Alessia Sciannimanico
Facendo una passeggiata per le periferie romane in questo periodo di primavera, in una giornata uggiosa come questa quando piove, ma le temperature non sono basse, puoi sentire l’odore della terra bagnata, il rumore del vento tra le foglie degli alberi, l’arcobaleno che fa da sfondo ad un’architettura popolare degli anni ’50 con palazzi gialli, rosa, rossi, tutti trascurati, abbandonati a se stessi, che ci riportano anche un po’ a quello che è stato il decadentismo.
Fino a 10 anni fa in un quartiere come in quello in cui sono nata io alla fine di Via Morrovalle c’era una comitiva composta da 60 tra ragazzi e ragazze, ragazzi cresciuti insieme, ragazzi che non conoscevano la ricchezza, il bullismo, il razzismo o il comunismo, ragazzi che conoscevano solo la fame, ragazzi che nella vita avevano avuto solo tante disgrazie, chi aveva perso un fratello, chi una madre, chi il padre carcerato, chi il padre morto ammazzato, ma che avevano un senso di appartenenza da far invidia al mondo intero.
Ragazzi che se avevano il ragazzo omosessuale in comitiva lo prendevano i giro, ma alla fine lo accettavano, lo difendevano, lo aiutavano.
Eppure non eravamo cresciuti con Peppa Pig con due mamme, ragazzi che se vedevano un ragazzo picchiare la fidanzata per strada lo fermavano, eppure non eravamo cresciuti con i movimenti femministi cosi affiatati, ragazzi che se ti mancavano i soldi per andare a mangiare la pizza facevano una colletta perché tutti dovevano andare.
In comitiva c’era anche un ragazzo straniero, nero. Lo chiamavamo il biondo.
Provate a farlo adesso!
Si griderebbe al razzismo.
In comitiva come in ogni comitiva che si rispettava avevamo il ragazzo roscio…
che veniva da tutti chiamato “malpelo”… provate oggi…
In comitiva avevamo un ragazzo grasso e lo chiamavamo il suino, eppure non eravamo bulli, eravamo fratelli.
Questo senso di appartenenza, di istinto quasi viscerale di classe non ce lo può togliere nessuno, parlo di lotta di classe vera, non di salto di classe che ha visto finti compagni trasformarsi in borghesi radical chic, senza “core e palle”.
Chi ha passato tutta la vita con il naso sui libri facendosi venire la gobba e la cattiveria d’animo, o peggio ancora piegato con il telefonino in mano facendo tornare la scogliosi come malattia diffusa non può certo capire quando parlo di proletariato e lotta di classe…
Può parlare di lotta di classe chi non riesce neanche ad andare oltre il ciao in una conversazione con uno di noi?
Può parlare di lotta di classe chi ha fatto il gioco delle banche e delle mafie? Chi per anni ci ha governato?
Magari parlano di sinistra e borgate chi non ci ha mai vissuto, ha introdotto la legge Biagi-D’Antona, il Job Act e abrogato l’articolo 18! Oppure fatto esecutivi con Monti e Draghi…
Governa la sinistra in Italia per 20 anni e viene criticata dalla destra… Governa la Destra e viene criticata dalla sinistra…
Ma guarda un po’ quando c’è una riforma importante da votare hanno lo stesso pensiero.
La Schlein è per l’invio di armi in Ucraina perché lo dice la Nato!
La Meloni è per abolire il reddito di cittadinanza, perché i soldi del Pnrr sono dettati da Bruxelles!
Ma sul fatto che l’Italia sia il paese con minor case popolari in Europa, con stipendi piu bassi d’Europa, con tasso di disoccupazione più alto d’Europa, con tasse da pagare più alte d’Europa e che sia l’unico paese in Europa che è ancora diviso tra nord e sud questo non si dice e non interessa a Bruxelles.
Per questo i proletari italiani urlano FUORI DALLA NATO E DALL’EUROPA, “aridatece la comitiva al muretto!”
Giù le mani dai quartieri, giù le mani dalle case popolari, andate ad attaccare Autostrate Autogrill e gruppo Benetton, che hanno una concessionI a vita.
Andate ad attaccare capitalisti e speculatori.
Banche e finanza.
La mia generazione, vissuta in quartieri come il mio, San Basilio, ha conosciuto la sofferenza troppo presto, ha sofferto troppo nella vita per ritrovarsi di nuovo senza quella poca sicurezza che si è ricostruita.
Non ce la faremo togliere da un borghesotto qualunque, in doppiopetto, in divisa o travestito da progressista.
Un cantante suona e scrive: sono nato in un quartiere e me ne vanto, con il nome di un santo dove ho incontrato la gioia e il dolore…
Nelle periferie romane la sera d’estate puoi sentire l’odore della bracie che viene dalle terrazze, puoi ancora vedere i bambini che giocano a palla nei cortili, capita ancora di vedere bambini con un ginocchio sbucciato per una caduta in bicicletta, e vi assicuro che non c’è niente di piu bello al mondo…
Se voi non gli aveste messo in testa sto cavolo di differenza tra essere genitori dello stesso sesso o di sesso diverso, se non gli aveste messo in testa che negro non si dice, e cose del genere loro neanche ci avrebbero fatto caso perché i bambini sono innocenti e ciò che dicono non lo dicono con cattiveria.
Un giorno la sinistra mi spiegherà il perché un ragazzo non mi può dire bella per strada ad una ragazza, ma un nigeriano può essere giustificato per uno stupro.
Noi siamo i ragazzi di borgata, cresciuti a pane e prepotenze, fatti da parte delle istituzioni, che non chinano la testa per farsi portar via quel poco che si son lottati.
Noi sui citofoni abbiamo nomi e cognomi, non un codice.
Noi non siamo un numero o un codice, cari borghesi.
Chi entra nei nostri quartieri di notte portano tutti la giacca e la cravatta, non sono i nostri figli. Sono i vostri… che vengono a comprare il vizio dei borghesi.
Cari signori vi faremo vedere noi dove può arrivare l’istinto di classe e di appartenenza, abbatteremo le vostre idee ridicole di destre, di sinistre, di fascisti di comunisti.
Fuori da ogni logica che voi conoscete, per me avete perso quando avete fatto cambiare la costituzione testo sacro. Avete perso ogni diritto di parola, e chi scrive è una che in cameretta a 14 anni, cresciuta nelle case popolari di San Basilio, aveva la bandiera con la falce e martello.
Quindi basta strumentalizzazioni.
Fuori il mio balcone ora sventola il Tricolore, oggi l’unica bandiera del proletariato!