René-Henri Manusardi
La Guerra ideologica è una guerra simmetrica solo sulla frontiera del Donbass
La Guerra della cultura intesa come Guerra Totale (Kulturkampf), ossia lo scontro ideologico tra l’egemonia dell’unipolarismo occidentale e l’aspirazione multipolare del “resto del mondo”, è una battaglia della mente e delle idee, è una guerra di Civiltà che allo stato attuale trova perfetta simmetria solo sulla frontiera militare e spirituale del Donbass. Lì, nel fervore dell’Operazione Militare Speciale, che ormai assume sempre più i toni di guerra mondiale paneuropea, si scontrano a pieno titolo con le armi e con la fede due visioni del mondo ferocemente antagoniste: lo Stato-Civiltà della Federazione Russa che mira all’unità politica imperiale interna e ad una futura convivenza multipolare esterna col “resto del mondo”, schierato contro l’imperialismo occidentale ossia il totalitarismo liberale a trazione USA-NATO che vuole imporre al “resto del mondo” la sua egemonia unipolare. Una imposizione globalista che parte proprio dal tentativo messo in atto ormai da molti decenni, finalizzato a disgregare e a frantumare la realtà federativa della Russia stessa, attraverso guerre interreligiose e interetniche, le quali ora trovano leva e forza nel nazionalismo ucraino e nella fede neonazista dei suoi Corpi speciali che hanno continuato a massacrare i civili russi del Donbass a partire dall’anno 2014 fino ad oggi.
L’aspirazione maggioritaria multipolare del “resto del mondo”, che si realizza sicuramente come evento geofisico, geopolitico e geoantropico ma non certamente come dominio del network psico-multimediale mondiale che resta ancora saldamente nelle mani dell’Occidente, inoltre, trova aperto dal punto di vista geoeconomico un secondo fronte di scontro con l’istituzione ormai consolidata del BRICS, anche se la rivalità economica e geopolitica tra Cina ed India e il pieno inserimento della Cina nei meccanismi finanziari occidentali, rallenta e non permette ancora quell’omogeneità necessaria a far crollare il dollaro e l’egemonia del potere finanziario e multinazionale americano. In economia e nella finanza, possiamo affermare che la guerra è inizialmente, o meglio, parzialmente simmetrica e quindi ancora favorevole al potere americano globale, un potere abilissimo nello scatenare e nel dirigere attraverso le agenzie di intelligence la divisione e l’intolleranza reciproca tra gli stati geopoliticamente confinanti.
Se veniamo poi a trattare questioni decisamente più interne sul filo conduttore Roma-Mosca e Italia-Russia in ambito culturale, filosofico e artistico, dobbiamo constatare che dall’inizio dell’anno 2024 ad oggi, l’assalto multimediatico e di PsyOp operato in successione dalle reti di intelligence occidentali, è stato precisamente mirato ad ostacolare e ad annientare tutto ciò che di relazioni umane interpersonali e culturali viene costruito ogni giorno da decenni, da parte di “uomini di buona volontà” di entrambe le nazioni, per far conoscere all’Italia e di riflesso all’Europa le verità della Russia. Così l’assalto mediatico alla Prima Opera Teatrale su Darya Dugina celebrata nell’Ambasciata russa a Roma, le successive conferenze annullate d’autorità in alcune regioni italiane per far conoscere Darya Dugina e la verità del multipolarismo con la presenza online di Aleksandr Dugin mostrificato dai media come neofascista e hitleriano, nonché l’arrivo a Mosca al Forum del Movimento Internazionale Russofili di svariati italiani poi osteggiati dalla stampa e dai media nazionali, ci portano a concludere che nel nostro Bel Paese la Guerra culturale è ancora decisamente asimmetrica. Una cosa però va detta a nostro modesto giudizio: in futuro, per far progredire unicamente il Bene della Causa e non anche la propria affermazione o il proprio riscatto personale nonché il chiacchiericcio multimediale e l’azione delle PsyOp, sarà necessario usare strategie operative a bassa intensità ad imitazione della saggezza tenace, continua ma altrettanto silenziosa dello stile metapolitico e politico propriamente leninista e non indulgere mai più a schiamazzi multimediali, in puro stile dannunziano ad alto impatto ma a fallimento sicuro.
Va inoltre identificata un’ulteriore area di asimmetria diremmo “perenne” nella Guerra culturale a favore dell’unipolarismo occidentale, ossia quello della gestione e della manipolazione del fenomeno italiano del Populismo, secondo una calcolata regia di intelligence che porta gli stessi movimenti populisti ad una compiuta eterogenesi dei fini. Dopo il crollo della Prima Repubblica, dagli anni ’90 ad oggi si sono succeduti in Italia almeno 3 macroaree populiste che sono poi confluite nel sistema politico parlamentare, sono cresciute e diminuite a fasi alterne e, inoltre, due di esse hanno governato insieme l’Italia nell’arco della meteora populista americana del presidente Donald Trump (20 gennaio 2017 – 20 Gennaio 2021), con i governi di Giuseppe Conte, Conte I (1° giugno 2018 – 5 settembre 2019) e Conte II (5 settembre 2019 – 13 febbraio 2021), e la terza macroarea governa attualmente la nazione italiana.
