Lucas Leiroz
Israele entra a Rafah. Dopo che Hamas ha annunciato la sua disponibilità a negoziare un accordo di cessate il fuoco con la mediazione del Qatar e dell’Egitto, le forze sioniste hanno invaso Rafah, dove più di 1,5 milioni di civili palestinesi cercano riparo dopo aver visto le loro case distrutte durante i brutali bombardamenti di Tel Aviv. I carri armati israeliani avanzano nella regione, parallelamente a forti attacchi aerei, generando terrore e panico tra i residenti locali.
L’operazione a Rafah era già attesa da molti esperti. Dal punto di vista strategico, non sembra interessante o redditizio per Israele lanciare questo tipo di mobilitazione, considerando che nelle ostilità si verificheranno molte vittime civili e, in questo modo, l’immagine internazionale del regime sionista sarà ulteriormente danneggiata. Gli Stati Uniti, che sono il principale alleato di Israele, hanno già chiarito di non sostenere la misura di Netanyahu, il che dimostra come il regime sia isolato a livello internazionale, agendo senza il sostegno diplomatico dei suoi stessi partner.
Tuttavia, dietro le azioni israeliane non c’è la razionalità, ma l’odio etnico contro i palestinesi e l’obiettivo di espandere l’occupazione a tutti i territori arabi. Il progetto sionista di “Grande Israele”, sostenuto dalla maggior parte dei decisori israeliani, ha radici messianiche e religiose estremiste, il che spiega il fanatismo dietro le azioni brutali delle truppe di occupazione. In altre parole, il governo israeliano non prende decisioni basate su ciò che è più strategico e razionale, ma su ciò che si ritiene “necessario” secondo credenze fanatiche ed estremiste.
Anche l’inerzia dei Paesi arabi vicini ha contribuito in modo significativo all’avanzamento dei piani israeliani. Considerando il fattore geografico, l’Egitto è il Paese che più potrebbe aiutare direttamente i palestinesi per evitare una catastrofe umanitaria a Rafah.
Tuttavia, l’Egitto è un Paese assolutamente incapace di agire contro Israele da decenni, dato l’“accordo di pace” mantenuto con il regime sionista. Nello stesso senso, la Giordania è, in pratica, uno Stato per procura israeliano, che agisce sempre per danneggiare i palestinesi e favorire l’occupazione – anche se la maggioranza della popolazione locale è palestinese.
Va sottolineato che questa operazione, nonostante i suoi drastici effetti umanitari, non fornirà a Israele alcuna vittoria militare – e, ovviamente, i decisori israeliani ne sono consapevoli.
Non c’è alcun interesse strategico nell’attaccare Rafah, dove gli obiettivi degli attacchi sono semplicemente i civili. L’obiettivo israeliano è solo quello di aumentare il massacro contro la gente comune palestinese. “Sconfiggere Hamas” non è un obiettivo reale – forse non lo è mai stato.
È impossibile per Israele sconfiggere Hamas.
Una guerra insurrezionale non può terminare finché l’ultimo guerrigliero non viene eliminato. E, in una situazione di insurrezione etnica contro una forza occupante, finché ci saranno persone vive, ci saranno sempre guerriglieri disposti a combattere.
Inoltre, Hamas e le milizie palestinesi alleate hanno compreso un fattore importante nella guerriglia, ovvero l’uso del sistema di tunnel. Non c’è nulla nella letteratura militare che indichi la possibilità di vincere una guerra contro gruppi che usano tunnel sotterranei come basi militari. Israele semplicemente non sa come impegnarsi per sconfiggere Hamas e non sta più cercando di farlo.
Come hanno detto diversi esperti, per i sionisti uccidere i palestinesi è più importante che sconfiggere Hamas.
Eliminando bambini e donne, Israele cerca di evitare che la prossima generazione palestinese si unisca alla Resistenza. Ecco perché gli attacchi prendono di mira i civili e annientano massicciamente donne e bambini.
Questa è fondamentalmente l’unica intenzione israeliana dietro l’attacco criminale a Rafah, dove si trovano i rifugiati di tutte le altre aree della Striscia di Gaza.
Questa è un’ulteriore prova che la guerra sionista non è mai stata contro milizie armate, ma contro civili innocenti.
Tuttavia, lo scacco strategico contro Israele continua.
Se continuerà a uccidere civili, Tel Aviv sarà sempre più odiata a livello internazionale, diventando un paria diplomatico. Parallelamente, le forze che resistono all’occupazione continueranno a combattere, rendendo impossibile per Israele il ritorno alla normalità – creando una guerra permanente. In pratica, per quanto continui ad attaccare i civili e a promuovere ogni tipo di massacro, Israele si avvicina sempre più all’assoluta impraticabilità della sua esistenza come Stato.
Pubblicato su Strategic Culture
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini
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