Antonio Catalano
Non aggiungo molto alle ottime parole di Pino Cabras.
Qui: https://visionetv.it/golpismo-atlantista-contro-il-popolo-georgiano/.
Guardate con attenzione il video riportato da Cabras, si vedono manifestanti in piazza a Tblisi (la capitale della Georgia) che si muovono in assetto militare.
Immaginate se accadesse una cosa del genere in una capitale europea.
In Georgia il potere atlantista vuole sovvertire con i soliti metodi golpisti, assoldando manipoli di veri e propri criminali, una regolare elezione in cui hanno vinto quelli che definiscono “filo russi”, cioè quelli che non vogliono accettare la sudditanza a Nato e Ue.
Insomma, si sta scatenando una nuova Maidan (ecco perché vietano la proiezione di documentari di giornalisti indipendenti come “Maidan: la tragedia che porta alla guerra”).
Attenzione: lo scenario potrebbe replicarsi anche in Romania nel caso in cui domenica prossima dovesse risultare vincente il candidato Georgescu, sul quale si è scatenato la solita campagna denigratoria atlantista capitanata da quei campioni di democrazia alla Picierno (che urlano contro la deriva fascista in Italia…).
La Georgia è geograficamente lontana da noi, ma non poi tanto, eppure la sorte di questa piccola nazione ci riguarda direttamente.
Il blocco Nato sta pericolosamente spingendo sull’acceleratore della guerra, fomentando tutti quei focolai che possono mettere in difficoltà l’odiata Russia (si veda quello che sta succedendo in Siria).
Mi rivolgo a quelli che, in buona fede, giustamente scendono in piazza contro il massacro del popolo palestinese, ma non si rendono conto che la sorte del popolo palestinese è legata allo scenario internazionale, che vede nel conflitto scatenato dall’impero declinante (ma per questo ancor più feroce) contro la Russia la madre di tutte le guerre.
Per cui, se non si comprende questo nesso, si rischia di scendere in piazza prestando il fianco a operazioni strumentali di quei partiti (PD) assoldati alla causa atlantista.
Bisogna dirlo con chiarezza: in molti di quelli che partecipano alle manifestazioni proPal non solo non c’è consapevolezza di questo tipo, ma serpeggiano umori decisamente anti-russi del tutto funzionali al potere atlantista, che può concedere apparenti margini di manovra alla protesta di solidarietà palestinese.