di Fabio C. Maguire
I freelance italiani Andrea Sceresini e Alfredo Bosco sono stati bloccati e attualmente sono impossibilitati a muoversi liberamente, rimanendo per ora in attesa di un interrogatorio del SBU, il servizio di sicurezza interna ucraino.
I due cronisti sono stati fermati poco meno di due settimane fa mentre erano nei pressi della città di Bakhmut, importante centro e teatro degli ultimi duri scontri, per effettuare un reportage per il Tg3.
Di ritorno dalla linea del fronte sono stati segnalati da alcuni fixer (consulenti locali che lavorano come traduttori per i giornalisti stranieri) e trattenuti, in attesa di accertamenti, perché sospettati di essere “collaboratori del nemico russo”.
Questo non è il primo caso che vede reporter italiani, perlopiù freelance, essere fermati o respinti dalle autorità ucraine; infatti ci sono anche Salvatore Garzillo e Lorenzo Giroffi che, pronti ad entrare in Ucraina dalla Polonia per documentare l’evoluzione del conflitto, vennero a conoscenza di essere stati inseriti all’interno di una “black list” che impediva loro l’accesso al territorio nazionale ucraino per i prossimi cinque anni.
Nella stessa democratica vicina Polonia il giornalista spagnolo Pablo Gonzalez venne arrestato nel febbraio del 2022 perché sospettato di spionaggio; il processo ancora non è arrivato alla fase istruttoria e, in custodia cautelare da un anno esatto, viene impedito al cronista iberico di avere comunicazioni con l’esterno e di beneficiare della legittima assistenza legale.
La rappresaglia sarà dovuta alla “nostra colpa di aver raccontato, nel 2014 e nel 2015, ciò che accadeva a Donetsk e Lugansk.
Il che ci renderebbe automaticamente dei collaboratori russi” così scritto da Sceresini sui propri profili social.
Dunque lo sbaglio sarebbe stato quello di aver compiuto liberamente il proprio lavoro, narrando oggettivamente le atrocità di una guerra latente al grande pubblico europeo e di non avere adeguato e omologato il proprio racconto agli standard della propaganda occidentale.
Nel frattempo in Italia tutto tace e nessuna parola di solidarietà è stata espressa dalla premier Meloni e nessun azione diplomatica è stata intentata dalla Farnesina per assicurarsi un pronto rilascio dei ragazzi bloccati.
La libertà di stampa e di espressione è una di quelle libertà che viene nel tempo sempre più compressa e limitata in nome di un pensiero unico dominante che ormai regna sovrano nell’Occidente ipocritamente definito democratico.