Il capitalismo globalizzato si fonda su una norma generale: trovare sempre qualcuno disposto a produrre il medesimo a un costo più basso.
Per questo, le due leve fondamentali del globalcapitalismo sono l’immigrazione di massa e la delocalizzazione: con la seconda, la produzione si trasla ove convenga al capitale, ove cioè il lavoro costi meno per via dell’assenza dei diritti e della tutela dei lavoratori.
Con l’immigrazione di massa, invece, il capitale attira forzatamente braccia a basso costo: le sfrutta senza pietà e, come se non bastasse, le impiega ad arte per abbassare i costi della forza lavoro in generale e per fomentare scontri orizzontali tra lavoratori autoctoni e lavoratori migranti, di modo che il conflitto non si organizzi mai come lotta unificata dei lavoratori contro i padroni del capitale sans frontières. Il nemico non sono i migranti, ma il capitale e le classi padronali: perché il nemico non è chi fugge ed è disperato, ma chi costringe a fuggire e getta nella disperazione.
di Diego Fusaro