di Fabio C. Maguire
L’esercito israeliano ha iniziato l’assedio di Rafah.
Nella notte l’IDF ha bombardato alcuni quartiere nel quadrante settentrionale della città, provocando 100 vittime e oltre 250 feriti.
Il raid ha avuto come obbiettivi diversi palazzi residenziali e tre moschee, in una delle quali si erano rifugiati centinaia di civili intenti a sfuggire alle bombe.
I feriti sono stati trasferiti d’urgenza all’ospedale Kuwati, situato nel cuore della città, con le ambulanze che sono state bersagliate costantemente dell’artiglieria israeliana, ostacolando dunque il lavoro dei soccorritori.
Il direttore del nosocomio, Suhaib Al Hams, ha dichiarato che “l’ospedale è pieno di feriti e non ci sono abbastanza medicine e sieri”.
Da parte sua l’esercito israeliano ha confermato gli attacchi su Rafah e ha dichiarato di aver liberato durante le operazioni di combattimento, due ostaggi catturati il 7 ottobre dalle milizie di Hamas.
I due sono stati visitati in un ospedale israeliano e sembrerebbero essere in buone condizioni fisiche.
Nel frattempo, arrivano le prime critiche da parte della comunità internazionale ai danni del Presidente israeliano.
Gli stessi alleati storici di Israele avvertono della pericolosità che potrebbe avere un’incursione a Rafah senza un piano programmatico per tutelare i civili e i malati.
Joe Biden, infatti, ha invitato il suo omologo israeliano a elaborare un piano d’azione che possa evitare un bagno di sangue a Rafah, ma sembrerebbe che il Premier Netanyahu non sia intenzionato a posticipare l’operazione e abbia gia dato l’ordine di iniziare l’invasione della città.
Anche il Presidente dell’OMS, Tedros Ghebreyesus, ha espresso dei dubbi sulla decisione del leader israeliano di attaccare Rafah, affermando che l’imminente offensiva dell’IDF è “seriamente preoccupante.”
L’attacco potrebbe avere ripercussioni disastrose sulle circa 1,4 milioni di persone che attualmente si trovano a Rafah e che sono impossibilitate a fuggire altrove o solamente ad accedere ad una assistenza sanitaria.
Parallelamente, l’Egitto ha minacciato di sospendere gli accordi di Camp David, sottoscritti da il Cairo e Tel Aviv nel 1979 e mediati dagli Stati Uniti.
Le autorità egiziane hanno informato che non tollereranno un attacco su Rafah e per risposta hanno inviato diverse batterie missilistiche anti aeree e decine di carri armati verso il confine con Israele.