Giuliano Castellino
Anche questo fine settimana è stato caratterizzato da tafferugli, violenze della polizia, arresti di massa e mobilitazioni popolari in tutta la Francia.
Durissimi scontri tra manifestanti e polizia a Parigi nella settima giornata di proteste contro la riforma delle pensioni.
Lungo il percorso del corteo, da Place de la Republique alla Bastiglia, si sono registrati diversi disordini con vetrine infrante, danni a negozi, pensiline distrutte e numerosi lanci di oggetti, in un caso non soltanto contro la polizia ma anche contro un gruppo di sindacalisti, accusati dal popolo di essersi venduti al governo.
Polizia e sindacati i nemici principali della rivolta francese.
I primi accusati di una repressione brutale e violenta, forse come mai vista in occidente, i secondi di aver firmato accordi con il governo e aver tradito lavoratori e pensionati.
Sono stati 26 i fermati, secondo quanto reso noto dalla prefettura.
Molti di più secondo i dissidenti.
Tafferugli segnalati anche a Nantes, nella Francia occidentale.
La Francia è sull’orlo della guerra civile, il popolo è in rivolta contro Macron, che ha risposto con lacrimogeni e manganelli contro i manifestanti.
Nei giorni scorsi gli “araldi dei diritti civili” hanno fatto a gara a mostrare indignazione per la violenza della polizia nella lontana Tbilisi.
Oggi non una parola contro l’ennesimo pestaggio legalizzato da parte della polizia di Macron contro cittadini e lavoratori, inclusi donne e anziani.
D’altronde la polizia di Macron è “democratica ed europeista”, anche un pò di “sinistra”. Quindi legittimata ad ogni uso di violenza.
Mentre il popolo francese è colpevole di essere contro la guerra, contro Bruxelles e di essere contro Macron e contro la Le Pen, contro la sinistra e contro la destra, contro il governo e contro i sindacati…
Questa rivolta francese deve essere silenziata.
Così come stanno facendo tutti i media italiani ed occidentali…
Poco importa che al di là delle Alpi è in corso una rivoluzione popolare e che questa viene soffocata tra arresti e pestaggi da un “democratico Stato di Polizia”.