di Giuseppe Provenzale
La scelta di Italia Libera e della redazione della rivista L’Italia Mensile di costituire un gruppo di pressione, attorno al manifesto dei 7 punti valoriali, per l’unità di un potenziale, grande fronte del dissenso, in vista di elezioni volute dal sistema in crisi di legittimità e credibilità, è stata certamente la migliore possibile.
Questo è ancora più vero se guardiamo a quanto si è verificato con la presentazione, o mancata presentazione, delle troppe liste che a questo popolo in cerca di rappresentanza chiedevano il consenso: hanno prevalso i veti incrociati e la volontà di frammentazione, ha trionfato, nel migliore dei casi, la miopia politica, nel peggiore la precisa volontà eterodiretta di sfasciare.
Eppure, lo ripeto, abbiamo fatto la scelta giusta.
Perché?
Dove ai resistenti delle piazze non si sono chiuse le porte ( in primo luogo a Napoli, Roma e Torino ) abbiamo lanciato i nostri 7 punti e la nostra lettera sui 30 mesi di resistenza, a prescindere dalla lista, perché era doveroso riconoscere e riconoscersi tra chi si faceva avanti per rappresentare il dissenso.
Dove, invece, hanno prevalso gli interessi di bottega, il carrierismo, il novecentismo, lasceremo libertà di scelta a chi ci segue, una libertà che prevede, non ci scandalizziamo di certo, quella scelta dell’ astensione che manderebbe un chiaro segnale a chi chiedeva il voto ai milioni di italiani che hanno resistito senza mai essersi visto in piazza o, come Rizzo, avendo addirittura sostenuto la bontà dell’obbligo vaccinale.
E perché…
Il mondo non finirà il 25 settembre.
Siamo consapevoli che un qualunque governo, che non può non avere come esclusivo mandato la ripresa con nuove forze dell’agenda Davos, non durerebbe che due o due anni e mezzo.
Diventa necessario, quindi, non stare a ruota dei ritmi autoconservativi del sistema, ma lavorare per la costruzione dottrinale e di lotta di quel fronte comune che saremo – dopo il prevedibile naufragio di chi si proponeva come leader ad un mondo cui era estraneo o che di frammentare questo mondo era stato incaricato – liberi di unire, insieme a tutti quegli italiani che hanno ben compreso quanto delegare faccia solo ed esclusivamente gli interessi del (presunto e sedicente) delegato e quanto il ‘900 sia da lasciare alle spalle, perché alle loro (nostre) spalle lo hanno (abbiamo) lasciato.
Abbiamo lottato per le libertà?
Liberi dai residui politicanti, non ci resta che costruire lotta e futuro: il futuro dei nostri figli e nipoti, il nostro, non quello di chi chiedeva il nostro voto.
Non ci resta che lavorare con gioia rivoluzionaria per quell’unità di popolo che i nostri candidati, firmatari dei 7 punti, continueranno a perseguire, la stessa unità che, come noi che pure non ci siamo piegati, milioni di coraggiosi resistenti traditi chiedevano si realizzasse.
Liberiamo l’Italia, liberiamola noi: è il nostro dovere.