Non sono pochi coloro che, nell’area del dissenso, stanno giubilando per la nascita del governo Meloni, considerandolo comunque un passo avanti rispetto all’abominio Draghi-Speranza.
Certo, è innegabile che peggio di un governo sfacciatamente anti-nazionale in mano al vile affarista e con dentro il partito del vincolo esterno per eccellenza, il PD, sarà davvero difficile fare.
Inoltre la dichiarazione (per ora solo a parole) della fine delle politiche sanitarie tanto care al pazzo ipocondriaco è un segnale positivo.
Infine, argomenti come la sovranità alimentare, la difesa (vedremo) degli asset strategici e una politica estera meno timida possono donare un piccolo sollievo.
Tuttavia ci sono dei grandi MA.
MA questo governo continuerà a inviare armi all’Ucraina.
MA questo governo imposterà l’agenda economica sui parametri europei.
MA questo governo sarà saldamente nel solco atlantico e anti-russo.
Ma questo governo ragionerà in termini neoliberisti su spesa pubblica e investimenti.
Ma questo governo seguirà il piano suicida del PNRR, con la benedizione di Draghi.
Il fatto che dalle nostre parti ci sia ancora chi non ha capito quanto vitali siano questi argomenti, che dovrebbero essere centrali nella nostra lotta, è di per sé un problema.
O comunque una grave mancanza.
È la prova di quanto sia assente quell’amalgama di cui spesso parlo: una visione complessiva e profonda che dovrebbe trascendere le emergenze del momento e guardare il mondo dall’alto, a tutto tondo.
Sì, c’è tanto su cui lavorare.
Matteo Brandi