di Fabio C. Maguire
Il Golpe di Stato in Russia è stato fermato.
La marcia della Wagner verso Mosca si è arrestata.
La crisi politica e militare che ha paralizzato il paese è rientrata.
La sommossa della Wagner è maturata nell’ambito del perenne conflitto tra i vertici dell’Organizzazione e il Ministero della Difesa.
La netta presa di posizione del Presidente Putin ha scatenato l’ira del Comandante Prigozhin, accusato di tradimento dalle autorità giudiziarie moscovite.
Nessun combattimento ufficiale si è registrato.
Il mondo intero ha assistito allo sviluppo degli eventi con il fiato sospeso.
Da una parte i falchi dell’Occidente, entusiasti e festosi per l’imminente fratricidio che si sarebbe prossimamente consumato alle porte di Mosca.
In attesa come avvoltoi, le riviste e i canali del regime occidentale hanno esaltato e spronato la Wagner a destituire il Presidente Putin.
Da terroristi e brutali assassini, i wagneriti sono stati presentati al mondo come “combattenti per la libertà”.
Il regime di Kiev gioioso si aspettava una prossima capitolazione della Russia, un cambio di regime che avrebbe spintonato la Federazione nel baratro della guerra civile.
Dall’altra parte, ad assistere con angoscia agli eventi, i cittadini del mondo libero, timorosi per il futuro della libertà e dell’umanità stessa.
Se Mosca fosse capitolata, l’ultimo baluardo contro il mondo dell’oppressione sarebbe venuto meno e i falchi avrebbero avuto la strada spianata per imporre la loro falsa democrazia liberale e terrorista.
Lo scontro si presentava come inevitabile.
Lunghe colonne di mezzi blindati e furgoni militari hanno attraversato il paese in tutte le direzioni.
Mentre le forze cecene si dirigevano verso Rostov, la Wagner marciava senza sosta verso Mosca.
Nessuna dichiarazione ufficiale ha mai parlato di mediazione o diplomazia perché l’unico giusto mezzo per trattare i traditori è il piombo dei fucili.
Durante la crisi, la Wagner è stata indicata come il braccio armato della NATO in Russia, pronta a deporre il governo per un nuovo regime fantoccio, subalterno a Washington e Bruxelles.
Ma le cose sono andate diversamente.
Anche nel momento di massima tensione la lucidità non è mai mancata.
La mediazione del Presidente della Bielorussia Aljaksandr Lukašėnka si è rivelata vincente.
Con le forze wagneriane ai confini di Mosca, l’intervento del leader bielorusso ha sbrogliato la situazione e salvato la Russia dalla guerra civile.
Il Cremlino si è impegnato con la Wagner in un accordo dai risvolti ancora inediti.
Prigozhin ha richiamato le proprie forze che hanno bloccato la loro marcia verso la capitale per tornare alla base operativa.
L’insediamento di Rostov è stato smantellato e la tranquillità è tornata nuovamente a regnare per le strade russe.
L’accordo stipulato tra Mosca e la Wagner non è stato ancora reso pubblico ma dalle prime dichiarazione sarebbero state concesse delle garanzie di sicurezza ai soldati della PMC.
Infatti, l’impunità sarebbe stata data a tutti i combattenti della Wagner e il procedimento penale nei confronti del Comandante Prigozhin dovrebbe essere presto archiviato ma questi partirà a breve per la Bielorussia, in una sorta di esilio forzato.
Nonostante l’assurdità della giornata, il popolo russo è riuscito nell’impresa di rimanere coeso ed unito, senza cedere a pressioni o a sentimentalismi paranoici.
La Russia non è crollata ma ha retto la pressione di una crisi militare dalla portata distruttiva e più forte che mai tornerà a combattere i nemici della Patria.
La Russia è salva!
Viva la Russia!
Viva la libertà!
Viva Putin!