LA RANA BOLLITA… DAL COVID: SALTO FUORI O RESTO?
di Alessandra De Falco
Immaginate una scuola, dove il centro è lo studente e la sua formazione allo sviluppo del senso critico nella quale il docente ogni giorno si reca orgogliosa di essere il canale per la trasmissione dei saperi.
E’ vincitrice prima classificata nella sua classe di concorso: matematica. Il primo è un edificio a due piani con il tetto in plexiglass(??) che filtra la luce in modo accecante: devi indossare gli occhiali da sole nei corridoi e c’è pure l’effetto serra. Ma lei è entusiasta e si adatta.
Arriva la prima riforma Berlinguer e i primi cambiamenti, dicono si vada verso una crescita, un miglioramento. La docente si sente parte attiva nella scuola, continua a fare al meglio il suo lavoro, lo ama e si adatta. Poi la riforma Moratti: lei è cresciuta professionalmente ed è più consapevole, desidera contribuire al suo ambiente. E continua a andare a scuola, sempre più orgogliosa del suo lavoro. Il cambiamento continua.
Adesso è in un edificio in cui le aule sono umide, il riscaldamento spesso è guasto e l’inquinamento acustico degli aerei dall’adiacente aeroporto impedisce di fare lezione spesso e volentieri, non si sente nulla, ma lei si adatta. Siamo alla riforma Fioroni: la docente sente ancora la piacevolezza di andare a scuola, ama sempre il suo lavoro e si ritiene fortunata di alzarsi ogni mattina con la gioia nel cuore di andare in classe. Il cambiamento avanza: la scuola si è trasformata moltissimo e le richieste burocratiche da assolvere paiono superare l’impegno del vero e proprio insegnamento. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventae si adatta. Adesso è in un edificio più vicino a casa e le condizioni del luogo di lavoro sembrano passare in secondo piano, seppure quando si va verso l’estate e incomincia a fare caldo, si suda in classe, non si respira, ma si adatta.
Arriva la riforma Gelmini: la burocrazia ormai è davvero troppa. I primi dubbi: il centro della scuola pare essersi gradualmente, ma inesorabilmente spostato e non è più lo studente, chissà cosa è?
Infine, la riforma di Renzi “La buona scuola” dà la svolta definitiva. Appoggiata poi dal nuovo arrivato il M5S che si proclama il salvatore della patria dalla corruzione dilagante del mondo della politica nel nostro paese, che ha promesso mille volte e mai ha speso in adeguamento e ammodernamento dell’edilizia scolastica.
L’Alternanza Scuola lavoro, che dovrebbe assicurare agli studenti di formarsi nelle buone pratiche del mondo del lavoro, li sottrae ufficialmente da ore e ore di lezione in classe con giustificato mancato svolgimento di intere parti dei programmi, impupazzati alla bell e meglio perché se non li fai, la responsabilità è tua. E ormai gli studenti si configurano sempre di più come soldatini-nuova forza lavoro aggratis per le aziende che li “ospitano”.
Arrivano soldi a pioggia dalla Comunità Europea per il recupero delle competenze, progetti e progettini vari coinvolgono i docenti desiderosi di contribuire e magari anche di arrotondare lo stipendio, che in questi anni è rimasto fermo al palo come fanalino di coda deli stipendi europei. Alla docente sembra una buona opportunità per rinsaldare il suo spirito e la passione per il suo lavoro. Anche se per pochi spiccioli.
Inizia e si ritrova a passare ore interminabili a fare cosa? Raccogliere dati degli studenti in questionari interminabili in cui si chiedeva di tutto: sulla loro famiglia, sulla condizione lavorativa ed economica, sulle loro abitudini e preferenze di ogni genere…ma, cosa ci dovranno fare con tutti questi dati??? Non si trattava di recuperare le competenze?? Ma i Big DATA lei sa cosa sono e la cosa le puzza molto.
Colleghi si accaparrano gli studenti nei propri corsi pomeridiani, perché se non hai un certo numero, il corso si chiude e tu perdi il tuo misero guadagnucchio.
Studenti che si giustificano di non riuscire a venire perché sono iscritti a due e pure a tre corsi contemporaneamente e la mattina vanno a scuola senza compiti perché il pomeriggio hanno seguito i corsi…il CAOS!!
E dal Ministero arriva ogni giorno un’indicazione diversa su cosa fare, quando farlo e come farlo…Basta!!!
Lei rinuncia, vuole fare il suo lavoro. Curarsi dei suoi alunni e delle loro famiglie che sono per lei la componente scolastica di maggior valore, e che grazie ai Social, sembra ormai in antitesi con la scuola, malgrado si stia occupando dei suoi figli e dovrebbe esserci invece collaborazione.
L’atmosfera ormai è bollente.
Arriva il Covid, la DAD, il distanziamento: lei mette in campo tutte le sue risorse, acquisite intanto a sue spese, in corsi di formazione utili, perché a scuola era stufa di sentirsi leggere le slide da un qualcuno che teneva il corso, pure obbligatorio, su argomenti che non avevano un’utilità pratica in classe e probabilmente messi su da chi in una classe non c’era mai stato. Si dà da fare: si organizza e mette in campo tutte le pratiche innovative previste dall’Agenda 2030 per la formazione a distanza, E-Learning, Flipped ClassRoom e quant’altro. È formatrice del Miur per l’innovazione metodologica in Matematica e queste cose le ha insegnate, sente di dover dare il buon esempio e aiuta i colleghi meno abituati al digitale e in difficoltà.
La docente ha fatto in scienza e coscienza tutto quanto le è stato chiesto e paf! Adesso le dicono o ti vaccini o perdi lo stipendio! Tutto questo non ha alcun valore, dimostraci il tuo senso civico!
NO! Ho paura! Mio marito è biologo, ex Manager di una Multinazionale del farmaco che 10 anni fa lo ha mobingzzato e messo alla porta. Dissero che non serviva più il suo ruolo nella ristrutturazione aziendale in corso. Capisce benissimo e mi spiega il funzionamento del farmaco sperimentale. Decidiamo di aspettare, magari esce il vaccino vero, quello classico come tutti i vaccini tradizionali. Subisco la sospensione e la decurtazione stipendiale. Sono saltata fuori dalla pentola!!! Mi è costato tanto, ma bollita non ci finisco! Staremo a vedere!