perseguitato giudiziariamente per trent’anni a causa delle sue olgettine, ma perché mai ha dato pieno affidamento al padrone americano in tema di politica estera.
Berlusconi è stato attaccato perché fuoriusciva dai binari con i suoi accordi con Gheddafi (petrolio), con Putin (gas e non solo)… e con le sue “sparate” apparentemente fuori scena.
Ecco perché Merkel e Sarkozy potevano permettersi, a un vertice Ue del 2011 nel quale si decideva la “cura” per Grecia e Italia, di sbeffeggiare platealmente il Cavaliere.
Con sommo gaudio dei servetti antiberlusconiani italioti.
Certo con Gheddafi Berlusconi si è arreso, consegnandosi alla prepotenza atlantica con quel penoso “sic gloria transit mundi!” (così vanno le cose del mondo!), consentendo in questo modo che l’Italia contribuisse al vile squartamento di un paese sovrano civile e florido (che aveva osato sfidare l’ordine americano in Africa).
E pensare che l’Italia solo sei mesi prima aveva stipulato un trattato di amicizia reciprocamente vantaggioso per i due Paesi mediterranei!
Come poi ha dovuto arrendersi al ricatto internazionale giocato a colpi di spread umiliandosi a votare il governo tecnico presieduto da Monti (altro colpo di stato “bianco”) che, altrimenti, non avrebbe raggiunto la maggioranza in parlamento.
In questi casi Berlusconi mostrava, perché comunque aveva famiglia, di non riuscire ad andare fino in fondo.
Per non parlare dell’intesa di Berlusconi con Putin.
Come tollerarla?
Solo che Putin non è Gheddafi…
Berlusconi, per quanto non fosse il Saddam, il Milosevic, il Gheddafi, l’Assad né tanto meno il Castro o solo l’Orban di turno, non era comunque compatibile con la “sensibilità” euroatlantista.
L’ultimo Berlusconi, per esempio, non ha mai nascosto la sua ostilità per Zelensky.
«Non doveva attaccare il Donbass. Giudico molto negativamente il comportamento di questo signore. Io a parlare con Zelensky? Se fossi stato il presidente del Consiglio non ci sarei mai andato».
Non a caso sul sito dei servizi segreti ucraini Myrotvorest, lista di proscrizione nella quale sono resi pubblici i nomi e i dati di politici, giornalisti e personaggi pubblici di tutto il mondo considerati “nemici” dell’Ucraina è spuntata la scritta rossa «LIQUIDATO» sulla foto di Berlusconi.
Berlusconi era finito nel mirino dei nazisti ucraini sin dai tempi della sua trasferta in Crimea del 2005.
In seguito alla quale fu dichiarato persona indesiderata a Kiev.
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