L'Italia Mensile

LA NORMALITÀ DELL’UOMO VIVO

Antonio Catalano

Non c’è oggi atto più forte e coraggioso nel mondo occidentale che sostenere la normalità, perché ciò comporta l’essere buttati nel tritacarne del politicamente corretto, l’ideologia contemporanea del totalitarismo neo liberista.

Una sorta di religione neo pagana che pretende che si sacrifichi sulla sua ara, a mo’ di offerta sacrificale, la stessa natura umana.

Decenni di attacchi alla normalità per distruggere il senso di appartenenza a una civiltà sì tormentata ma che ha comunque ha formato il nostro essere comunitario, sociale, morale e spirituale.

Una deriva a cui si è arrivati grazie alla penetrazione di un relativismo secondo cui la natura umana, con le sue leggi biologiche, non esiste.

Relativismo complementare alla legge del capitale, la quale contempla tra le altre cose la dottrina gnostica del superamento del limite grazie a una tecnologia ritenuta il dio supremo.

Ecco la necessità del capitale di trasgredire tutto ciò che avverte come ostacolo e resistenza al suo totalizzante dispiegamento.

Capire questa semplice verità, che il capitale cioè impone la trasgressività perché così si distrugge la resistenza umana a cambiamenti transumani, è già di per sé un insopportabile affronto al suo sistema, che non è solo movimento economico ma impalcatura fatta di rapporti sociali.

Il capitale aborre continuità, tradizione e buon senso, relativizza tutto per imporre uno stato di disperante nichilismo che produce angoscia del vivere per cui servono stuoli di chierici psicologi e psicanalisti (dipende dalle tasche) deputati a lenire il senso di morte che invade l’animo degli individui.

I giovani più consapevoli cominciano a capire che la trasgressività oggi è la moda attraverso la quale si persegue la distruzione della capacità dell’individuo di sottrarsi all’abbraccio mortale del nulla, della disperazione, della morte.

Ma tanti, troppi, purtroppo, si illudono di essere vivi solo perché scimmiottano una trasgressività imposta e pilotata dagli agenti di un potere dis/umano che ha nel capitale il suo unico e vero dio.

Il buon Gilbert Keith Chesterton lo aveva capito già molto tempo fa, quando prima di altri aveva intuito che la modernità impulsata dal capitale contiene il grande inganno della menzogna, che a forza di ripeterla diventa “realtà” perché certificata dal potere.

Nel 1917 in “Eretici” Chesterton scriveva: «La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. Sarà una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto».

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