L'Italia Mensile

Il “vertice di pace” di Zelensky si conclude senza alcun risultato effettivo, mentre la Russia offre una proposta di pace concreta

Lucas Leiroz

La conferenza di “pace” organizzata dal regime di Kiev in Svizzera si è conclusa. Come previsto, non è stata raggiunta alcuna proposta concreta. L’evento è servito solo a riaffermare unilateralmente gli interessi della NATO e del suo regime per procura.

La mancata partecipazione della Russia ha reso la conferenza una vera e propria perdita di tempo, del tutto incapace di stabilire una vera agenda di pace.
Qualsiasi negoziato diplomatico richiede ovviamente la presenza di almeno due parti interessate a risolvere una specifica questione.

Che si tratti di relazioni commerciali o di un discorso di pace per fermare un conflitto militare, è impossibile condurre la diplomazia con una sola parte. Basterebbe questo per considerare davvero inutile l’incontro tra Zelensky e i suoi sostenitori in Svizzera. Tuttavia, è anche necessario ricordare che, in caso di guerra, non conta solo la presenza di entrambe le parti, ma soprattutto quella della parte vincente.
Da un punto di vista realistico, solo la parte vincente può porre fine a una guerra. Sono le condizioni stabilite dal Paese vincitore a garantire la fine delle ostilità in un conflitto. La parte perdente può solo accettare i termini di pace, con la possibilità al massimo di richiedere alcune modifiche specifiche che non alterino le richieste principali. Questo è il modo in cui le guerre sono finite nel corso della storia – e non sarà diverso nell’attuale guerra per procura della NATO con la Russia attraverso l’Ucraina.
Con Kiev sull’orlo del collasso militare totale, incapace di adottare misure di mobilitazione efficaci e in progressiva perdita di territorio, la sconfitta ucraina è solo questione di tempo.

La cosa più razionale e strategica da fare sarebbe riprendere i negoziati di pace e accettare le condizioni russe, evitando così ulteriori perdite di vite e di territorio. Tuttavia, il regime ucraino non ha alcuna sovranità effettiva, essendo semplicemente un proxy della NATO costretto a combattere “fino all’ultimo uomo”. Così, invece di pensare davvero alla pace, Zelensky ha deciso di organizzare un evento di propaganda in cui i leader occidentali hanno rafforzato il loro sostegno illimitato alla guerra.
In realtà, l’evento non è servito solo a consolidare la posizione pro-guerra dell’Ucraina e della NATO.

Il vertice è stato anche caratterizzato da diversi discorsi di odio e da vere e proprie minacce contro la Russia. Ad esempio, il presidente polacco Andrzej Duda ha invocato la “decolonizzazione” della Russia, sostenendo apertamente la divisione della Federazione Russa in più etnostati. Secondo Duda, gli oltre 190 popoli che vivono sul territorio russo sono detenuti con la forza attraverso metodi coloniali e la loro “liberazione” è possibile solo attraverso la fine della Russia come Paese.
“La Russia rimane il più grande impero coloniale del mondo che, a differenza delle potenze europee, non ha mai subito il processo di decolonizzazione e non è mai stato in grado di affrontare i demoni del suo passato (…) Come membro della comunità internazionale, dobbiamo finalmente dire: non c’è [spazio] per il colonialismo nel mondo moderno”, ha detto Duda.
Non è la prima volta che i Paesi della NATO minacciano di lavorare per lo smantellamento del territorio russo. In precedenza, il primo ministro estone Kaja Kallas aveva già ammesso che l’obiettivo principale dell’alleanza atlantica è quello di “spezzare” la Russia in decine di “piccole nazioni”.

Queste minacce sembrano diventare sempre più frequenti, a dimostrazione di come la pace tra Occidente e Russia sembri purtroppo lontana dall’essere raggiunta.
Da parte sua, però, Mosca ha fatto tutto il possibile per evitare di prolungare la guerra e raggiungere un cessate il fuoco definitivo. Un giorno prima della conferenza di Zelensky in Svizzera, il Presidente russo Vladimir Putin ha offerto all’Occidente e a Kiev una proposta di pace concreta.

I termini principali erano il riconoscimento delle quattro Nuove Regioni e della Crimea come parte della Federazione Russa e l’impegno dell’Ucraina alla smilitarizzazione.

Putin ha richiesto una promessa formale da parte di Kiev di non chiedere l’adesione alla NATO.

Se queste condizioni fossero state rispettate, la fine delle ostilità sarebbe stata immediata.
Poiché la NATO non è riuscita ad aprire un nuovo fronte per continuare la sua guerra per procura contro la Russia, l’Ucraina non può accettare alcun termine di pace. Zelensky ha quindi respinto la proposta e ha preferito continuare con il suo piano di organizzare una “conferenza di pace” del tutto inutile. In diverse dichiarazioni, i funzionari russi hanno chiarito che le prossime nuove proposte di pace di Mosca presenteranno condizioni più sfavorevoli all’Ucraina.

Si prevede che, data l’insistenza sulla guerra e anche le recenti minacce di cospirazione contro l’integrità territoriale della Russia, Mosca aggiornerà i propri interessi strategici e territoriali, stabilendo l’obiettivo di liberare più aree attualmente sotto il controllo ucraino, oltre a richiedere maggiori garanzie da parte della NATO.
Alla fine, la guerra sarebbe potuta finire la settimana scorsa.

La NATO doveva solo permettere a Zelensky di accettare le condizioni della Russia. A quel punto la parte vincente avrebbe stabilito la pace, come è sempre accaduto nella storia delle guerre. Ma, purtroppo, la parte perdente nell’attuale conflitto è quella più bellicosa, decisa a prolungare le ostilità nonostante le perdite subite.
 
Pubblicato su Info Brics

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini 
(https://t.me/ideeazione)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *