Non solo Ministro della Difesa, ma un vero e proprio “Cardinale Richelieu”
Da Gentiloni a Renzi con la benedizione del Quirinale
Crosetto è sempre più centrale nel governo Meloni.
Le sue mosse segnalano il suo essere “navigatore esperto” vicino, oggi, al Colle.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto è sempre più centrale nel governo Meloni.
Che la leader della Fiamma tenesse in grande considerazione il cofondatore di FdI era già stato certificato dalla scelta del dicastero.
La difesa in un “governo di guerra” è forse la posizione più importante.
Le mosse dell’ex (?) armiere segnalano la cautela politica di un uomo esperto e particolarmente vicino al Colle.
Sono tanti gli uomini della “burocrazia celeste” vicini al Ministro.
Alessandro Profumo in Leonardo (ex Finmeccanica) ha un grande sponsor per la sua riconferma in Guido Crosetto.
Non solo, l’ex italoforzuto è uomo al centro di una rete di relazioni politiche, diplomatiche, industriali di primo piano.
Al centro c’è un asse di ferro con Mattarella.
Ipotesi Profumo-ter
La notizia dell’appoggio politico di Crosetto a un terzo mandato di Profumo in Piazzale Montegrappa arriva da fonti ben accreditate vicino al colosso della Difesa e dell’aerospazio. E dice molto sulla rete di sistema che Crosetto ha costruito.
Forte di una grande esperienza internazionale, del legame col settore della Difesa e del suo nuovo incarico politico, Crosetto ha costruito un sistema su più terreni.
I legami col Quirinale, la mediazione tra Italia e Europa, l’apertura al dialogo con gli avversari politici, l’attenzione al mondo della sicurezza e dell’intelligence.
Crosetto, Franceschini, Guerrini e Gabrielli: i quattro grandi ex Dc
Il filo rosso parte dagli anni Ottanta, quando tra i giovani dell’allora declinante Democrazia Cristiana emergono quattro figure oggi protagoniste dell’agone pubblico.
Una di queste è Crosetto.
Ma non solo.
C’erano poi Dario Franceschini, “pontiere” del Partito Democratico e a lungo Ministro della Cultura; Simone Guerrini, oggi Direttore dell’Ufficio di Segreteria del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Infine, Franco Gabrielli, Autorità Delegata alla Sicurezza della Repubblica nel governo Draghi, ex Capo della Polizia.
Una rete, quella dei quattro ex enfant prodige, mai veramente venuta meno.
Tra Mattarella e Gentiloni
E così Crosetto sostiene politicamente (anche se sul dossier non sarà lui a avere l’ultima parola), il Profumo-bis in Leonardo perché il fiuto per il dialogo con gli avversari politici lo porta a riconoscere la necessità di accreditare il governo Meloni presso l’uomo dell’Italia in Europa: l’ex premier Paolo Gentiloni.
Il Commissario agli Affari Economici ha in Profumo, uomo vicino alla “ditta” Partito Democratico, un alleato e l’unico uomo di punta scelto per posizioni apicali ancora in carica.
Fu infatti Gentiloni a sceglierlo per Leonardo nel 2017.
La mossa gode della benevolenza del Quirinale, che Crosetto sa essere fondamentale per la serena navigazione di ogni esecutivo.
In questo, è come Franceschini, molto attento a captare gli umori del Colle. La vicinanza tra Mattarella e Crosetto è emersa nei primi giorni del nuovo governo alle diverse occasioni solenni – 4 Novembre in testa- che hanno visto il Presidente della Repubblica e il Ministro della Difesa apparire insieme.
“Piena sintonia” tra Mattarella e Crosetto è quanto a più riprese si sente dire dai ben informati a Roma.
La presenza di Guerrini nello staff quirinalizio, in quest’ottica, aiuta a creare sintonia.
La necessità di mediare tra Francia e Usa
Con Mattarella, con Gentiloni e con il predecessore Lorenzo Guerini.
Anche lui vecchio spirito democristiano, Crosetto condivide uno spirito pragmatico.
Il neo-Ministro sa che la sicurezza nazionale implica un continuo lavoro di mediazione tra i due maggiori referenti del sistema-Paese in materia di Difesa: Francia e Stati Uniti.
La cordata “europea” e quella “atlantica”, che hanno in Leonardo il terreno di sintesi.
Condito di partnership con big francesi come Thales e di un legame di fiducia per programmi comuni con le filiere anglosassoni.
Un campo difficile, dove serve esperienza per navigare. Mattarella, la cui dottrina presidenziale si fonda proprio sul bilanciamento dei governi tra europeismo e atlantismo, lo sa.
Guerini e Gentiloni lo hanno capito.
Crosetto, in questo senso, garantisce continuità e può essere il “pilota” ideale per Giorgia Meloni.
Da qui l’apertura di una fase delicata in cui il peso politico del co-fondatore di Fratelli d’Italia è destinata ad aumentare mentre la neo-premier si va accreditando su scala globale.
Crosetto e la partita dei servizi segreti
C’è infine la partita cruciale dei servizi segreti.
Conosciuti attentamente da Guido Crosetto e dai quali il Ministro ha ultimamente voluto togliere ogni sospetto dopo l’affaire Belloni-Renzi.
In una recente intervista a Il Giornale Crosetto è tornato sul segreto di Stato opposto dalla direttrice del Dis Elisabetta Belloni al caso dell’incontro all’autogrill di Fiano Romano tra Renzi e l’ex spia Marco Mancini rivelata da Report.
“Sarebbe gravissimo se qualche articolazione dello Stato, non necessariamente i servizi, avessero dato alla tv un documento solo per mettere in difficoltà un ex premier”.
Le parole di Crosetto a Francesco Maria Del Vigo sono chiare e inequivocabili. “E conoscendo la serietà della dottoressa Belloni, so che se ha opposto il segreto di Stato è perché lo Stato le ha chiesto di farlo“.
Lo Stato?
No, la politica del governo Draghi allora in carica.
Niente complotti, ma scelte politiche. Crosetto ci tiene a ribadirlo.
La mossa nei confronti di Renzi
La mossa evita un atteggiamento “alla Renzi” di speculazione politica sui servizi. Non getta in pasto al pubblico il dualismo venutosi a creare tra Elisabetta Belloni e la vecchia conoscenza di Crosetto, Franco Gabrielli, durante l’era Draghi.
Ma al tempo stesso è un guanto di velluto verso lo stesso Renzi, di cui Crosetto denuncia con Del Vigo la “persecuzione giudiziaria” ad opera di toghe e settori mediatici.
Ramoscello d’ulivo politico che sta avendo i suoi frutti nell’apertura di Italia Viva a negoziare col governo la riforma della giustizia.
Tale presa di posizione di rispetto istituzionale che sarà stata fortemente apprezzata dalle parti del Quirinale.
Mattarella conosce benissimo i servizi, avendone avuto la delega tra il 1998 e il 1999 nel governo D’Alema.
E avrà certamente apprezzato la mossa discreta e pragmatica del suo fedelissimo nel governo.
Conclusioni
Insomma la vittoria della Meloni non ci sembra un grosso cambiamento nel deep state nostrano. Anzi, quello che emerge è che la destra italiano, da sempre anomala rispetto a quella mondiale, oggi abbia imparato a comandare davvero nel piano geopolitico e tecnocratico.
Il primo governo missino della storia della Repubblica sembra aver messo le mani sul deep state e pronto a stare a pieno titolo nel sistema globalista nazionale e mondiale.
Naturalmente sempre aiutati dalla regia democristiana, potere questo mai tramontato in Italia.
di Giuliano Castellino