L'Italia Mensile

Il Grande Risveglio è lottare per il Bene della Causa 

René-Henri Manusardi

    Lottare per la Causa, combattere all’interno di quella Kulturkampf che in Italia si manifesta come egemonia del Potere, nella quale noi fautori della Quarta Teoria Politica (4TP) stiamo vivendo oggi in totale asimmetria nel nostro Paese occupato, colonizzato e americanizzato dal 1945, e che ci impegna in modo a volte veemente in battaglie quotidiane sotto gli incalzi crudeli del Potere stesso il quale ci ridicolizza, ci mostrifica e ci esternalizza fino a privarci in diversi casi della giusta reputazione, nonché del sostentamento dato da una onorevole professione o da un onesto lavoro: ebbene, tutto questo lottare per la Causa da filosofi armati, anche se esemplare e a volte eroico, “non è” necessariamente o inevitabilmente un lottare per il Bene della Causa è rinunciare alla sfrenata ricerca di visibilità e di affermazione personale, invece di agire con uno strategico ed operoso silenzio capace di creare rete, relazioni, forti legami umani, metapolitici e spirituali;

è inibire il desiderio – anche legittimo – di riscatto umano e politico, al posto di fare largo ai giovani con l’umiltà di una paternità militante che obbliga a guidarli e a formarli e vincola ad essere per loro un esempio vivo ed integerrimo di onore e fedeltà;

è distruggere la propria ambizione narcisista di primeggiare sempre e in ogni caso, di essere o divenire l’accentratore, il controllore, l’eminenza grigia di ogni evento e situazione, piuttosto che educare sé stessi e i militanti alla condivisione umana, alla partecipazione comunitaria, al coordinamento interpersonale e collettivo, all’adesione alla linea comune.

    L’attuazione di una reale humilitas et fortitudo metapolitica, dovrebbe invece essere al centro della vera sensibilità Arya propria degli kshatriya. Una sensibilità che deve impregnare, informare e attivare la loro weltanschauung e il loro substrato antropologico genetico indoeuropei, risvegliando a livello personale e comunitario il mito della Tavola Rotonda.

Questo archetipo indoeuropeo, la Tavola Rotonda, è e sarà manifestazione del primo Grande Risveglio, quello delle nuove élite multipolari, e resta la conditio sine qua non per attuare poi il Grande Risveglio multipolare dei Popoli d’Europa e d’Occidente contro il Grande Reset imposto dagli oscuri signori dell’oro di Davos.

    Il risveglio della Tavola Rotonda, deve essere quindi realizzato nella prospettiva organizzativa e strategica di un compiuto centralismo democratico il quale non nega certo le sortite o le iniziative personali, ma le incorpora e le finalizza ad una effettiva lotta per il Bene della Causa.

Una lotta, quindi, per il bene comune della Causa multipolare, di taglio organico e scevra da anarchismi e da individualismi infantili, che pretendono di trascendere o di neutralizzare la linea comune con una malevola e arbitraria interpretazione e imposizione delle cosiddette gerarchie funzionali.

Le quali, come autorità compensative, le gerarchie funzionali hanno senso nella trincea e negli assalti in condizioni di vacatio auctoritatis o di maggiore esperienza nel combattimento, ma si rivelano però dolose e fallimentari nell’esercizio di una guerra culturale che deve essere strettamente coordinata e ampiamente condivisa, per ottenere l’effetto strategico di un esercito romano compatto schierato in battaglia per la Vittoria, e non invece di un enorme raggruppamento di barbari che a mo’ di valanga incontrollata e di coraggiose sortite individuali, corre però ad uccidersi contro gli scudi e i gladi delle legioni.

    Questa tipologia di lotta esclusiva per il Bene della Causa, immune da interessi e scevra da insane ambizioni personali, è ciò che spesso si rivela carente – al pari di tutte le altre anime che formano l’Area nazionalpopolare –, al sempre più corposo movimento multipolare sorto in Italia e nato dal consenso iniziale di diversi personaggi famosi o minori della destra sociale e radicale, i quali in continuità ideale e alla luce del futuro Imperium, hanno rinunciato all’ideologia del nazionalismo e del razzismo.

