di Piero La Porta
La devozione spontanea unisce un numero crescente di fedeli, intorno a un mediocre dipinto seicentesco, la “Madonna dei debitori”, rinvenuto nel 2004 a Bassano Romano, 50 chilometri a Nord di Roma, da Gilberto Di Benedetto, psicologo, pittore e gallerista romano.
Accadde durante la ristrutturazione d’una delle grotte, presso piazza Gramsci, conosciuta in paese fin dal Seicento, utilizzata per nascondervi oggetti di culto, sottraendoli agli oltraggi dell’invasione napoleonica del 1796.
Nel quadro la Madonna regge con la mano destra tre rose, simbolo di amore, sapienza e conoscenza. Sulla fronte una ferita sanguinante[1].
La tela, pur restaurata, rimane tuttavia modesta. Unisce tuttavia in una devozione discreta e senza paranormale i fedeli romani e quelli moscoviti, i devoti in Vaticano (pregano anche lì, incredibile) e oltre oceano.
È un modesto quadro di una Madona degli Indebitati, ritrovato nel 2004.
Fu un anno molto critico in un decennio terribile, apertosi con le Twin Towers l’11/9/2001 e conclusosi con la morte del colonnello Gheddafi il 20/08/2011, a seguito della cosiddetta “primavera musulmana”, concepita, ora lo sappiamo, proprio dal 2004 con l’alleanza latomica fra George Bush e Hillary Clinton, decisi a incendiare il mondo pur di sostenere la piattaforma petrolifero finanziaria statunitense, col cuore a Londra.
Smembrata la Libia iniziarono le spallate per la Brexit, inutilmente contrastata dal primo ministro David Cameron[2].
La strategica posta in gioco è l’assalto alla Russia, cui la Gran Bretagna partecipa come delegato statunitense nel teatro europeo solo se libera dai condizionamenti tedeschi nella UE.
Di lì a due anni, furono padroni del mondo.
San Giovanni Paolo II muore il 2 Aprile 2005, gli succede un Benedetto XVI, finissimo teologo, incapace di governare il timore della navicella nel mare in tempesta. Birmingham Palace aveva scommesso su Francesco, noto fin dalle Malvinas.
L’interminabile slow march (un passo ogni secondo con la gamba tesa e i piedi rigorosamente paralleli al suolo) con la quale hanno seppellito l’antipapa ha cercato di dire al mondo che comandano ancora loro.
Come sempre si dimenticano due regole immutabili: gli imperi crollano e le cose cambiano.
E ve n’è una terza: fra malvagi non v’è solidarietà ma effimera complicità. Presto si scanneranno l’un l’altro.
L’apparente omotetia, ingannevole al punto da far sembrare graniticamente coeso il c.d. blocco occidentale, col passare degli anni, poi dei mesi, ora col precipitare delle ore lascia un’unica opzione: tenere la guerra accesa – come il sacro fuoco delle Vestali – ad ogni costo, pur d’arrivare al domani.
Più d’un segnale fa temere imminente un attacco all’Iran, oramai telegenicamente decotto, fra manifestazioni di massa e impiccagioni. Se davvero la difesa dei diritti delle donne fosse la causa della guerra che Gerusalemme vuole portare a Teheran, se davvero l’indignazione delle femministe scatena un’altra guerra, perché non cominciare a ripulire la prostituzione femminile delle adulte e delle adolescenti, nel centro come nelle periferie di Roma?
Si esige ordine in casa altrui mentre la propria è un bordello a cielo aperto.
E i debiti crescono; assediano le famiglie per comperare i Leopard da regalare a un guitto.
I debiti si moltiplicano, come gli insetti nei lupanari, tormentano prosseneti, clienti e prostitute senza distinzione, unendoli oltre la loro volontà.
Questa civiltà, un tempo cristiana, oggi sbanda inadeguata al proprio futuro.
Quanto più accelerano i rinnegati cristiani e non pochi vescovi e presbiteri nel rifiuto delle proprie radici, tanto più le parti avverse non mirano solo alla ricchezza.
Al loro vertice, una nera cupola mistica di ostilità a Cristo unisce apostati, ebrei atei, comunisti pentiti, grotteschi druidi e semplici imbecilli nella vana determinazione a cancellare Cristo dalla Storia.
È una fecnius, Gesù Cristo, sostiene un rinnegato ebreo che vuole la morte di 5 miliardi di “mangiatori inutili”.
Quando l’eco giunse in Purgatorio, Hitler e Stalin si rassicurarono: dopo la debita punizione, prima o poi meriteranno il Paradiso, non sono certamente i peggiori.
Arduo narrare l’incessante caos; è come descrivere il fuoco d’una foresta: tutt’al più azzardi la direzione e infine l’esito, carboni fumiganti. Non importa. «Non abbiate paura!» ci ricordò san Giovanni Paolo II insediandosi. In effetti la paura non alberga nel cuore del credente. Lo stupore invece sì.
Non sarebbe la prima volta che un’umile immagine sacra arresti una valanga di ferro e di fuoco.
La Theotokos di Vladimir, in greco: Θεοτόκος του Βλαντιμίρ, l’icona della Madre di Dio della tenerezza.
Per il popolo russo è la Vergine di Vladimir, la protettrice della Russia, festeggiata il 3 giugno ed il 26 agosto.
Nel 1395 fermò l’invasione di Tamerlano, dopo che Basilio I di Russia passò una notte intera nel monastero, piangendo e pregando sull’icona.
I moscoviti impedirono di riportare l’icona a Vladimir e la collocarono nella cattedrale della Dormizione del Cremlino.
Salvò Mosca pure durante gli assalti dei soldati tatari nel 1451 e nel 1480. Dopo la rivoluzione del 1917, i bolscevichi vietarono la venerazione e l’icona fu rimossa. Incredibile dictu, nel dicembre 1941, Stalin pose l’immagine su un aereo e le fece sorvolare le linee difensive di Stalingrado.
Poco dopo l’esercito tedesco iniziò la ritirata.
La devozione per la Madonna dei Debitori può sembrare meno nobile rispetto a quella di Vladimir; quest’ultima d’altronde è di gran lunga più pregevole artisticamente.
Eppure quell’umile quadro di Bassano Romano è attagliato ai tempi in cui ci troviamo, è un “sacramentale” modesto, intitolato ai debiti, alle sofferenze dai ricchi ai poveri, dai potenti ai deboli, dai sazi ai mangiatori inutili, dai sani a quelli che ammalano.
Sono i tempi che tornano ancora una volta e Maria Santissima, stavolta nell’umile quadro di Bassano Romano, si sforza di riunire il popolo di Dio sotto la Croce, come sul Golgota, dov’eravamo tutti, mentre il Velo del Tempio di squarciava, eravamo tutti davanti a Lui: cristiani, musulmani, atei e credenti, giusti e farabutti e c’erano pure tanti, moltissimi ebrei; anche quelli che vorrebbero ridurre duemila anni di civiltà a una fecnius e allo sterminio di cinque miliardi di mangiatori inutili, per poi lamentarsi se l’odio monta.
Il cattolico Cristo Vince, ebreo, palestinese, russo o statunitense che sia.
(www.pierolaporta.it)
Note:
[1] Questo dettaglio incanala il dipinto nella devozione alla Beata Vergine del Sangue di Romagna https://bit.ly/3LeyY6r
[2] https://bit.ly/3LadozT