Leggo commenti tesi a deridere e ridicolizzare il nuovo ministero per la sovranità alimentare.
Il tentativo di derisione è proprio sul concetto stesso di sovranità alimentare. Questi personaggi, intellettuali modernisti che mai si sono sporcati le mani lavorando, che mai sono tornati a casa puzzolenti dal lavoro anche se si riempiono la bocca con il mito della classe operaia, gonfi nella loro supponenza di essere la parte intelligente di questo paese, non sanno nemmeno di cosa parlano.
È chiaro che un governo come quello presentato ieri che, per bocca del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è fedele fino al fanatismo all’alleanza atlantica e alla Nato, cioè a quel sistema ipercapitalistico e transumano in mano ai padroni dell’Occidente, nulla intende fare e nulla farà per affermare il diritto dei popoli alla propria sovranità alimentare.
Ricordo però che la sovranità alimentare, quella tesa a togliere alle multinazionali il dominio sulla terra, sui prodotti agricoli, sulle sementi, sull’acqua, quella che si oppone ai cibi industrializzati, all’imposizione di un unico gusto, di cibi sempre più uguali gli uni agli altri, che vuole difendere le tradizioni agricole e culinarie locali, i piccoli contadini, i piccoli allevatori, le piccole comunità, quella che non vuole lo sfruttamento indiscriminato e violento delle risorse del Pianeta, era al centro di quel movimento che si ritrovò a Genova nel 2001 nei drammatici giorni del G8.
La critica non deve essere sul concetto sacrosanto di sovranità alimentare ma sul fatto che questo governo, in linea col governo precedente filoatlantista, non potrà mai realizzare gli interessi popolari, nemmeno in campo alimentare.
Massimo Cini