IN ESCLUSIVA: Intervista dell’Ambasciatore Russo in Italia Sergey Razov!
- Per ragioni storiche, l’Italia è sempre riuscita a mantenere un equilibrio nella costruzione dei rapporti tra il blocco nord-atlantico, di cui fa parte, e l’Unione Sovietica, e in seguito Roma ha costruito rapporti più stretti con Mosca. Lei ha ripetuto più volte che questi rapporti sono stabili e non risentono della congiuntura politica interna dell’Italia, né dipendono da chi è al potere: sinistra o destra. Come può descrivere lo stato delle relazioni bilaterali oggi? Secondo Lei, quand’è che Roma ha iniziato a prendere le distanze da Mosca (prima dell’Operazione Militare Speciale) e per quali ragioni?
L’equilibrio di cui parla è certamente rotto. Il noto raffreddamento è iniziato quando, nel febbraio 2021, si è insediato il governo italiano, oggi uscente, e fin dall’inizio ha dichiarato l’orientamento inequivocabile della politica estera del Paese verso le strutture euro-atlantiche, la disciplina dei blocchi, ecc. In linea di principio, questo indirizzo della politica estera del Paese non è una novità. L’Italia è tra i fondatori della UE e della NATO, membro del G7 e di altre strutture euro-atlantiche. La notizia sgradevole per noi è stata che, nonostante i noti pronunciamenti, il dialogo di partenariato con la Russia, finora molto consistente e tradizionale per la politica estera italiana, è stato praticamente escluso. Con l’avvio dell’operazione militare speciale in Ucraina nel febbraio 2022, è stato attivato il “freno di emergenza”. Il governo italiano si è allineato completamente alla politica occidentale di contenimento della Russia: ha appoggiato tutti i pacchetti di sanzioni anti-russe della UE, ha approvato gli aiuti militari al regime di Kiev, ha aderito alla totalmente sconsiderata azione collettiva dei partner occidentali espellendo 30 funzionari dell’ambasciata russa a Roma, ecc… Sono stati congelati quei meccanismi di cooperazione bilaterale che avevano dimostrato la propria efficacia (consultazioni interstatali, incontri nel formato “2+2” dei ministri degli Esteri e della Difesa, dialogo ad alto livello sulla sicurezza, consultazioni interministeriali sulle principali questioni internazionali, ecc.) ed è stata adottata la linea di un rapido superamento della dipendenza dalle forniture russe di gas, petrolio e prodotti petroliferi.
Oggi le relazioni bilaterali sono di fatto in una modalità di pausa protratta. Non è una nostra scelta. Nonostante le continue accuse da parte di alcuni politici e media italiani di interferenze della Russia nei processi elettorali e politici interni del Paese, di ipotetici attacchi, minacce e ricatti da parte della Russia, chi conosce la situazione reale concorda sul fatto che la Russia non ha fatto e non sta facendo nulla che possa danneggiare concretamente l’Italia e il suo popolo, con il quale abbiamo sempre mantenuto relazioni amichevoli e reciprocamente vantaggiose. Ripeto ancora che le crisi nelle relazioni tra gli Stati vanno e vengono, ma gli interessi nazionali rimangono. Sono certo che i principali interessi della Russia e dell’Italia in gran parte coincidono, sono paralleli o convergono.
- Cosa possiamo aspettarci dal nuovo governo italiano? Dato che ne faranno parte forze politiche come “Forza Italia” di Silvio Berlusconi e la “Lega” di Matteo Salvini, spesso accusate dai loro avversari di avere una posizione più morbida nei confronti della Russia, è possibile un cambiamento dell’attuale politica di rifiuto totale della Russia?
Possiamo aspettarci che siano in grado di introdurre un qualche filone “negoziale” di ammorbidimento nella dura linea antirussa?
Roma ha ancora una posizione privilegiata per svolgere un ruolo di mediazione nella ricerca di una soluzione delle relazioni, anche con la UE, oppure l’Italia ha perso completamente la fiducia della leadership russa?
Per quanto riguarda le aspettative future, la mia risposta è filosofica: tutto ciò che è accaduto prima di oggi è storia, tutto ciò che accadrà a partire da domani è fantasy. Visto il mio ruolo, le previsioni fantasiose non sono nelle mie corde. Preferisco occuparmi di fatti. La vittoria della coalizione di centro-destra alle recenti elezioni politiche anticipate in Italia e le prime dichiarazioni pubbliche dei leader del nuovo governo che si sta formando meritano certamente attenzione e richiedono un’ulteriore analisi. Per ora è stata confermata la linea del sostegno al regime di Kiev, del rispetto delle sanzioni anti-russe, ecc. Pertanto, rimanderei la risposta alla sua domanda “cosa possiamo aspettarci dal nuovo governo italiano?” a quando questo governo sarà formato e quando le dichiarazioni da campagna elettorale in qualche modo si trasformeranno in concrete decisioni e azioni di politica estera.
