di Fabio C. Maguire
La Corte Internazionale di Giustizia venerdì ha respinto l’istanza di archiviazione avanzata dalla squadra legale israeliana nell’ambito del processo per genocidio intentato dal Sud Africa contro Israele.
L’equipe sudafricana ha infatti denunciato Tel Aviv per aver violato la Convenzione del 1948 per la prevenzione del delitto di genocidio.
La sentenza ha evidenziato che le azioni dell’esercito israeliano sono plausibilmente genocidio ed ha indicato alcune disposizioni provvisorie su questa base.
La Corte ha stabilito che Israele dovrà prendere le adeguate precauzioni per evitare di aggravare ulteriormente la critica condizione dei civili palestinesi residenti a Gaza.
La Corte ha inoltre invitato Tel Aviv a garantire l’ingresso sicuro di aiuti umanitari e di specialisti sanitari all’interno della Striscia.
Il Tribunale dell’Aia, nel suo verdetto, non ha però esplicitamente imposto ad Israele di interrompere le operazioni e le attività militari su Gaza.
In realtà, adempiendo alle prescrizioni imposte dalla CIG, Tel Aviv dovrebbe inevitabilmente sospendere le sue attività perché le tattiche utilizzate dall’IDF sono state riconosciute come “tattiche con caratteri genocidiari”.
Quando si provoca “l’uccisione di un gruppo, si causano gravi danni fisici o psicologici ai membri del gruppo, si impongono scientemente condizioni di vita destinate a tradursi nella distruzione totale o parziale dei membri del gruppo (privazione di acqua, cibo e medicinali), l’espulsione e la distruzione forzata e sistematica delle abitazioni”, sussiste il caso di genocidio.
Una sentenza epocale che determina la natura terroristica del governo israeliano di Netanyahu e che segna il prosieguo della causa contro Israele.
La preoccupazione che però si è repentinamente diffusa concerne l’irriverenza e l’ottusità di Tel Aviv nel rispettare le disposizioni delle istituzioni internazionali.
Infatti, Israele ha deliberatamente violato decine di disposizioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o, più recentemente, la sentenza della Corte Penale del 2005 circa la costruzione del muro a ridosso dell’enclave palestinese.
Ma, secondo alcuni esperti, l’impunità del regime israeliano sembrerebbe essere volta al capolinea perché ciò che ha garantito l’impunibilità di Israele per decenni si è oramai esaurito, ovvero il dominio globale statunitense.
Il rapporto privilegiato di Israele con gli Stati Uniti è ciò che ha permesso a Tel Aviv di ignorare i provvedimenti vincolanti degli organi sovranazionali per quasi un secolo.
Adesso che l’egemonia americana sta svanendo sotto i colpi irresistibili dell’emergente ordine multipolare, Israele sarà inevitabilmente indotta a rispettare le disposizioni della CIG grazie alla presenza di nuove potenze sullo scenario internazionale in grado di contrapporsi all’esclusività americana.