di Fabio C. Maguire
I viaggi di Stoltenberg a Seoul e a Tokyo hanno confermato come l’agenda atlantista non si limiti esclusivamente all’Europa.
Il piano sarebbe quello di uno scontro globale che potesse permettere alla NATO di ripristinare la sua egemonia e di eliminare definitivamente la concorrenza, oggi rappresentata da Russia e Cina.
Il modo di perseguire questo intento sarebbe quello di aprire un nuovo fronte nel cuore della regione asiatica e colpire direttamente Pechino.
Tale ipotesi è comprovata dal fatto che la NATO abbia, negli ultimi tempi, militarizzato tutta l’area indo-pacifica e incrementato la propria presenza sul posto.
I stessi partner di Washington, primo fra tutti il Giappone, hanno incentivato la produzione industriale bellica e rafforzato le difese nazionali, lasciando presagire che da qui a breve il Pacifico tornerà ad essere il teatro di un nuovo atroce conflitto fra potenze.
Nel mirino ci sarebbe anche la Russia, ovvero la possibilità di aprire un nuovo fronte che mettesse in serie difficoltà Mosca e che la forzasse ad impegnarsi contemporaneamente su due linee di fuoco diverse.
La casus belli potrebbe essere la contesa delle Isole Curili, rivendicate animosamente dal Giappone in queste ultime settimane e appartenenti giustamente alla Russia dal secondo dopo guerra.
Questa potrebbe essere la manovra strategia del Pentagono per poter istigare il Cremlino e distrarlo dalla questione ucraina.
Il Giappone ha inoltre incluso nel suo equipaggiamento militare nuove armi offensive a lungo raggio, informando anche di aver aggiornato la propria dottrina militare che include adesso la possibilità di un attacco preventivo, superando la politica difensiva a cui era stata sottoposta dal 1945.
Infine il primo ministro Kishida, recatosi a Londra, ha raggiunto importanti accordi strategici che consentono all’esercito britannico di schierare massicce unità sul territorio nipponico, affiancandosi ai Marines presenti alla base di Okinawa, intensificando così anche la cooperazione militare nel Mar del Giappone.
Questo fronte militare asiatico riunirà tutti i Paesi in un’unica alleanza globale che prenderà erroneamente il nome di “Occidente collettivo”.
La NATO è pronta alla guerra che, dato l’enorme dispiegamento di uomini e mezzi, appare oggi più che mai inevitabile.