Per quanto riguarda la seconda parte della sua domanda sul mantenimento di una sorta di “posizione privilegiata di Roma”, la risposta secca è no. E non si tratta di perdere la fiducia nell’Italia, Stato sovrano che giustamente occupa un posto incomparabile nella storia del mondo ed esercita un ruolo rilevante nella vita internazionale, tanto meno nel popolo italiano, per il quale, ripeto, nutriamo sincera simpatia e sentimenti di amicizia. Ma ritengo corretto astenersi da fuorvianti aspettative, infondate e ingannevoli.
- Ci sono contatti con la parte italiana a livello diplomatico? In cosa consistono?
I contatti bilaterali, compresi quelli tra i Ministeri degli Esteri dei due Paesi, sono stati ridotti al minimo indispensabile. Al momento riguardano principalmente le questioni relative al funzionamento delle ambasciate e degli altri istituti esteri in Italia e in Russia.
- Ci sono dati sul tipo di supporto militare che Roma sta fornendo a Kiev? I media hanno riportato che questa non è più una priorità per Roma: è vero?
La leadership italiana ha già approvato cinque cosiddetti pacchetti di assistenza militare al regime di Kiev. La nomenclatura dei mezzi bellici e degli armamenti non viene resa pubblica, in quanto classificata. Nei media locali circolano informazioni sulla fornitura di sistemi di artiglieria, sistemi anticarro e antimissile portatili, veicoli blindati, armi leggere e munizioni e vari articoli di protezione personale ed equipaggiamento per il personale militare. In una conversazione telefonica tra la leader del partito Fratelli d’Italia, vincitore delle elezioni parlamentari, e Zelensky il 4 ottobre, il nuovo governo italiano ha confermato l’intenzione di continuare a sostenere a 360 gradi il regime di Kiev. E dunque non vedo alcun motivo per parlare di revisione delle priorità. Un’altra cosa è che l’opinione pubblica italiana, a giudicare dai sondaggi e dalle pubblicazioni dei media, nutre notevoli dubbi sull’opportunità di rifornire di armi il regime di Kiev, tanto più alla luce dell’aggravamento dei problemi socio-economici incomparabilmente più importanti nella stessa Italia. Dovrebbe essere chiaro che le forniture di armi non cambieranno gli scopi e gli obiettivi dell’Operazione militare speciale, ma renderanno il conflitto più lungo e doloroso.
- Nella società italiana il sentimento antiamericano e anti NATO è abbastanza diffuso, molti non sono favorevoli ad armare Kiev dall’Europa, nota qualche cambiamento nell’opinione pubblica: in che misura la sua formazione è dettata in questa fase dalla retorica antirussa dei media mainstream? Quanto sono forti i sentimenti pacifisti e ci sono forze politiche serie in grado di promuovere una linea pacifica? Cosa indicano le diverse grandi manifestazioni pacifiste annunciate per il prossimo futuro e modificheranno le politiche del nuovo gabinetto?
Orientamenti pacifisti sono indubbiamente presenti nella società italiana e, per quanto si può vedere, si stanno diffondendo. La stanchezza per la crisi ucraina è evidente. La posizione del Papa, che in Italia gode di un’indiscutibile autorità morale, fa la sua parte. Manifestazioni di massa per la pace in Ucraina si svolgono e sono in preparazione in varie regioni. A volte, però, queste manifestazioni, in particolare quelle nei pressi della nostra ambasciata a Roma, assumono un carattere antirusso, in cui gli slogan pseudo-pacifisti non si discostano molto da quelli militaristi: parlano di pace esclusivamente alle condizioni dell’Ucraina, di sconfitta della Russia sul campo di battaglia, ecc. La retorica antirussa dei media italiani mainstream che lei ha citato contribuisce seriamente alla percezione distorta del conflitto in Ucraina da parte dell’opinione pubblica locale. Anche se dobbiamo ammettere che un segmento significativo della società italiana rifiuta la propaganda mainstream e utilizza con successo fonti di informazione alternative, comprese quelle russe. L’ambasciata, inoltre, diffonde come meglio può la verità sui veri motivi che stanno alla base delle nostre azioni in Ucraina e sulla reale situazione della pacificazione in quel Paese. Tuttavia, sa come si dice, è come gridare al vento: non dipende tanto da quanto forte si urla, ma dalla potenza e dalla direzione del vento. Finora, la “direzione del vento” è sfavorevole: il mainstream italiano ha un pronunciato orientamento anti-russo.
- Le proteste, anche quelle contro le sanzioni, sono in larga misura legate alle gravi conseguenze per la popolazione. Qual è la reale situazione economica dell’Italia in questo momento: cosa si prospetta per il Paese, anche nel settore energetico, visto che c’è un grande divario tra gli impegni assunti dalle autorità e le previsioni degli esperti?
