Italia Libera è un vero “fenomeno” politico del dissenso. Sempre più realtà se ne stanno accorgendo. In questa lettera pubblicata dall’Agenzia Stampa Italia sono stati messi in luce vari punti davvero interessanti, anche ai nostri occhi, perché ci permettono di capire come siamo percepiti in questo momento all’esterno. Leggiamola insieme!
In un mondo abbastanza popolato, e frammentato, come quello del cosiddetto “dissenso”, si agitano sempre nuovi e vecchi fantasmi, molte le meteore fra questi, ma di certo non ci si annoia, anzi.
Mentre Paragone, Rizzo, Cunial ed altri sembrano ancora impegnati a leccarsi le laceranti ferite post elettorali e Toscano combatte la sua guerra fratricida dentro i suoi partiti vecchi e nuovi, nasce a Roma, fuori dalla Camera più che all’interno delle sue sale, il partito “Italia Libera”.
I media, per lo più, stanno tentando di liquidare questa nuova realtà (almeno mediaticamente) emergente come “il Partito di Castellino”, una sorta di partito personale, quindi.
Certo, Giuliano Castellino si definisce “capo politico” di “Italia Libera”, ma, ai più attenti analisti e osservatori, questa semplificazione del partito personale appare immediatamente superficiale, se non in buona parte scorretta.
Vero è che il personaggio, ancora sotto processo per i fatti della Cgil, da qualche tempo partecipa con una certa frequenza ai salotti televisivi e che possiede indubbie capacità comunicative anche in Tv, probabilmente superiori rispetto a quelle mostrate dai suoi competitors più diretti.
Vero è pure che della suddetta sovraesposizione mediatica sembra stia riuscendo ad avvantaggiarsi, ma Castellino politicamente non è certo nato ieri e la sua storia assai controversa non ha avuto inizio con la pandemia, essa, infatti, ha le sue origini nei primi anni ’90 del ‘900 e, piaccia o meno, è storia politica e popolare, molto differente se confrontata a quella dei tanti personaggi di questo ambiente nati prevalentemente sui social.
L’unico che gli si potrebbe paragonare è il più anziano Rizzo, altro uomo politico di lungo corso, anche lui molto bravo nelle schermaglie con i giornalisti.
Ma, soprattutto, ed è sufficiente visitare il blog www.litaliamensile.it per rendersene conto, “Italia Libera” non pare sia solamente il partito di Castellino, anzi, ed è questo che, idee a parte, rende questo nuovo esperimento meritevole di una certa attenzione.
Iniziamo dal Presidente: avvocato famoso, docente universitario, ex sottosegretario agli Interni, vecchio socialista ed ex grillino, da sempre uomo politicamente scorretto, il professor Carlo Taormina non passa di certo inosservato.
Il suo ruolo sembra essere quello dell’uomo di garanzia ed equilibrio all’interno di una realtà che non è affatto monolitica e che pare raccogliere tante anime diverse attorno ai 7 punti che ne costituiscono il programma.
Ed è proprio Taormina a chiamare “Italia Libera” “Pentecoste di Libertà”, lasciando intendere che le posizioni e i contributi accettati siano e debbano essere tra i più vari.
Basta leggere alcune tesi presenti ed analizzare i nomi dei dirigenti per dare conferma a questa interpretazione.
Trovano spazio nel blog gli articoli dello stesso Marco Rizzo accanto a quelli di Maurizio Neri, quest’ultimo rappresentante italiano del comunitarismo e del sito “Comunismo e Comunità”, così come non mancano i contributi del più noto Fusaro, quasi un “guru” per tutto il mondo del dissenso e certamente marxista, anche se eretico.
Ma, se vi leggiamo di Guevara e lotta di classe, non mancano gli scritti di Giuseppe Provenzale, anche lui con un passato nella destra radicale, professore e tradizionalista cattolico, oggi responsabile nazionale cultura e politica del nuovo Partito, o le posizioni da eretico non certo di centrosinistra dell’avvocato Nicola Trisciuoglio, legale che ha difeso i lavoratori sotto i governi di quella che è stata definita, sempre sul blog, “dittatura sanitaria”.
Anche il nome del segretario (rigorosamente al maschile) del Partito fa riflettere: Stefania Aversa, antagonista, ex Potere al Popolo, dissidente della prima ora, che ama farsi ritrarre con alle spalle una gigantografia del “Che”.
Non mancano, poi, i nomi di Maurizio Pinto, leader delle partite Iva che si sono opposte al Green Pass, e Riccardo Fortin, blogger, videomaker e attivista molto amato nella galassia no vax.
Si nota, inoltre, il radicamento in quasi ogni regione e la presenza di movimenti e associazioni tra i più vari, il tutto con la benedizione di quel Monsignor Viganò, ex nunzio apostolico negli Usa, che da qualche anno ha voltato le spalle a Papa Francesco.
Tra i dirigenti di Italia Libera figurano inoltre un capo-popolo come Danilo Calvani, colui che il 9 dicembre in testa a trattori ed agricoltori bloccò l’Italia e l’economista del popolo Marco Saba, famoso per la sua fissa per la sovranità monetaria.
Mi sono chiesto cosa unisse, oltre all’essere anti questo e anti quello, tutte queste diverse persone, idee, ambienti…
Ecco come lo spiegano loro, cito quasi testualmente: la creazione in Italia di un Partito di liberazione nazionale, e popolare, si parla molto di popolo, fondato su l’indipendenza nazionale e la sovranità popolare, che faccia sintesi tra Fede, Patria e lotta tra dominati e dominanti.
Sono Putiniani? Molti gli spunti e le analisi, e almeno un articolo di Provenzale, che lo lasciano credere, sicuramente pro russi e influenzati da Dugin e dal “martirio” della figlia.
Fan delle esperienze rivoluzionarie latino.americane?
Certamente anche in quel mondo trovano ispirazione, non mancano, ad esempio gli articoli sulla prima moglie di Peron e sulla Comandante Clelia.
In definitiva, ma gli ulteriori sviluppi andrebbero seguiti con maggiore attenzione, questa “Italia Libera” non è solo il frutto dell’iper attivismo del controverso Castellino, che siano davvero loro gli “anti globalisti” in grado di egemonizzare questo mondo potenzialmente numeroso e che la frammentazione alle recenti elezioni non è riuscita a conquistare?
Quel che è certo è che la proposta politica, forse un po’ troppo “plurale” per essere assimilata ampiamente, appare nuova e diversa rispetto a quella che le sigle che hanno fatto naufragio alle recenti elezioni politiche sono state in grado di offrire fin qua.
Staremo a vedere, ma, come scrivono loro, sembra proprio che don Camillo e Peppone abbiano smesso di darsi battaglia per stringersi la mano.
Marco Buttarini