di Carla Peroni
La Cassazione, Supremo organo, ha da tempo stabilito che il Diritto all’abitare deve essere considerato tra i beni primari che meritano di essere annoverati tra i diritti fondamentali della persona.
Nonostante non sia espressamente sancito nella Costituzione, esso è intimamente legato ad altri invece presenti, come il diritto alla pari dignità e all’uguaglianza.
Eppure, ogni volta che si pone l’accento su questi diritti e sul fatto che molti individui siano COSTRETTI (da difficoltà economiche e/o sociali) ad occupare una casa, ecco che i ricchi e i politici di turno spostano l’attenzione sul concetto di legalità.
La legalità è quel termine dietro il quale si cela, neanche troppo velatamente, l’odio del ricco nei confronti del povero.
Ben sanno che legale non significa giusto, che molte delle cose oggi ammesse hanno richiesto anni di lotte, eppure la loro risposta sarà sempre la stessa “chi occupa lede il diritto di chi ha titolo per vivere in quelle case, commette un abuso, è illegale!”
A questi paladini della legalità rispondiamo che chi occupa non lo fa per divertimento, ma perché non ha alcuna possibilità di accedere agli affitti privati!
Una donna sola, con un lavoro precario e un minore a carico, non verrà mai accettata come inquilina.
Solo un privilegiato può non sapere che affittare una casa oggi a Roma significa anticipare subito almeno 2000 euro tra canone mensile, deposito e allaccio delle utenze. I nostri politici non lo sanno.
Il disprezzo del ricco verso il povero si chiama legalità.
Il nostro disprezzo verso di loro invece, si chiama GIUSTIZIA.