di Fabio C. Maguire
L’idea che il conflitto russo-ucraino possa assumere una portata mondiale ed allargarsi in altre regioni del globo non deve essere considerata né fuorviante, né eccessiva.
La mobilitazione di interi eserciti e il tono perentorio e guerresco utilizzato da certi leader nazionali, così come la militarizzazione di intere zone e l’incremento della produzione bellica lasciano presagire la possibilità di un confronto mondiale fra potenze.
Anche i nuovi accordi internazionali che vengono stipulati tra rappresentanti di Stato si presentano come finalizzati al raggiungimento di plurimi obiettivi; trattati di natura commerciale si risolvono poi in intese volte a garantire una determinata sicurezza e supremazia in termini militari nei confronti di paesi terzi risultanti ostili.
Il caso in questione è quello concernente il nuovo accordo tra Israele e Azerbaigian, un patto che certifica la vendita di petrolio a Tel Aviv, con l’impegno di quest’ultima di rifornire Baku di armi per miliardi di dollari.
L’aspetto più intrigante è la parte che prevede “l’accesso all’Iran”, ovvero come rivelato dal quotidiano liberal israeliano Haaretz “la possibilità di Israele di usufruire di un nuovo apposito campo d’aviazione azero per colpire le basi nucleari iraniane.”
Un attacco di questo calibro provocherebbe una reazione di eguale misura di Teheran, facendo così piombare il Medio Oriente in un conflitto sistemico che si risolverebbe solo con la sconfitta di una delle due parti in causa.
La pericolosità di questo atto è stata colta in pieno dal capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) che ha giudicato “qualsiasi attacco militare agli impianti nucleari iraniani illegale.”
La risposta del primo ministro israeliano potrebbe suscitare sentimenti contrastanti e ambivalenti, se da una parte verrebbe da ridere di fronte a certe dichiarazioni pensandoci bene poi ci sarebbe da preoccuparsi.
Netanyahu ha controbattuto affermando che “Israele è libera di attaccare i siti nucleari iraniani per legittima difesa”, denunciando come “indegni” i commenti di Raffael Grossi (AIEA).
La stessa legittima difesa che giustifica da ottant’anni il massacro del popolo palestinese e la distruzione di decine di paesi.
Indegna sarebbe da considerarsi la condotta di Tel Aviv e l’indifferenza pluridecennale della comunità internazionale, mai intervenuta per limitare il terrorismo della stella a sei punte e complice della morte di migliaia e migliaia di persone.
L’Occidente collettivo e i suoi alleati stanno muovendo guerra agli ultimi paesi liberi e non soggetti all’unipolarismo atlantista, la resistenza e la vittoria di questi concederanno la possibilità ai popoli del mondo di costruirsi in libertà il proprio futuro.