Aderendo così ai principi della 4TP, alla visione del mondo eurasiatista, all’Idea Imperiale e multipolare, le quali ritraggono un insieme di tematiche ideali incluse negli scritti e nell’opera di proselitismo compiuta a livello internazionale ed europeo dal filosofo Aleksandr Dugin.
    
L’Unità d’azione, ispirata al principio indoeuropeo della Tavola Rotonda, si rivela quindi indispensabile, improrogabile, nonché unica Via d’Azione per allargare la frontiera e lo spirito del Donbass a tutta la realtà europea e acquisire così una mentalità culturale di ordine guerriero, a maggior ragione ché da noi esiste solo il fronte interno egemonizzato dal Potere unipolare.

Questa tensione e questo spirito di guerra, questo calarsi nella realtà di una guerra globale che deve animare i sostenitori del multipolarismo, una realtà qui da noi ottenebrata e gestita dal Potere attraverso fake, false flag e PsyOp le quali ci lasciano tutti nel limbo del falso benessere e nell’indottrinamento multimediale più spietato su chi siano i buoni e chi i cattivi, vengono quotidianamente ribaditi dal prof. Dugin, il quale nel suo Canale AGD in lingua russa di Telegram, il giorno 28 maggio 2024 così afferma:
    «Siamo entrati profondamente nell’essere in guerra. E questo vale per tutti, tutti, tutti. Durante la guerra la vita quotidiana viene messa da parte. Oppure si trasforma in qualcos’altro. Il solito è stato cancellato. Anche il fronte interno è uno stile di vita speciale. È meglio capirlo adesso. Allora sarà troppo tardi».

    Il Principio dell’Unità d’azione nella lotta mondiale a favore del multipolarismo, deve dunque diventare una presa di coscienza per tutta l’élite della 4TP occidentale, che langue tuttora nel dormiveglia della quotidianità culturale “pacificata” dal Potere dal 1989 ad oggi e, quindi, che vive ancora con una coscienza in parte teoretica e distaccata riguardo la gravità del momento presente che tutti invece ci avvolge e coinvolge.

Mentre Aleksandr Dugin, all’opposto, ci apre gli occhi ogni giorno esortandoci ad una presa di coscienza integrale sul fatto concreto che, dall’inizio della liberazione russa del Donbass iniziata nel 2022 ad oggi, siamo sempre più coinvolti in quella guerra globale che incorpora tutti gli aspetti della vita umana dei singoli e dei Popoli, così come egli la descrive sul Canale Telegram di Idee&Azione il 28 maggio del corrente anno:

    «Nel mondo ci sono solo due forze in lotta tra loro: la Tradizione e la Postmodernità. Il campo della Tradizione comprende tutte le civiltà e le culture che riconoscono la sovranità e l’identità. Le loro contraddizioni reciproche sono secondarie. Il campo postmoderno è l’Occidente collettivo e le sue marionette, le reti liberali e di sinistra in tutto il mondo. Qui l’identità, i valori tradizionali, la cultura e la sovranità sono esplicitamente e rigidamente negati. Il campo postmoderno è in guerra con il campo della Tradizione in tutto il mondo. L’Ucraina, il Medio Oriente, Gaza, Taiwan e via via tutti gli altri. Per il campo postmoderno, il tradizionalista Modi è inaccettabile quanto Putin, Xi Jinping, Orban, Fico o Ivanishvili. Il postmoderno cancella le civiltà e ridicolizza le culture tradizionali: la storia è sostituita da una grottesca narrazione arbitraria, l’essere umano è sostituito da una macchina dei desideri o da un’intelligenza artificiale. È la guerra più importante della storia del mondo, che una delle parti in conflitto cerca di abolire. Una divisione così radicale dell’umanità in due campi non è mai avvenuta prima. Non può che essere così alla vigilia del Giudizio Universale».

    L’onnipotenza, l’onnipresenza e l’egemonia del liberalismo totalitario e del Pensiero unico, accentuatasi con la rete multimediale, è ormai un problema interno non solo delle nostre società europee e occidentali, ma anche della Russia.

