di Alessandro Cavallini
Secondo il World Drugs Report redatto nel 2023 dall’Onu, il consumo di cocaina non è mai stato così alto nella storia. Questo aumento della diffusione è stato facilitato anche dall’abbassamento del suo prezzo. Considerata una volta la droga dei ricchi (nel 2009 il prezzo medio era di circa 90 euro al grammo), oggi la si può trovare anche a 50 euro al grammo o addirittura, per chi non se lo possa permettere, sono presenti sul mercato microdosi da 0,2 grammi alla modica cifra di 15 euro. Quindi possiamo dire che la sua massiccia diffusione sia determinata da un notevole abbassamento del suo prezzo? Noi pensiamo che, in realtà, vi siano motivazioni ben più precise e profonde. Per non sembrare i soliti complottisti da strapazzo, facciamo un piccolo passo indietro nella storia più recente.
Avete mai sentito parlare dell’operazione Bluemoon? Come risulta dagli archivi ufficiali sia della Cia che del Fbi, con l’esplodere della contestazione studentesca negli States il governo americano decise di infiltrare numerosi agenti sotto copertura all’interno del movimento giovanile di protesta con un obiettivo ben preciso: introdurre l’uso di sostanze psicotrope tra i giovani attivisti. Così facendo, questi ultimi in breve tempo passarono da una lotta al Sistema che, seppur con tanti limiti quanto meno metteva in discussione le fondamenta della società borghese, ad un costante rincoglionimento dovuto all’uso delle droghe più disperate. Ma quali furono le cause che portarono al successo di questa iniziativa del governo di Washington? La risposta è molto semplice: il “materiale” umano di chi a parole si riteneva un ribelle ma interiormente era talmente debole da essere facilmente battuto dalle sostanze psicotrope diffuse proprio per sconfiggere la loro (breve…) esperienza di resistenza.
Proprio con riferimento alle droghe, pensiamo a quanto scritto da due personaggi che, a prima vista, sembrano non avere nulla in comune con gli hippie del Sessantotto a stelle e strisce. Il primo è Ernst Jünger che, proprio nel 1969, ha pubblicato un lungo saggio dal titolo inequivocabile, “Avvicinamenti – Droghe ed Ebbrezza”, un bilancio delle sue personali esperienze con l’alcool e la droga. L’altro è Julius Evola che in Cavalcare la Tigre, libro pubblicato nel 1961, scrisse apertamente delle sue giovanili esperienze con le droghe, senza nulla rinnegare di quelle esperienze ma specificando che mai ne divenne schiavo e che in seguito non ne sentì più né il bisogno né la mancanza.
È proprio questo il punto di discrimine. Se alcuni, anzi pochissimi, possono anche relazionarsi con le droghe senza vedere intaccato il proprio essere più profondo, la maggioranza non è in grado di comportarsi così. Ecco perché il Sistema, da sempre, utilizza queste sostanze per fiaccare la gioventù, illudendo loro di essere “ribelli” quando in realtà sono semplicemente degli schiavi dipendenti dalle droghe. Quindi il vero antagonista al globalismo imperante non può che opporsi con tutte le sue forze alla diffusione delle droghe. È inutile illudersi di poter dominare quelle sostanze, se così fosse il Sistema non le utilizzerebbe a proprio favore ma farebbe di tutto per impedirne la diffusione. Un’ opposizione alle droghe che deve essere sì totale e radicale ma non fondata su moralismi borghesi e/o salutistici. Il problema non è se le droghe facciano bene o male o se vi sia una qualche differenza tra quelle cosiddette leggere e quelle più pesanti. Si tratta di scegliere il tipo di libertà che desideriamo per noi stessi e, soprattutto, per le future generazioni. Una libertà di fare qualunque cosa o una libertà di essere realmente liberi da qualunque forma di dipendenza? Crediamo che la nostra risposta sia molto chiara e non ci sia nemmeno bisogno di scriverla.