di Fabio C. Maguire
Il Ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, si scaglia contro il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin dopo il ritiro dalla Black Sea Grain Initiative.
Con un post social ha esortato le nazioni ad “organizzare una risposta globale congiunta al terrorismo alimentare” di Mosca che terrebbe “in ostaggio 400 milioni di persone” al fine di “ottenere concessioni”.
A spalleggiare il capo della diplomazia ucraina c’è il Segretario di Stato Antony Blinken che accusa la Russia di utilizzare il cibo come arma.
Il Presidente delle Nazioni Unite Antonio Guterres si è accodato, con i rappresentanti dell’Unione Europea, al club di quanti accusano la Russia di provocare la fame nel mondo.
Secondo l’ONU sospendere le esportazioni di grano “sferrerà ovunque un duro colpo alle persone bisognose” e contribuirà ad esacerbare “la crisi della sicurezza alimentare globale”.
Ma è davvero così? E’ Mosca a provocare l’insicurezza alimentare dei Paesi più poveri per “ottenere concessioni” ? O si tratta di parte della verità se non proprio di una verità di parte?
Come dimostrato in un precedente articolo, le esportazioni di grano ucraino sono state destinate ai paesi ricchi dall’agosto del 2022.
Infatti, i paesi a reddito alto hanno ricevuto il 43,6% mentre i paesi a reddito medio-alto il 36,7%.
In confronto, i paesi a reddito medio-basso rappresentavano un quinto delle esportazioni in termini fisici.
I paesi poveri hanno ricevuto solo il 2,5% del grano ucraino.
Da ciò si può dedurre come il corridoio del grano non sia stato utilizzato per scopi umanitari, ma prevalentemente commerciali, per scongiurare ingenti perdite delle società alimentari.
Ma l’accordo di Ankara è stato più che altro uno strumento di propaganda.
Ad affermalo è stata la rappresentante dell’Eritrea alle Nazioni Unite, Sophia Tesfamariam, che in un’intervista a Sputnik ha dichiarato che “l’effetto del patto alimentare per l’Africa è stato minimo a causa della politicizzazione degli aiuti umanitari.”
“Alcuni europei hanno ricevuto grano durante l’anno, ed è un bene perché anche loro ne avevano bisogno. Quindi non si può far finta che solo l’Africa volesse ricevere il grano ucraino. Non era un modo per risolvere il problema sin dall’inizio”, ha sottolineato.
In questo quadro l’Africa riceve meno del 3% dei cereali e quindi, ha fatto sapere la delegata, ha deciso di produrre il proprio grano invece di aspettare.
Ad esempio, l’Etiopia ha già iniziato a produrre mentre l’Eritrea ha aumentato la produzione del 20%, come anche in altre regioni.
Detto questo e provata la natura non solidale dell’accordo, il Presidente Putin ha fornito una serie di garanzie ai primi rappresentanti dei paesi africani arrivati a San Pietroburgo per il vertice Russia-Africa del 27 e 28 luglio.
La Federazione Russa difatti è pronta a rifornire gratuitamente di prodotti agricoli gli Stati africani.
In un articolo pubblicato domenica sera sul sito ufficiale del Cremlino e titolato “Russia e Africa: unire le forze per la pace, il progresso e un futuro di successo”, il Preside Putin ha scritto: “Voglio assicurare che il nostro Paese è in grado di sostituire il grano ucraino sia su base commerciale che gratuita, soprattutto perché quest’anno ci aspettiamo un altro raccolto record”.
E ancora “nonostante le sanzioni la Russia continuerà i suoi energici sforzi per fornire approvvigionamenti di cereali, prodotti alimentari, fertilizzanti e altri beni all’Africa”.
Mosca intende sviluppare “l’intero spettro di legami economici” con l’Africa, sullo sfondo del comune impegno nella costruzione di un nuovo ordine mondiale multipolare, fondato su relazioni di reciproco vantaggio e dunque, in definitiva, “più giusto e democratico”.