di Fabio C. Maguire
La Quarta Teoria Politica di Aleksander Dugin si presenta rivoluzionaria nella sua pratica ermeneutica della politica e della storia.
La base di partenza è l’inevitabile critica alla dottrina liberale, totale e imprescindibile, che “ottenne una vittoria decisiva sulle altre teorie politiche”.
Questa viene descritta da Dugin come l’ideologia delle élite contro la quale si esprime la giusta indignazione delle masse.
La vittoria del liberalismo, a seguito del collasso dell’Unione Sovietica, è stata possibile perché esso si è astutamente plasmato nella “più perfetta incarnazione dello spirito Moderno”.
“Materialismo, individualismo, utilitarismo, progressismo, capitalismo, tecnocrazia” sono l’anima del Moderno, il quale, sintetizza lo scrittore, deve essere sconfitto dalle sue fondamenta.
Nell’analizzare la Prima Teoria Politica, Dugin spiega che è “inutile e metodologicamente sbagliato contrapporre il liberalismo a quelle forme di Moderno che ha già sconfitto con successo.”
Esso ha per di più assorbito il marxismo culturale, “con l’avversione verso ogni gerarchia e differenziazione”, e, parallelamente, ha “preso in prestito” il razzismo e il totalitarismo dal nazional socialismo – in forma non scientifica, bensì culturale e tecnologica.
A questo punto, oggigiorno potrebbe sembrare impossibile praticare politica proprio perché, suggerisce lo scrittore, non esiste più la Politica in quanto tale.
“Il liberalismo trionfante, che aveva sempre insistito sulla riduzione dell’importanza della politica, ha preso la decisione di abolirla completamente.”
L’egemonia liberale ha certificato il collasso della politica, ponendo le basi per un auto revisione strutturale che ha assicurato la migrazione del liberalismo “dal piano delle idee e dei programmi politici a quello della realtà, penetrando nel profondo del tessuto sociale.”
Dugin presenta la società come pervasa dal liberalismo, iniziando questo ad apparire sempre più come “l’ordine naturale delle cose”.
La sconfitta del comunismo e del fascismo hanno determinato l’ascesa del liberalismo a stile di vita, tangibile attraverso “la logica de consumo, l’individualismo e la manifestazione post moderna dell’umanità atomistica e subpolitica.”
A questo punto sopraggiunge la Quarta Teoria Politica che Aleksander Dugin colloca nel Paradigma della Tradizione, antitetico a quello della Modernità.
Essa si presenta come idea adogmatica e aperta.
La Quarta Teoria non è un programma dettagliato o un sistema completo, quanto “un invito alla creatività in politica, l’affermazione di intuizioni e congetture, un’analisi di condizioni nuove, e un tentativo di riflettere sul passato.”
Per procedere verso la sua elaborazione, dove chiunque può contribuire, la Quarta Teoria Politica deve “riconsiderare la storia politica degli ultimi secoli da nuove posizioni, oltre gli schematismi e imparare a combattere non l’idea politica, ma la realtà oggettiva dello status quo.”
La Quarta Teoria va oltre i dogmi ideologici del XX secolo, presentandosi come valida alternativa, come “modello politico autonomo che offre una prospettiva nuova”, oltre il liberalismo, il fascismo e il comunismo.
“La morte del liberalismo causerà la fine irreversibile della Modernità” a cui la Quarta Teoria Politica offrirà una “valida alternativa costruttiva.”