di Alessandro Cavallini
Una seria teoria anticapitalista che oggi si opponga al globalismo liberalcapitalista ha necessità, oltre che di idee al passo col Terzo Millennio, anche di esempi personali e comunitari di esperienze di lotta, in altre parole servono dei martiri e dei precedenti storici.
Per i martiri oggi, purtroppo, abbiamo già una stella che brilla nel firmamento e che non possiamo che prendere come esempio per la sua volontà e abnegazione nella lotta al nichilismo postmoderno.
Ovviamente stiamo parlando di Darya Dugina, barbaramente uccisa in un vile attentato terroristico nell’agosto di due anni fa.
Non una semplice, seppur eccelsa, filosofa ma una vera militante politica rivoluzionaria disposta a sacrificare anche la propria esistenza terrena per amore della Verità e del suo popolo.
“Non aveva paura, le ultime parole che mi ha detto: ‘Mi sento un guerriero, un eroe. Voglio diventarlo, non aspiro ad un’altra sorte.
Voglio essere con il mio popolo, con il mio Paese'”, queste le parole del padre Aleksandr al suo funerale.
Per quanto riguarda i precedenti storici, abbiamo un riferimento ben preciso che, seppur di breve durata, possiamo prendere come esempio per la lotta di oggi.
Stiamo parlando della Comune di Parigi, durata dal marzo al giugno del 1871, un vero e proprio fronte popolare composto da operai e membri della piccola borghesia, entrambi vittime della guerra e che si autodefinivano “diseredati”.
Il loro programma politico?
La nascita di una repubblica socialmente avanzata che, garantendo pane e lavoro a tutti, portasse alla definitiva emancipazione del lavoro.
Parole che suscitarono subito entusiasmo nell’Europa intera, tanto è vero che furono numerosi i volontari provenienti dall’intero Vecchio Continente che si presentarono a Parigi per combattere nelle fila dei comunardi.
Oggi stiamo vivendo una situazione molto simile. Il popolo dei dominati si trova prigioniero delle catene strette loro dai dominanti del globalismo.
Questi ultimi stanno vincendo facilmente perché purtroppo sono pochi, ad oggi, ad avere reale coscienza dell’esistenza di queste catene che, seppur invisibili, sembrano impossibili da sciogliere.
Ma non è detto che la partita sia già chiusa, a volte basta anche una piccola scintilla per far scoppiare un incendio.
Come, appunto, successo a Parigi nel 1871.
Ed è compito di tutti i veri rivoluzionari quello di fare il possibile affinché il popolo si risvegli dal proprio torpore e ingaggi una lotta senza tregua al potere dominante.
Esattamente come faceva Darya che, coi suoi scritti e con la sua militanza, ci ha lasciato un esempio indelebile che nessuna bomba terroristica potrà mai cancellare.
Certamente la sua esperienza terrena è durata troppo poco e si è conclusa in modo tragico.
Ma le sue idee e, soprattutto, il suo Spirito saranno sempre a fianco di chi combatte contro l’imperialismo unipolare degli Stati Uniti.
In attesa che anche il popolo parta alla riscossa!
Parigi 1871: pace, donne , amore e libertà