La situazione economica è difficile e tende a peggiorare. Per il prossimo anno si prevede una recessione tecnica. L’inflazione è da record (la più alta dal 1984). I beni di prima necessità stanno rincarando, con aumenti del 10-25% soprattutto per i prodotti alimentari di base. Gli indicatori del debito pubblico sono ai massimi storici. La situazione più difficile è quella delle tariffe del gas e dell’energia elettrica, i cui prezzi per le famiglie e le imprese hanno subito ripetuti incrementi. Questi sono tutti fatti reali. È difficile non fare i conti con la realtà (dopo la rivoluzione del 1917, girava la frase: “non sono i bolscevichi che devono fare i conti con i fatti, bensì i fatti che devono fare i conti con i bolscevichi”). Il governo uscente è comprensibilmente propenso a minimizzare la gravità della situazione, ma questa gravità sarà inevitabilmente consegnata al nuovo governo che si sta formando. Si tratta, ovviamente, di un affare interno italiano e auguriamo al governo e al popolo un rapido superamento delle difficoltà attuali.
L’unica cosa a cui dobbiamo opporci sono i tentativi di alcuni politici e media di incolpare indiscriminatamente la Russia, in particolare per l’incombente crisi energetica, la cui causa principale, comprensibilmente, non sono gli astratti tentativi russi di minare la sicurezza energetica dell’Europa e dell’Italia, ma la dichiarata volontà di liberarsi della dipendenza dalle nostre forniture energetiche in tempi storicamente brevi, imporre loro embarghi, tetti di prezzo, ecc.
- E l’imprenditoria italiana in Russia? Molte delle aziende che operano e hanno consolidato la loro attività in Russia non hanno fretta di lasciare il mercato russo, sono queste sottoposte a pressione da parte delle loro stesse autorità? Quale sostegno offre la Russia a questo proposito?
Prima dell’ennesima tornata di sanzioni, all’inizio di quest’anno, in Russia operavano più di 400 aziende italiane. Lavoravano con efficienza e notevole profitto. Purtroppo alcune, per motivi diversi, hanno deciso di lasciare il mercato russo, ma non stiamo parlando di una “fuga di massa ” di capitali italiani. Non ci risulta che le autorità italiane abbiano esercitato una vera e propria pressione sulle aziende, anche se ci sono stati alcuni appelli verbali in tal senso. Se c’è qualcuno che sta davvero esercitando pressioni, sono Bruxelles e Washington che minacciano le cosiddette sanzioni secondarie per il mancato o inadeguato rispetto del regime sanzionatorio imposto alla Russia.
La parte russa ha sempre dichiarato di essere pronta a fornire alle imprese straniere, comprese quelle italiane, che operano nel nostro mercato, tutto il sostegno necessario (prestiti agevolati, partecipazione a gare d’appalto statali, realizzazione di progetti in zone economiche speciali e particolari e nei parchi tecnologici).
- Si può parlare di discriminazione dei cittadini russi in Italia, oppure si tratta di casi isolati ed è lecito affermare che in Italia non esiste la russofobia che c’è in alcuni Paesi occidentali, soprattutto nell’Europa dell’Est?
Come ho detto, i media mainstream locali bombardano ogni giorno i cittadini italiani con molte informazioni distorte o semplicemente false sulla Russia e sull’operazione militare speciale in Ucraina, nello spirito della propaganda occidentale. Si arriva persino al parossismo. Come sa, qualche mese fa sono stato costretto ad adire le vie legali in merito a uno degli articoli più eclatanti della stampa nazionale italiana, che parlava in tutta serietà della possibilità e dell’opportunità di rimuovere fisicamente il Presidente della Russia. Il tribunale ha tranquillamente archiviato il caso, citando il principio della libertà di stampa. Una libertà tale, che va ben al di là non solo dell’etica giornalistica, ma anche della morale e della legge, non è facile da contrastare per un lettore o spettatore comune. Tuttavia, ripeto, molte persone comuni in Italia non hanno alcuna voglia di unirsi a questo coro antirusso. Ed è proprio a questa Italia che ci rivolgiamo nel nostro lavoro.
- L’Italia può adottare unilateralmente ulteriori misure restrittive, come hanno fatto alcuni Paesi europei, ad esempio smettere di rilasciare visti, di accettare russi o espellere diplomatici?
Di questi tempi non si può escludere nessuno scenario, anche se, a dire il vero, abbiamo già perso il conto delle sanzioni e delle misure restrittive imposte alla Russia e ai russi. Almeno finora il governo italiano non ha adottato tali misure individualmente, ma solo nel quadro della politica complessiva concordata da UE, NATO e G7. Naturalmente, speriamo nel buon senso, anche se ognuno considera solo il proprio come tale.