A cura di Ancora Italia
La vera emergenza italiana sono i morti sul lavoro.
Le istituzioni non si sono mai impegnate su questo tema.
In Italia, chi un lavoro ce l’ha, deve affrontare lunghi viaggi e, quando poi raggiunge il posto di lavoro, può rischiare di morire per l’inosservanza delle regole o per errori di progettazione.
La morte di un lavoratore non vale che un breve trafiletto e, anche quella di sabato a Firenze, è l’ennesima tragica testimonianza di come quell’articolo 1 della Costituzione sia disatteso perché i partiti e le istituzioni sono occupati nell’invio di armi all’Ucraina, nel controllo della Rai e dei media che stanno forgiando generazioni di cittadini passivi, che, mentre introiettano il proprio status di individui retrogradi, membri di una società patriarcale, restano indifferenti di fronte al muratore precipitato, all’operaio mutilato dal macchinario, al dipendente eternamente precario, ai contratti da schiavi resi legali dai governi.
Chi paga i media vuole che i cittadini si sentano maschilisti, razzisti, omofobi, colonialisti, proprio come la propaganda sanremese e i libri di testo scolastici raccontano.
Nessun giornalista, nessun ministro o presidente lancia l’allarme per il riconoscimento di questi diritti o propone che i fondi del PNRR finanzino progetti che possano aiutare i cittadini impoveriti dalle politiche scriteriate dei governi allineati a Washington e a Bruxelles.
Ancora Italia intende occuparsi di queste realtà, intende rivendicare il diritto al lavoro, a stipendi e lavori dignitosi.
La vergogna dell’Italia di oggi è che si possa morire sul lavoro; la vera vergogna è che, mentre investiamo in digitalizzazione, un muratore cada da un ponteggio e muoia.
Ancora Italia sarà lì, a fianco ai lavoratori perché il lavoro sia un diritto e il suo riconoscimento la premessa di una società giusta e rispettosa.
(https://t.me/ancoraitaliapartito)