È indegna la posizione francese sulla questione migranti: l’Italia ha dovuto gestire, da sola, l’impatto di centinaia di migliaia di persone all’anno da decenni; mentre Paesi come la Francia – al netto delle loro esposizioni postcoloniali – si sono occupati dell’arrivo di pochissima gente per volta.
È vero che ciò dipende in primis dalla nostra esposizione mediterranea e, soprattutto, della Sicilia e delle sue isole.
Ma proprio per questo, al di là delle parole e delle stesse normative internazionali (che riguardano i rifugiati non tutti i profughi economici o climatici) perché l’Unione Europea è stata così lontana, così matrigna con noi?
Forse perché all’Europa interessano solo il benessere e gli affari di 6-7 Nazioni del Nord a scapito dei Latini?
In fondo, per loro, siamo più Africani che Europei; il problema è che per noi conti di più sentirsi europei che non umani (con quel tanto di Africa che è giusto, visto che, anche come civiltà, con il vicino Oriente abbiamo condiviso millenni di cultura).
Ma la cosa più grave, che io denunciai fin dai primissimi anni ’80, è che la scriteriata combinazione di politiche monetarie e di bilancio restrittive, volute e imposte dalle cosiddette autorità internazionali, già disastrose in Paesi a bassa crescita demografica, si sarebbero rivelate foriere di flussi migratori in uscita dai Paesi ad elevata crescita demografica.
Posizione che io ribadii dal 90 al 93 quando fui il massimo riferimento amministrativo del monitoraggio di tali flussi (prima che molte competenze passassero dal ministero del lavoro a quello degli interni).
La causa dell’emigrazione economica sono state le miopi visioni degli europei, così come la causa dell’immigrazione per disagio bellico sono state le guerre volute dagli Atlantici e subite dai Popoli.
Quindi, adesso, questa situazione meriterebbe una lezione storica e definitiva, da parte nostra, nei confronti di una inaccettabile ipocrisia francese ed europea che dovrebbe spingerci ad abbracciare i nostri fratelli e ad abbandonare i mostri che governano l’Europa e la parte più sviluppata del Pianeta.
di Nino Galloni