Aleksandr Dugin
La risposta a chi ci circonda e segue apertamente la sua religione dovrebbe essere quella di rivolgersi con decisione alla propria fede, di immergersi in essa, di esserle fedeli.
Se gli atei o i secolaristi protestano contro una religione – anche se altrui – coloro che credono in Dio avranno ragione. Sempre. Ciò però non significa che si debba accettare passivamente la fede di chi è più attivo e persistente. Ogni nazione ha un nucleo religioso che definisce la sua identità. Per i russi è l’ortodossia, questa è la risposta. I russi non sono un insieme di individui atomici, ma comunità che formano una nazione sotto la bandiera del Dio-uomo Cristo Salvatore. Un popolo trafitto dallo Spirito, trasformato dai raggi della Santissima Trinità.
Rispettare le altre credenze dei popoli amici sarà possibile solo quando in noi russi sarà ripristinato il nostro nucleo ortodosso. Senza questo siamo minacciati solo dalla discordia interreligiosa e interconfessionale. È impossibile evitarla facendo appello al liberalismo e alla società civile, e l’esempio dell’Occidente mostra dove questo porta inevitabilmente.
Naturalmente, è necessario anche ristabilire l’ordine nelle relazioni con i migranti, ma anche in questo caso c’è un’alleanza scellerata tra liberali che non notano l’importanza del fattore religioso, atei, laicisti e corruttori diretti (questi ultimi trarranno profitto da qualsiasi cosa: dai migranti, dalla lotta contro i migranti, ecc.).
Il problema principale è il capitalismo, che ci è stato imposto negli anni ’90 senza alcuna spiegazione, e il capitalismo monetizza tutto ciò che tocca: lavoro, migrazione, persino la religione.
Le misure tecniche non salveranno la situazione critica della multietnicità, del multiconfessionalismo e della migrazione nella società russa. In generale, l’era della tecnologia, delle pubbliche relazioni e delle metodologie liberali in Russia è passata. Ora dobbiamo occuparci dei significati, è giunta l’ora di mettere in discussione le fondamenta stesse del capitalismo. L’idea marxista che il socialismo sia necessariamente successivo al capitalismo è fallita e solo gli agenti di influenza del sistema capitalistico mondiale – trotskisti e globalisti – possono insistere su questo punto oggi. Il marxismo si è rivelato fondamentalmente difettoso.
Un altro elemento di cui tener conto è che il capitalismo è effettivamente il male puro ed è necessaria un’alternativa radicale ad esso, ma ciò che serve ora non è il post-capitalismo, bensì l’anti-capitalismo, e non più tardi, ma adesso, al posto del capitalismo, e questa alternativa va cercata solo nella religione. I musulmani la stanno cercando. Questa è la loro forza.
Noi dovremmo fare lo stesso: russo significa ortodosso e l’Ortodossia afferma un’etica direttamente opposta al capitalismo.
Del resto, non è un caso che il capitalismo in Europa si sia affermato proprio con il rifiuto del cristianesimo e in virtù del rifiuto di esso. Con il cristiano, nessun valore è misurato dal mercato. Il cristiano non è affatto in vendita. Solo in questa direzione ci si deve muovere.