L'Italia Mensile

Il passo delle oche del Ministro della Cultura

Rainaldo Graziani

Un Consimile, ci ha scritto delle sue considerazioni critiche ed autocritiche sulla recente elezione del ministro della cultura (perdonatemi le miniscule).
Il suo nome in codice nelle “missioni importanti” era Mr. Tuttle.

Personalmente credo che un filo di delusione abbia preso il sopravvento rispetto la sua notoria lungimiranza delle cose della politica e dell’Uomo.

Nel testo che ha pubblicato all’interno di una chat composta da compagni di avvenntura e di lotte decennali non fa sconti innazitutto a se stesso, ne a me, ne ad altri e per non dimenticare proprio nessuno neanche al neoministro.
Ciò risponde alla sua natura ed al suo stile.
Mi chiede e si chiede dove abbiamo sbagliato.
la risposta è semplice, facile.

Potremmo serenamente rispondere che non cè stato errore alcuno e che forse, al massimo, c’e stata una distrrazione. ad onor del vero più di una, e stando agli effetti non è cosa da poco.

Ironia a parte tra tante conversazioni, numerosi studi, costanti corsi di formazione e pochi ma fondamentali insegnamenti impartiti, non ci siamo mai soffermati su una verità che caratterizza i nostri comportamenti ed esprime al contempo i nostri dettami di ordine etico. Una vera e propria “differenza esistenziale” che il neoministro molto probabilmente non ha colto, magari anche perchè nessuno, primi fra tutti “noi”, gli abbia dato sin dai tempi di allora la giusta rilevanza.

Questa “differenza esistenziale” è racchiusa nella contrapposizione di due termini: scendere ed abbassarsi.
Eccola la nostra distrazione. Non abbiamo mai spiegato questa differenza. Scendere, nel nostro linguaggio ovvero nel nostro comportamento, non prevede l’abbassarsi.
Di seguito, la riflessione di Mr. Tuttle…

Giuli pensiero: Dalla Rivolta contro il Mondo Moderno, al suo perfetto riconoscimento, alla sua legittimazione, per basi culturali, prospettive, valori: patriottismo inclusivo, maturità liberale, senso delle istituzioni.

Ma cosa insegnano oggi alla Fondazione Evola?
Altro che Gramsci e Gentile, siamo alla apoteosi del “pensiero debole” che permea la società civile per mantenere in piedi una agonizzante società politica.

Questo è il danno vero della “nostra metapolitica”, del suo metodo slegato dalla strada: il danno di una inversione antropologica oltreché ideologica, dove alla fine di un percorso di sana critica radicale al sistema e con perfetti strumenti culturali, la montagna partorisce un “topolino” che ci presenta il conto.
Un topolino conosciuto e gia visto. Purtroppo il metodo dei De Benoist ed i Tarchi, di cui anche io sono figlio, puo’ generare anche una sottospecie di piccoli “Armando Plebe”, che dimenticano le letture di Evola, di Pasolini ed di un Augusto del Noce (gli immaturi ed i ritardati del Giuli pensiero…) e finisce nell’abbraccio mortale di Karl Popper, il papà dei Soros, dei Bezos, dei Bill Gates. Alla faccia della tecnoribellione, degli Junger e di quel suo carteggio con Heidegger, dal quale nasce la formazione di base del Giuli pensiero.

I complimenti anche a me stesso, che andavo a scortare Alessandro (…e gli altri giovani tecnoribelli all’uscita del Tasso) per difendere la sua splendida immaturità, a soli 16 17 anni, da chi gli imponeva con la forza una “coatta maturità” senile e la vera depravazione di questo tempo: l’eterno antifascismo costituzionale, che puzza di cadavere morto molto di più del reducismo sterile di Predappio.

Credevamo di aiutare un pensiero radicale a crescere e strutturarsi.

Abbiamo finito per regalare una classe dirigente colta, arguta, preparata, scaltra e ripulita al nostro peggiore Nemico Principale che non è mai stato il Comunismo che ci assassinava “fuori, ma la liberal democrazia, che in tutte le sue variabili di sinistra e di destra, ci ha assassinato dentro”.
Oltre questo maledetto “limite epocale”, che mi fa rimpiangere i momenti più tragici e bui del ‘900 mi domando: come abbiamo potuto sbagliare fino a questo punto?

Il problema è che Alessandro Giuli è tutto tranne che un decerebrato.
Era tra i quadri migliori in termini culturali, una risorsa preziosa passata al Nemico.
A scusate io sono vecchio, continuo ancora a parlare con il linguaggio corretto e non riadattato…

Si chiama NEMICO non AVVERSARIO.

Esiste nell’eterogenesi delle finalità un altro brutale dilemma: ma è preferibile come ministro della Cultura una mezza tacca come Sangiuliano, che si fa inguaiare da “lu pilu”, un ex quadro Fdg anni ’80 della covata Gasparri, Fini, La Russa, o è peggio avere una mente raffinata, colta, completamente passata al Nemico?

Ve la metto giù con una allegoria tolkeniana: è peggio avere alla Cultura un Vermilinguo o un Saruman?

A voi la difficile scelta…buona

Domenica da un nostalgico del sano “pensiero negativo”.

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