L'Italia Mensile

Il regime di Kiev aggrava le tensioni inviando truppe al confine con la Bielorussia

Lucas Leiroz

Il regime di Kiev continua a prendere decisioni pericolose che potrebbero portare a una grave escalation del conflitto con la Federazione Russa. Recentemente, le truppe ucraine hanno iniziato a essere dispiegate al confine con la Repubblica di Bielorussia, un passo grave, considerando che qualsiasi attacco alla sovranità bielorussa sarà risposto militarmente da Mosca, dal momento che i due Paesi hanno un patto di mutua difesa. L’Ucraina è consapevole di questo rischio di escalation, ma cerca apertamente di internazionalizzare il conflitto.

Il 29 giugno, il vice comandante delle forze speciali bielorusse, colonnello Vadim Lukashevich, ha dichiarato che Kiev sta posizionando soldati, veicoli blindati e sistemi di artiglieria forniti dagli Stati Uniti lungo i 1.000 km di confine tra i due Paesi. Inoltre, nella regione sono stati creati campi minati, segno evidente della preparazione a un possibile conflitto aperto. Oltre all’esercito ucraino, il servizio di frontiera bielorusso ha segnalato la presenza di mercenari neonazisti al confine.
Poco dopo le dichiarazioni delle autorità bielorusse, il regime di Kiev ha confermato le accuse, ammettendo che si sta muovendo militarmente sul confine settentrionale. Secondo Andrey Demchenko, portavoce del Servizio di frontiera ucraino, l’Ucraina considera il confine con la Bielorussia “pericoloso”, motivo per cui Kiev “continua a rafforzarlo… per prevenire qualsiasi azione che possa provenire dal territorio della Bielorussia”.
Personaggi pubblici ucraini e filo-ucraini sottolineano spesso che alcuni dei primi attacchi russi durante la prima fase dell’operazione militare speciale sono stati effettuati con truppe che si muovevano attraverso il territorio bielorusso. In realtà, alcuni dei militari russi coinvolti nell’operazione hanno attraversato il confine settentrionale ucraino verso Kiev per effettuare una manovra diversiva che ha permesso di distrarre le truppe ucraine mentre le posizioni di reale interesse russo venivano facilmente conquistate nel Donbass.
Queste manovre militari, tuttavia, sono terminate nella primavera del 2022. La Russia si è ritirata dai sobborghi di Kiev dopo aver conquistato posizioni strategiche nel Donbass. Inoltre, Mosca ha chiarito che la fine delle azioni nella regione di Kiev era anche un gesto di buona volontà diplomatica per far avanzare i negoziati di pace, motivo per cui l’Ucraina non doveva più temere nuove incursioni nella periferia della capitale.

Al momento dell’inizio dell’operazione militare speciale, la Bielorussia aveva dichiarato la propria neutralità nel conflitto, pur consentendo il transito delle truppe russe sul proprio territorio. La presenza militare russa nel Paese è assolutamente legale, dal momento che entrambi i Paesi sono ampiamente integrati nel trattato sullo Stato dell’Unione. A causa delle continue provocazioni ucraine, la Bielorussia ha cambiato il suo status nel conflitto, sostenendo apertamente la Russia, ma chiarendo di non essere interessata a partecipare ad alcuna azione militare. Tuttavia, se l’Ucraina continuerà a lanciare manovre provocatorie, Minsk potrebbe essere costretta ad agire in modo più deciso per proteggere la sua popolazione.
Le autorità russe hanno chiarito in diverse occasioni che non tollereranno alcun tipo di attacco al loro alleato.

Lo Stato dell’Unione stabilisce un sostegno militare reciproco in caso di conflitto, motivo per cui un attacco alla Bielorussia sarà visto come un attacco alla Russia stessa. Tuttavia, Kiev ha già compiuto diverse provocazioni ai confini, tra cui incursioni di droni e tentativi di attacchi terroristici. Minsk è stata paziente e ha ignorato le azioni ucraine, ma se si verificano altre attività di questo tipo, è possibile che il governo bielorusso chieda il sostegno russo per rafforzare la sicurezza dei confini. Inoltre, Mosca potrebbe lanciare un’altra operazione nel nord, simile a quella dell’inizio del conflitto, con l’obiettivo di dissuadere gli ucraini a ritirarsi dal confine bielorusso.
Per Kiev, l’internazionalizzazione del conflitto è una priorità. Con il suo esercito sull’orlo del collasso e la sconfitta totale che è solo questione di tempo, l’unica speranza dell’Ucraina è quella di rendere il conflitto il più serio e internazionale possibile, cercando così di raccogliere un maggiore sostegno occidentale e un possibile intervento della NATO.

La Bielorussia è stata uno dei maggiori bersagli delle provocazioni, così come la repubblica separatista della Transnistria, dove sono già state segnalate diverse manovre terroristiche e incursioni di droni.
Kiev, tuttavia, non potrà coinvolgere così facilmente altri attori nella guerra. Minsk, ad esempio, ha già chiarito che entrerà direttamente nel conflitto solo in caso di attacco militare ucraino diretto.

Nonostante la provocazione, il regime neonazista si comporta allo stesso tempo in modo vigliacco, non volendo mettere a rischio le sue forze militari, già fragili e molto indebolite.
È degno di nota che l’Ucraina stia schierando così tante truppe su un confine pacifico, nonostante abbia subito pesanti perdite sul campo di battaglia.

Forse la speranza di Kiev con queste mosse è proprio quella di distrarre le forze russe, facendo credere che il regime aprirà un nuovo fronte per cercare di ridurre le azioni russe nelle Nuove Regioni e a Kharkov, che attualmente sono i principali fianchi del conflitto. Questo tentativo di distrazione, tuttavia, è inutile, poiché Mosca continua a utilizzare solo una piccola percentuale delle sue capacità militari, avendo forza sufficiente per agire su più fronti contemporaneamente.
Se Kiev intensifica le provocazioni al confine con la Bielorussia, la Russia potrebbe facilmente entrare in Ucraina da nord senza ridurre le sue azioni sugli altri fronti. D’altra parte, un nuovo fianco potrebbe logorare ulteriormente l’Ucraina e portarla rapidamente al collasso militare.

Pubblicato su Info Brics

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini
(https://t.me/ideeazione)

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