Drogati dal mainstream multimediale e dalla sua influenza che ha rinforzato in modo esponenziale e ha radicalizzato in suo favore anche la cultura liberale classica che già avvelenava dopo l’ultimo conflitto mondiale le nostre scuole, le nostre università e tutte la società mondiali, supportata anche dal cavallo di Troia della TV di Stato prima e poi da quello delle TV commerciali, attualmente facciamo fatica a svegliarci e a liberarci dagli stereotipi comuni e dalla visione del mondo postulata dal liberalismo, che respiriamo come l’aria e nel cui liquido postmoderno siamo totalmente immersi ed imbevuti. Questa presa di coscienza e questa esigenza di liberazione dall’antispirito totalitario liberale che tutto aggredisce e tutto pervade, esige quindi una Unità d’azione e di discernimento che Leonid Savin, descrive ampiamente nel suo articolo Sovranità delle idee e guerre dell’intelletto, apparso su Geopolitika.ru il giorno 28 maggio di quest’anno, che qui proponiamo nel suo esordio ma che consigliamo vivamente a tutti di leggere integralmente:
    «È ovvio a tutti che nelle attuali condizioni di profondi cambiamenti in Russia, è necessario sviluppare il nostro apparato terminologico e una revisione approfondita dell’enorme massa di informazioni che viene presentata sotto forma sia di contenuti generali che di categorie che formano significato. Ciò vale per una vasta gamma di conoscenze, che vengono insegnate nelle scuole e nelle università e vengono utilizzate anche come sistema operativo negli istituti e nei think tank RAS. E un insieme di concetti ampiamente utilizzati nei media e nel discorso delle scienze politiche. Ciò deve essere fatto per diverse ragioni tra loro correlate».

    Il lavoro da svolgere si presenta dunque ostico e difficoltoso ma non impossibile. Il liberalismo infatti, seppur di origine infernale come quintessenza totalitaria dell’organizzazione politica della società corrotta dai vizi capitali, resta tuttavia uno scherzo della natura. È come un ipotetico Quasimodo che ha piegato i suoi voleri al signore del Male, richiedendo in cambio quella bellezza che la natura gli ha negato e che non avrà mai, e allora lui si vendica tinteggiando di bitume tutta la Cattedrale di Notre-Dame, risvegliando i gargoyles dalle profondità infernali per darle infine fuoco. Ma la luce di Notre-Dame, la luce dell’Eterna Tradizione riluce ancora, anche dopo il suo incendio, perché se un giorno Quasimodo la demolirà, lo spirito del Soggetto Radicale presente nelle sue mura pazientemente la riedificherà, e le sue navate risorgeranno il terzo giorno per opera del Paraclito, il Consolatore dell’Eterna Tradizione.

    Appellandoci quindi a questa Unità di discernimento, di intenti e di azione, a quel mito della Tavola Rotonda che è il solo in grado di realizzare la realtà del Grande Risveglio in noi e nei nostri Popoli contro il Grande Reset, approfondiamo ogni giorno nella nostra interiorità e nel sociale la lotta contro i vizi capitali con tenacia, con forza e con inossidabilità adamantina risvegliando il Sacro con l’adorazione, la preghiera profonda, la meditazione e con l’aiuto della fede nel Divino. Solo così il multipolarismo si potrà pienamente realizzare, e la profezia nascosta nel canto della Compagnia dell’Anello che ha accompagnato la nostra gioventù militante diverrà realtà, perché solo se saremo un insieme ordinato e libero di consimili profondamente uniti al Re della Gloria attorno alla Tavola Rotonda, con la realizzazione dell’Imperium europeo ed eurasiatico, da Lisbona a Vladivostok e da Roma a Mosca, il domani potrà veramente appartenere a noi:
e guarda l’argento del fiume che sereno e sicuro va.
    Osserva dell’alba il primo baglior che annuncia la fiamma del sol,
ciò che nasce puro più grande vivrà e vince l’oscurità.
    La tenebra fugge i raggi del sol, Iddio dà gioia e calor,
nei cuor la speranza non morirà, il domani appartiene a noi.
    Ascolta il mio canto che sale nel ciel verso l’immensità,
unisci il tuo grido di libertà, comincia uomo a lottar.
    Chi sfrutta nell’ombra sapremo stanar se uniti noi marcerem,
l’usura ed il pugno noi vincerem, il domani appartiene a noi.
    La terra dei Padri, la Fede immortal nessuno potrà cancellar,
il sangue, il lavoro, la Civiltà, cantiamo la Tradizion.
    La terra dei Padri, la Fede immortal nessuno potrà cancellar,

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