Ho appena finito di ascoltare il breve intervento di Damir Ivic alla tv, nel programma delle Iene: parla della bollente questione del rave a Modena.
Immagino ne abbiate sentito parlare perché alcune notizie ormai ci vengono somministrate come proiettili, come certa musica di merda, come le hit del momento: non puoi salvarti! Non puoi non ascoltare, sono dappertutto.
Insomma alla tv, Ivic ha detto che il rave può essere pericoloso e che circola droga ma in quantità inferiori a qualsiasi altro posto frequentato da gente famosa o che lavora nella finanza (come se la droga fosse l’aspetto più pericoloso di chi lavora in finanza), sicché la regola è sempre la stessa: quando qualcuno fa un cazzata ma da qualche altra parte ne è stata fatta una più grande, la prima cazzata implode ed entrambe le cazzate si depotenziano.
Come quando si veniva sgridati da bambini e ci si difendeva dicendo che anche gli altri avevano tirato la merenda sui muri, nella speranza di spostare l’attenzione, di confondere l’autorità.
Ivic considera il rave “una pratica di aggregazione alternativa che esprime il dissenso” ma quella è la manifestazione, Damir!
Ti sei confuso!
La manifestazione, te la ricordi?! Quella che per tutto il 2020 è rimasta proibita (e manco ci si droga alle manifestazioni), e a nessuno sembrava fregar niente perché alle manifestazioni ci si poteva contagiare mentre al rave ti contagia solo la techno e purtroppo per la techno non esiste vaccino che funzioni.
(un minuto di silenzio per i vaccini che funzionano).
Poi dal monologo esce fuori che “il ballo può essere un atto sovversivo”, ma io di rave ne ho frequentati un pelino e più che dissenso ho sempre visto disagio, dolore e disperazione che poi erano i motivi per cui ci andavo io.
Prosegue il monologo e Ivic ci ricorda che gli spazi abbandonati si possono usare, non importa se appartengano ad altre persone e non importa se dentro ti ci fai l’intramuscolo di chetamina.
Che poi, sei libero di farti intramuscoli di salsedine, di ciò che vuoi ma non si può non averlo presente quando si parla di questo tipo di eventi e aver presente il significato di rave non esclude la possibilità di indignarsi per le pene severe inflitte a chi vi partecipa: i due sentimenti possono convivere!
Da un lato, lo sdegno per la repressione imposta solo ai cittadini e non alle schifezze istituzionali e/o mafiose, dall’altro lato, la ragionevolezza di non poter considerare il rave una circostanza virtuosa in cui si occupa uno spazio per il bene del recupero di uno spazio urbano e dell’espressione di se stessi perché chi è stato ad un rave sa cosa ci si trova e chi non c’è stato ne racconta i virtuosismi.
A questo punto sorge il dubbio: meglio la tv o un massiccio rave illegale?
Entrambi ti fanno fanno venir voglia di droga.
Arianna Porcelli Safonov