di Fabio C. Maguire
La crisi in Israele si ripercuote inevitabilmente nello scenario internazionale dove i diversi paesi della comunità globale hanno espresso le loro considerazioni circa lo scontro che sta adesso infuriando in Medio Oriente.
Tre blocchi si sono delineati a seguito dei recenti eventi.
Come ci si poteva aspettare a sostenere Tel Aviv sono per lo più i paesi dell’Occidente che hanno chiari ed evidenti interessi nel sostenere la causa israeliana.
Washington ha espresso la propria solidarietà e condannato fermamente le azioni delle FFAA palestinesi, informando il Presidente Netanyahu la propria vicinanza nel contrastare il terrorismo nella regione.
Il Pentagono ha fatto sapere che sosterrà Israele attraverso la fornitura di armi e materiali che potranno servire per combattere le forze di Hamas.
A seguire gli Stati Uniti è stata l’Ucraina con il suo Presidente Zelensky, il quale ha dichiarato di sostenere Israele nella sua lotta per la difesa dei confini nazionali e della sua integrità territoriale.
La Germania, la Francia, il Regno Unito e l’Italia hanno condannato anche loro le azioni dei palestinesi, definendole come atti di terrorismo indiscriminati.
Questi hanno dichiarato che sosterranno sempre il diritto alla difesa di Israele ed hanno espresso piena solidarietà al governo israeliano e ai parenti delle vittime.
Le Nazioni Unite, come di consueto, sono uno strumento in mano alle potenze occidentali, un mero strumento politico e di propaganda a livello internazionale.
Non sorprende per ciò sentire parole di condanna nei confronti dei palestinesi che questa mattina sono insorti contro l’esercito d’occupazione israeliano.
Queste hanno poi invitato le parti a mostrare moderazione e a ripristinare il dialogo.
Il secondo blocco è rappresentato da una serie di paesi che hanno mostrato maggiore equilibrio e parsimonia nel commentare gli eventi in Medio Oriente.
In primo luogo la Russia che ha invitato le parti al dialogo, mediando con i rappresentati della comunità palestinese.
Seppur moderata la Russia ha espresso la sua forte contrarietà alle misure adottate dalle Nazioni Unite e dalle altre strutture sovranazionali che hanno trascurato il problema per decenni senza trovare una giusta ed imparziale soluzione alla questione palestinese.
Mosca ha dichiarato che la guerra che oggi si sta combattendo in Palestina è la diretta conseguenza della mancata attuazione dei provvedimenti dell’ONU e su queste basi ha chiesto la costruzione e il riconoscimento dello Stato palestinese in base agli accordi del 1967.
L’ambasciatore palestinese a Mosca ha espresso la sua gratitudine per gli sforzi della Russia nel mediare sulla questione e per tutelare i diritti dei cittadini palestinesi.
La Turchia ha chiesto l’immediata cessazione delle ostilità, mantenendo un profilo basso e non esponendosi ulteriormente.
Il Brasile di Lula ha condannato l’attacco ai civili ma ha dichiarato di sostenere gli sforzi diplomatici, non condannando le azioni dei militanti palestinesi.
Il Presidente brasiliano ha dichiarato di essere favorevole alla costruzione di uno Stato palestinese, riconosciuto a livello internazionale che possa permettere di stabilizzare e normalizzare le relazioni tra Palestina e Israele.
Infine, il terzo blocco è rappresentato dai paesi arabi, per lo più appartenenti alla Lega Araba.
Ovviamente l’Iran ha sostenuto sin da subito l’operazione delle Forze Armate di Hamas, dichiarando di essere al fianco della Palestina fino a quando Gerusalemme non sarà completamente liberata.
L’Afghanistan si è mostrato all’istante intransigente e ha chiesto il diritto di passaggio agli Stati confinati con Israele.
Le autorità talebane hanno dichiarato che se questo verrà accordato “marceremo e conquisteremo Gerusalemme.”
L’Iraq ha chiesto un urgente incontro ai membri della Lega Araba per discutere della crisi e per adottare provvedimenti comuni per contrastare l’escalation.
Il Qatar ha accusato Tel Aviv di aver esacerbato la situazione per mezzo di reiterate e brutali azioni di violenza nei confronti dei cittadini palestinesi residenti nella Striscia di Gaza.
Lo Yemen ha espresso la sua solidarietà alla Palestina e centinaia di migliaia di cittadini si sono riversati nelle strade dando vita ad una gigantesca manifestazioni in sostegno di Hamas.
Questa la situazione e le posizioni dei singoli attori nell scacchiere geopolitico.
Colpisce l’ipocrisia e la meschinità dell’Occidente, che adotta doppi standard in base alle contingenze.
Parlare di terrorismo palestinese è una menzogna storica.
Le violenze e le prepotenze d’Israele ai danni del popolo palestinese sono incalcolabili.
Tel Aviv ha violato per decenni il diritto internazionale e ha commesso sistematicamente crimini contro l’umanità, imprigionando minorenni e donne, civili e giornalisti senza che venisse concessa loro la possibilità di difendersi in un equo e giusto processo.
Israele in più occasioni ha inviato i propri soldati per aggredire i fedeli in preghiera nelle moschee circostanti, pestando a morte decine e decine di innocenti colpevoli solamente di professare il loro credo.
Sono stati cementati i pozzi d’acqua potabile per impedire agli insediamenti palestinesi di irrigare i loro campi, allo solo scopo bastardo di scacciarli via.
Israele è uno stato terrorista e criminale.
Viva la Palestina! Viva i combattenti
palestinesi!