Tre Populismi ormai storici questi, che crescono in contesti ideologici diversi ma agiscono come collante del malcontento popolare che ancora vota e non si astiene, e che dà, sposta o toglie loro consensi a seconda della loro coerenza nel difendere i principi non negoziabili e/o i diritti acquisiti dal ceto medio e popolare. Essi sono: la Lega per Salvini Premier (nata dalle ceneri della Lega Nord), che voleva rappresentare il Populismo federalista su base nazionale; il Movimento Cinque Stelle, nato per iniziativa del comico Beppe Grillo e di Gianroberto Casaleggio, che rappresentava il Populismo multimediatico; il Partito Fratelli d’Italia, nato per opera dell’attuale Premier Giorgia Meloni, di Ignazio La Russa e di Guido Crosetto, che vorrebbe rappresentare il Populismo sovranista. Tre realtà che hanno profondamente deluso chi le ha votate, realtà che hanno disatteso in toto le loro promesse elettorali federaliste, di web democrazia e sovraniste, realtà che sono dovute venire a patti e calare le braghe davanti all’imperialismo americano, effettivo padrone del nostro Paese dal 1945 e alla sua spinta globalista e unipolare. Solo così in Italia si può governare: accettando il governo della nazione, bisogna cedere al diktat globalista USA e guerrafondaio della NATO. I voltafaccia pazzeschi di Salvini, Grillo, Meloni sono ormai all’ordine del giorno e non si contano più…
Anche oggi, l’illusione di cavalcare la tigre dell’unipolarismo attraverso un multipolarismo privo di contenuti ideologici, si sta realizzando in una serie di gruppi neopopulisti che fanno parte del Movimento Indipendenza, fondato da Gianni Alemanno, ex parlamentare di Fratelli d’Italia, ex MSI e AN, già genero di Pino Rauti, persona umanamente buona ma anche noto storico voltagabbana dell’Area nazionalpopolare sicuramente per fragilità e idealismo piuttosto che per mal intenzione, il quale oggi cerca di rifarsi una verginità con la veste del mea culpa. Questi gruppi neopopulisti ad orientamento multipolare sono destinati al fallimento, a lotte intestine nel medio termine nonché a futura omologazione da parte del Potere, anche se dovessero avere una forte affermazione alle elezioni europee di giugno 2024. Il motivo è molto semplice: se il multipolarismo è un guscio vuoto senza la conoscenza e l’applicazione dei principi della Quarta Teoria Politica che hanno generato lo stesso multipolarismo e che sono principi ispirati ad una lotta totale e senza sconti contro il totalitarismo liberale che usa il parlamentarismo per addormentare e dirigere le coscienze politiche, così a maggior ragione senza la presenza operativa di attori della Quarta Teoria Politica, di filosofi armati per la Guerra culturale, di nuovi quadri e di nuovi ufficiali per l’Imperium multipolare, ogni sforzo sarà vano e fallimentare. Non è infatti possibile e resta solo pura illusione e utopia, nonché un po’ grottesco, il tentare di dirigere come “eminenze grigie” dall’esterno o di fianco un movimento populista creato dalle stesse élite globaliste per far rifluire e anestetizzare la protesta populista in un nuovo storico oblio.
Nel prossimo articolo, vedremo nei particolari i meccanismi che il Potere usa storicamente in modo uguale e costante per far naufragare qualsiasi movimento populista nel momento in cui, dopo l’oblio della prima fase asimmetrica, e dopo la seconda fase asimmetrica dell’insulto e della derisione, il Potere passa alla terza fase asimmetrica di conquista del movimento stesso, enucleabile in ordine progressivo nei seguenti stadi: accerchiamento, penetrazione, infiltrazione, dileggio, accuse penali, omologazione, frantumazione, scomparsa. Da qui non si scappa!
L’alternativa è una Guerra culturale il cui perno strategico devono essere forme di resistenza civile che ruotano attorno alla caduta delle illusioni elettorali e parlamentari, e alla formazione integrale di militanti in grado poi di trasferire l’eternità, la realtà e la fattibilità dell’Idea Imperiale tra la gente, in mezzo alla gente, con la gente, per la gloria e l’onore di una nuova Italia ed una nuova Europa federali.
IL BARDO DI DASHA/Бард Даши
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