Con il susseguirsi dei giorni e degli eventi si fanno sempre più chiare e nitide le opposte fazioni in campo nel nuovo conflitto mondiale, stile guerra fredda, che va a configurarsi.
di Fabio C. Maguire
Washington pretende un’obbedienza e una fedeltà assoluta, senza compromessi e condizioni e con la completa e totale disponibilità dei paesi assoggettati di rispondere alle esigenze e necessità del Pentagono, garantendo un sicuro e fluido movimento e una libertà d’azione indisturbata delle intelligences militari e dei servizi segreti sul territorio nazionale.
Quello che non è chiaro ai globacrati occidentali è che la situazione geopolitica nel corso di questi ultimi anni è cambiata radicalmente e molti governi adottano e sposano politiche lontane da quelle atlantiste e neoliberiste, cercando ausilio e sostegno verso Oriente e presso paesi che possano garantire una certa libertà e indipendenza
di manovra in ambito politico ed economico.
Gli Stati Uniti non possono che essere infastiditi e frustrati dalle scelte prese dai vari leader nazionali e minacciano di sanzioni e pene i disobbedienti e i non allineati alla neo-dottrina globalista.
Il caso in questione è quello della Serbia e dell’elezione di Aleksandar Vulin come capo della Security and Intelligence Agency (BIA).
Il nominativo di Vulin, ex ministro degli Interni, è scomodo e poco apprezzato dalla Casa Bianca e in un recente incontro tra l’ambasciatore statunitense Hill e il ministro degli Esteri serbo Dacic è stata esposta la questione e minacciato un congelamento profondo della collaborazione tra la BIA e la CIA.
La figura neo-eletta a capo dei servizi speciali serbi è molto incomoda e sconveniente per Washington, arrivandola a definire un “problema importante”.
La reazione avversa ed ostile nei confronti del nuovo responsabile d’intelligence preposto al controllo e alla gestione di queste, è il fatto che il suddetto sia considerato dalla casta oligarca americana un filo-russo perché intercettato in molteplici occasioni con Nikolay Patrushev, segretario del consiglio di sicurezza nazionale russo, e per le sue recenti dichiarazioni in cui asseriva il fatto che “Bruxelles vuole indebolire la Serbia ed il suo popolo e che urge rafforzare i rapporti con la Russia e la Cina, paesi che non ricattano.”
Le parole utilizzate sono pesantissime e sono state viste come un vero e proprio affronto dall’impero americano che vede ogni giorno perdere il controllo e il proprio monopolio politico mondiale.
Successivamente alle dichiarazioni e ai ricatti vari dell’ambasciatore Hill, il presidente serbo Vucic ha effettuato un’osservazione “criptica”, affermando che Belgrado “brulica di spie americane” e che queste dovrebbero essere rispedite oltre oceano, concludendo la riflessione con l’ipotesi di sostituire i sicari di Washington con le forze militari russe.
La Serbia e l’Ungheria sono i due soli Paesi che non accettano e non accolgono la politica imperialista a stelle e strisce e si pongono come baluardo europeo contro il neo-colonialismo globalista.
In un futuro scontro a viso aperto la loro posizione sarebbe molto instabile e insicura a causa della massiccia presenza di colonie USA in Europa ed è stato richiesto a Mosca di finanziare le così dette “rivoluzione colorate”, una peculiarità della politica estera del Pentagono, in altri paesi europei quali la Grecia definita “una nazione di brave persone e con posizioni anti-imperialiste e filo-russe.”
Quello che però va compreso è il fatto che la Russia, così come tutti i membri dell’Alleanza dei BRICS, non vuole imporre là propria civiltà e la sua politica ma vuole lavorare e cooperare affinché si costruisca un mondo plurale che veda i rapporti internazionali gestiti da una collettività variegata di mondi e culture poste sul medesimo livello relazionale.
La libertà dei popoli, la loro conseguente autodeterminazione e l’edificazione di un nuovo mondo multipolare prescinde dal riconoscimento della Federazione Russa e dai suoi attuali sostenitori come nuovi alleati e fondamentale sarà il sostegno dato al nuovo Patto anti-imperialista e anti-capitalista come mezzo di disarticolazione dell’impero globalista e neoliberista, ovvero di un cancro che oramai da troppo tempo affligge la Libertà, la Giustizia e la Verità.