di Alessandro Cavallini
A partire dal XVII secolo in Europa la visione spirituale della vita è andata piano piano a sparire fino ad arrivare all’attuale fenomeno della secolarizzazione, per cui la questione religiosa è una fra le tante o almeno è così per quei pochi che ancora credono all’esistenza di Dio.
Quali sono state le cause di questo vero e proprio cambio di paradigma?
Secondo noi il colpevole principale ha un nome ben preciso: il deismo, una corrente di pensiero filosofica fiorita in Inghilterra e che si contrapponeva all’allora imperante teismo.
Qual è la differenza tra queste due parole tra loro identiche se non fosse per la lettera iniziale?
Secondo il deismo Dio è necessario per spiegare l’origine dell’universo ma lo ritiene inconoscibile e del tutto distinto e distante dal mondo da lui stesso creato.
Dio è una specie di orologiaio che, dopo aver costruito un orologio, se ne disinteressa completamente non preoccupandosi più se lo stesso funzioni oppure no.
Secondo questa visione Dio non può che esistere dato che il creato non può che presupporre un Creatore.
Ma quest’ultimo, una volta svolto il proprio compito, si è come nascosto in un suo mondo altro e diverso da quello umano, senza più avere alcun tipo di relazione con quest’ultimo.
Ben diversa invece la posizione teista per cui Dio non solo è Creatore ma interviene anche nel mondo reale, ovviamente sempre in modo sovrannaturale come impone la sua essenza.
Oggi purtroppo la visione deista è l’unica presente, gli ultimi residui di teismo risalgono quanto meno al secolo scorso.
Pensiamo banalmente a due casi: i miracoli e l’epidemia Covid degli anni scorsi.
Per quanto riguarda i miracoli, cioè l’intervento divino diretto nel mondo reale, oggi nessuno più ne parla né tanto meno ci crede, se non altro per non essere additato come pazzo o anacronistico. E infatti durante il Covid, a differenza di quanto avvenuto nel Novecento durante l’epidemia dell’influenza spagnola, non abbiamo visto processioni o richieste di intervento dirette di Dio per porre fine alla catastrofe in corso.
La Chiesa cattolica è la prima colpevole di questa situazione.
Anch’essa non parla più di miracoli, preferendo continuare ad essere un’organizzazione politico-sociale piuttosto che religioso-sacrale come impone la dottrina cattolica.
E durante il Covid si è comportata di conseguenza, accettando tutte le limitazioni imposte dai vari governi nel mondo tra cui anche quella più odiosa di vietare le celebrazioni della Santa Messa.
Se il vertice della Cristianità ha assunto ormai questa posizione, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano Secondo, per cui Dio è un qualcosa di astratto e lontano totalmente disinteressato al mondo reale, quali possibilità sono rimaste al semplice fedele?
Se non ci sono più appoggi esterni, quelli che tradizionalmente venivano offerti dalla Chiesa, l’unica soluzione è prendere atto della situazione ed accettare la scomparsa di Dio?
In realtà una possibilità c’è, anche se è quella più difficile.
Si tratta di continuare ad essere fedeli a Dio con la certezza che Egli non solo abbia creato questo mondo ma che lo abbia talmente a cuore da intervenire nello stesso, rivelando nei momenti da Lui ritenuti opportuni non solo la Sua esistenza ma anche la Sua capacità e volontà di intervenire nel mondo umano.
D’altra parte, come diceva Meister Eckhart, “Dio è con noi, molto più vicino di quanto immaginiamo, essendo nel nostro cuore”. Si tratta solo di mettersi in ascolto.