Daria ha sempre pensato al confine o, più precisamente, alla “frontiera” – la zona che separa gli strati dell’esistenza, della civiltà, della cultura e della scienza. Questo è l’argomento del suo terzo libro, che è già finito, ma che lei stessa ha distribuito in una serie di corsi, serie di conferenze, discorsi e interviste. Si intitola e sarà presto pubblicato con il titolo Frontiera russa.
Qui Daria parla anche a lungo delle teorie della Nuova Destra, che ha conosciuto in Francia e con cui ha mantenuto fino alla fine stretti legami personali.
Anche in questo caso è la Tradizione a essere in discussione. Dasha applica il principio della frontiera, della zona intermedia, del territorio di nessuno, all’interpretazione del fenomeno della Novorossiya e dell’Ucraina nel suo complesso. Si spinge più in profondità e solleva la questione della metafisica della frontiera – come avviene l’atto di distinzione, differenziazione, separazione tra l’uno e l’altro, tra l’uomo e l’angelo, tra l’anima e il corpo, tra me e te. E l’aspetto principale del suo pensiero sulla frontiera è che, a differenza della concezione abituale del confine, la frontiera non è una linea, ma una striscia, una cintura, dove gli opposti coesistono, discutono, si scontrano, si provano, passano da uno all’altro.
Non solo l’Ucraina in questo caso risulta essere una grande frontiera tra la Russia e l’Europa, ma i russi, in quanto nucleo dell’Eurasia, sono essi stessi una zona speciale tra Oriente e Occidente. La nostra identità profonda è la frontiera, siamo la frontiera russa.
Anche in questo caso, non si tratta solo di una posizione geografica orizzontale: siamo la Santa Russia, e quindi una frontiera tra la terra e il cielo, tra l’umanità e Dio.
Daria parla di tutto questo nel suo nuovo libro, che si sta costruendo con cura a partire da appunti, conferenze e bozze.
Tratto da:
Biblioteca Darya [1]: per il 31esimo compleanno di Dasha
21 Dicembre 2023 da di Aleksandr Dugin e Natalia Melentieva